Siamo arrivati alla conclusione del terzo ciclo di capitoli della rubrica vivere di Kung Fu. Come abbiamo fatto per le altre due sezioni chiudiamo il cerchio riassumendo i concetti chiave di questa terza sezione.
I dieci capitoli della terza parte della rubrica sono stati dedicati alle caratteristiche più pragmatiche dell’applicazione dei principi del Kung Fu alla vita quotidiana.
Siamo partiti con l’importanza del dinamismo, ossia con l’attitudine a non fermare mai la marcia verso ciò che si vuole fino al raggiungimento dei propri obbiettivi, senza nascondersi dietro alibi dettati dalla pigrizia o dalla paura.
Entra quindi in gioco la determinazione, la volontà di arrivare a tagliare il traguardo che ci si è prefissati, innescando quel processo che viene auto-alimentato dalla risolutezza che si mette in campo, costantemente.
Perchè essere costanti, applicare il principio della continuità, ha la stessa importanza della risolutezza, la stessa energia del desiderio. Non si è vincenti a tratti. Si è vincenti in ogni momento della propria vita, nei periodi positivi come in quelli negativi.
Tuttavia, per essere vincenti è necessario vedersi come dei vincenti, raffigurarsi vincitori; bisogna disegnare in modo opportuni il proprio inner game, la partita giocata nella mente prima che sul campo. Una persona che si sente perdente non vincerà mai.
Mantenendo, però, sempre la giusta umiltà, intesa come capacità di comprendere i propri limiti, per poterli superare e alimentare quel processo di crescita e il cammino sulla strada della realizzazione di se. Quella strada che permette l’evoluzione personale, che accresce le capacità, che fa capire e quindi imparare. Perchè cresceresce implica apprendere. Imparare ad esempio che “la mappa non è il territorio“, che tutto ciò che vediamo e sentiamo (emozionalmente) è nient’altro che l’interpretazione di una realtà che è diversa per altri. Imparare che con la capacità di comprendere che occhi diversi vedono realtà diverse possiamo superare ostacoli e limiti, sapere che il maestro deve essere allievo come l’allievo, migliorando, tende a diventare maestro.
Così si disegna la propria realtà ad immagine e somiglianza dei propri sogni. Così si sceglie la propria via.
Importante sapere e credere che la propria via esiste sempre e che se vincere è un abitudine, sfortunatamente lo è anche perdere…
Se poi si parla di Kung Fu, l’applicazione di questi principi risulta maggiormente enfatizzata. Perchè che si pratichi Kung Fu Tradizionale, Tai Ji, Wushu o Sanda, ciò che fa la differenza non è l’abilita dell’artista marziale, bensì la capacità di quest’ultimo di aumentare le proprie abilità.
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