Consueto appuntamento del venerdì con la rubrica vivere di Kung Fu … applichiamo i principi del Kung Fu alla vita quotidiana.
La scorsa settimana abbiamo parlato di inner game e della capacità di visualizzarsi vincenti, prima di tutto nella propria mente, per influenzare l’outer game, ossia il reale risultato della partita.
Oggi parliamo di un argomento correlato alla visualizzione di se, ossia la comprensione dei propri limiti.
Se cerchiamo la parole “limite” nel dizionario troviamo sostanzialmente due definizioni:
1. linea di confine, di demarcazione
2. punto estremo a cui può arrivare qualcosa
nulla di negativo.
Eppure nell’immaginario collettivo si è associato il concetto di limite a qualcosa di non positivo, una mancanza. Chi ha un limite è meno di qualcun altro.
Di conseguenza diventa difficile ammettere di avere dei limiti, perchè significa in qualche modo dichiarare di essere inferiori come capacità e così andiamo a toccare sul vivo una delle due paure a cui ogni essere umano è soggetto: la paura di non essere all’altezza.
Tuttavia ognuno di noi ha dei limiti, nessuno è abile in qualunque attività; c’è qualcosa in cui riusciamo meglio e qualcosa in cui troviamo delle difficoltà, più di tanto non riusciamo a fare … abbiamo dei limiti. E’ una cosa naturale.
Non tutti i praticanti di Kung Fu Tradizionale, per quanto abili, sono in grado di cimentarsi nel Wushu moderno. Non tutti i combattenti di sanda sono in grado di eseguire alla perfezione un circolare al viso.
Sicuramente però ognuno di noi può migliorare; e il combattente può aumentare la scioltezza muscolare, così come l’abile artista tradizionale può accrescere la propria capacità acrobatica.
L’allenamento e la convinzione (l’inner game) fanno miracoli.
Ma prima di tutto è necessario sapere cosa migliorare. Come faccio ad allenare qualche elemento se non conosco l’elemento da allenare?
Il più delle volte è semplice. Se non riesco a tirare su la gamba oltre la vita del mio avversario dovrò allenare la scioltezza, se ci metto 30 secondi a tirare 4 pugni dovrò allenare la velocità. In poche parole si devono osservare le proprie caratteristiche, anche in confronto col mondo esterno, perchè se sono convinto che gli altri 4 pugni in sequenza li fanno in 1 minuto i miei 30 secondi significano velocità doppia rispetto ai possibili avversari.
Il confronto evidenzia i limiti. I limiti vanno accettati subito dopo averli compresi.
La comprensione e accettazione dei propri limiti è un processo semplice e nello stesso tempo complicato, perchè non di rado la comparsa di un limite si accompagna alla nascita di un alibi o una soluzione alternativa, il piano B … “sono più lento di lui ma lui si allena da più tempo, ha sempre fatto questo ed è pure più giovane.”, “lui è più sciolto e i salti gli vengono bene, ma lo voglio vedere a fare una forma di Hung Gar…”, “non riesco a tirare i circolari alti, ma tanto non li tireri comunque perchè c’è il rischio della proiezione”, etc. etc.
Avere un piano B è sempre ottimo, ma non significa che non debba migliorare le mie capacità, perchè il calcio circolare alto nel sanda è a rischio propiezione, ma se devo insegnarlo ad un allievo?
Dopo anni di Kung Fu e insegnamento ho capito che avere limiti è ciò che accumna tutti gli artisti marziali, la differenza la fa l’attitudine a capirli e superarli, la voglia di spostare quella linea di confine sempre più lontano.
Ovviamente nella vita quotidiana, nel lavoro, nelle relazioni con gli altri tutto ciò assume un’importanza maggiore.
Ma prima di tutto è necessario capire (senza alibi) dov’è questa fatidica linea, quali sono gli elementi sui quali lavorare ogni giorno.

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