Come ogni venerdì siamo alla rubrica vivere di Kung Fu
Nel capitolo precedente abbiamo parlato di umiltà intesa come espressione di forza interiore, oggi parliamo di un argomento che può sembrare l’opposto ma in realtà ne è conseguenza: la valorizzazione di se.
Immagina un praticante di sanda che si cimenta spesso in combattimento e con avversari diversi, magari in qualche competizione.
Per uscire sempre al meglio nei match diversi dovrà mettere in campo le sue qualità cercando di utilizzare le tecniche nelle quali riesce meglio. Ad esempio, se è bravo nelle proiezioni proverà a portare gli incontri sul corpo a corpo per sfruttare tale abilità. Così come se è bravo di calci tenterà di sfruttare la distanza e più probabilmente lavorerà sul lungo e meno sul corpo a corpo.
In pratica la strategia sarà quella di portare l’avversario su un terreno nel quale si sente più sicuro e ritiene di aver più probabilità di successo.
Allo stesso modo un praticante di Kung Fu tradizionale abile nell’utilizzo delle armi lunghe, in caso di competizione sceglierà una forma, ad esempio, di bastone lungo.
Sostanzialmente per dare il meglio di se si sceglie un contesto che ci dia la possibilità di utilizzare le proprie armi migliori, di sfruttare al massimo i propri punti di forza.
Come nel Kung Fu anche nella vita quotidiana mettere in campo le proprie attitudini più efficaci è un’ottima strategia per raggiungere gli obbiettivi che ci si è preposti.
Confrontarsi su terreni sconosciuti è una delle leggerezze più comuni e una delle cause di insuccesso più frequenti.
Penso a quante persone, ad esempio, intraprendono attività lavorative o imprenditoriali senza aver valutato attentamente lo scenario che si accingono a vivere, magari attirate dall’idea di guadagni semplici e veloci e soprattutto senza sincerarsi di avere le capacità richieste.
Ognuno di noi ha dei talenti, ma non tutti li riescono ad esprimere, per fattori contingenti o scelte personali.
È invece importante cercare di fare ciò che piace corrisponde alla propria natura, ossia seguire le proprie passioni, sfruttare le proprie attitudini, che solitamente corrisponde a fare ciò che piace.
Nella mente di molti di noi è invece radicata l’idea che ci debba essere prima il dovere e poi il piacere e che il dovere corrisponda a qualcosa che costa sacrificio perchè non piace (ad esempio il lavoro).
Se si fa ciò che piace si riesce meglio e si raggiungono gli obbiettivi, sentendosi valorizzati dalle proprie azioni. La valorizzazione di se è un bisogno che ognuno di noi in un modo o nell’atro cerca di soddisfare, allora perchè non farlo divertendosi …
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