In Cina, patria del Kung Fu, il Kung Fu è Wushu, "arte marziale". Sport nazionale, patrimonio culturale, disciplina insegnata nelle scuole e praticata dalle palestre ai prati. Con il termine "Wushu" si circonda tutta l´arte marziale di origine cinese, tuttavia l´evoluzione degli ultimi anni ha portato ad identificare il termine Wushu con il "Wushu sportivo", altrimenti detto "Wushu moderno", e spesso unicamente con le evoluzioni dei praticanti di Changquan e Nanquan che semnpre di piú assomogliano a ginnasti piú che a guerrieri.
In Italia, soprattutto sui social, agorá virtuali, ci si batte a colpi di commenti per decidere se il Kung Fu Tradizionale sia o meno efficace, se la difesa personale possa identificarsi maggiormente col Jeet Kune Do, col Wing Chun, o con uno dei nuovi stili emergenti che comunque affondano le radici nelle filosofie di quella Cina che nel frattempo sta virando forte verso staccate, salti, liyu dating (kip up) ed evoluzioni varie che di efficace in ambito di combattimento hanno ben poco.
Spettacolarità e parametri di giudizio universali: per le forme le stesse sequenze per tutti, cosí si può capire chi è il più bravo e per il Sanda via le protezioni dalle gambe, KO, spinte e proiezioni per capire chi è il più forte.
In un certo senso tutto torna. Se si scende in gara si deve avere un regolamento. Inoltre, non dimentichiamo che lo sport è un ottimo veicolo di affermazione politica nel mondo, e in Cina il Wushu è sport nazionale, di conseguenza è comprensibile che la tendenza sia quella di valorizzare l’arte rendendola anche spettacolare.
Tuttavia, non ci stiamo dimenticando di tutta una serie di aspetti che rendono il Kung Fu quel complesso universo di elementi che lo distingue da tutte le altre arti marziali?
Se tutta la disciplina la confiniamo sui tatami di gara o nelle discussioni sterili sulla difesa da strada non ci stiamo perdendo per strada il respiro, l’energia, la meditazione, la medicina tradizionale cinese, la crescita attraverso l’allenamento, la storia, la filosofia, la comprensione dei limiti del corpo e della mente, l’attitudine all’esecuzione dell’esercizio con sempre maggiore abilità? Non ci stiamo dimenticando di fare Kung Fu?
Le competizioni sono una via di crescita marziale fenomenale, un´esperienza irrinunciabile per il kungfuista che vuole diventare grande. Le forme, metodo di allenamento divenuto metodo di confronto ed il Sanda, metodo di confronto per eccellenza, soddisfano proprio tale bisogno: il confronto.
Per sapere quanto sono bravo devo misurarmi. Anche per crescere c’è necessità di confronto. In Cina i maestri usano raffronto (come ci ha raccontato anche Christian Bachini nella nostra recente intervista) anche verbale, come strumento di studio.
Studio, crescita, raffronto e gara. L’attuale evoluzione del Wushu risponde perfettamente all’ultima esigenza e rischia di trascurare le prime tre. Se tutta la stagione la programmo per le competizioni passerò il tempo di allenamento a provare le sequenze dei tao lu o a prepararmi per sostenere uno o più incontri. Sto facendo Kung Fu senza fare pienamente Kung Fu.
È anche questione di tempo. Chi si può permettere di passare le giornate a praticare l’arte marziale? Come sempre bisogna fare dei compromessi con la vita reale. Ma il dubbio mi resta: il Wushu è Kung Fu?