
Quotidianamente ognuno di noi è sottoposto ad attacchi che ci fanno perdere il centro. Stress, ostacoli, problemi, impegni, relazioni umane, etc. si traducono in stimoli ai quali in un modo o nell’altro, più o meno consapevolmente reagiamo.
Anche se spesso ci sfugge mettiamo in atto una reazione ad ogni stimolo. Un’emozione scatta e ci porta in uno stato d’animo.
Nel modo di vivere di una società occidentale moderna a tali reazioni non viene data una grande importanza. Si è talmente abituati alle emozioni di rabbia o di affaticamento mentale che le consideriamo parte di noi.
Chi di noi, in tutta sincerità, pensa che sia strano avvertire un certo grado di stress dopo un’intensa giornata di lavoro in ufficio?
Chi di noi si mette in allarme quando pensa “ho avuto una giornata stressante”?
Credo nessuno … appunto.
Putroppo però tutte queste sensazioni di stress, rabbia, nervosismo, etc. sono segnali che il nostro corpo ci invia per avvisarci che siamo fuori centro, che abbiamo perso l’equilibrio.
Se questi segnali diventano più intensi e frequenti e se vengono ignorati si trasformano in patologia; appunto, come dicevamo nel precedente capitolo, lo stato di disequilibrio per antonomasia.
Nell’ambito del Kung Fu, quando si esegue una forma, o si è impegnati in un incontro di sanda anche il minimo sentore di perdita di equilibrio fa scattare il campanello d’allarme. Perchè in questi casi viene naturale considerare fondamentale mantenerlo. Il prezzo da pagare perdendo il centro potrebbe essere un errore di esecuzione oppure un colpo dell’avversario che va a segno.
Kung Fu significa (come è noto) “esercizio eseguito con abilità”, cioè “fare bene”. I principi di quest’arte marziale che amiamo possono essere considerati validi in tutti gli aspetti della vita. È proprio il senso di questa rubrica.
Ascoltarsi e dare la giusta importanza e la corretta interpretazione ai segnali che ci auto-inviamo è il primo passo verso il benessere. Impariamo a sentire gli stimoli che ci arrivano dall’ambiente che ci circonda e che inviamo a nostra volta all’esterno.
Due esercizi che si possono fare quotidianamente per imparare ad ascoltarsi sono:
- fermarsi ogni volta che proviamo un emozione che ci porta “fuori asse” e chiedersi “cosa provo?” e “perchè?”.
- ogni tanto nella giornata fermarsi a pensare “ci sono … sono presente a me stesso”.
La sensazione che si prova è molto interessante, perchè si scopre che esiste una parte interna molto viva in ognuno di noi.
Una parte interna che deve essere mantenuta in equilibrio generando il nostro personale yin yang.
Nel prossimo numero di Kung Fu Life ci sarà un articolo sull’applicazione del Kung Fu alla vita quotidiana …
2 risposte
nonostante sia un karateka , da buon atleta esprimo il mio voto positivo…..bravi…..
Grazie Mimmo!