Ebbene sí, nella madre patria del Kung Fu, la vasta e fascinosa Cina, un monaco Shaolin è riuscito a compiere un gesto da pochi, pochissimi, anzi direi con un solo caso precedente (UN caso, IL caso, per chi riesce ad intendere): camminare sull´acqua.
La notizia ha girato pochi giorni fa per radio e sul web si possono trovare diversi cenni relativi all´evento.
Il monaco Shi Liliang ha percorso una quindicina di metri di corsa passando sul pelo dell´acqua sorreggendosi su sottili tavole di compensato unite a formare una passerella, quindi tecnicamente in modo più macchinoso rispetto all´altro esempio a cui mi riferivo prima (sto ammiccando, nessuno si senta offeso!). Un´ulteriore prova di quanto la tenacia ed il duro lavoro porti questi “super uomini” a spostare i limiti ogni volta un passo più avanti.
Questo piccolo scoop mediatico mi porta nuovamente a riflettere sulla diversità della concezione di pratica dell´arte marziale che abbiamo noi, esteso agli occidentali, rispetto a quella che hanno i monaci shaolin e praticanti nei templi e nelle scuole cinesi.
Ciò che per noi è studio di un´arte antica per loro è quotidianità.
Le nostre lezioni, i nostri allenamenti, la nostra pratica sfociano spesso nell'”hobby”, nella passione a cui dedicare il tempo libero, in un diversivo con cui interrompere la sedentarietà della settimana lavorativa; per loro è la vita.
Tanto che spesso sento dire, ed io stessa lo sostengo, che certi risultati un monaco Shaolin li ottiene proprio perchè l’intera sua esistenza ruota attorno al Kung Fu.
D’altro canto in una nazione così popolosa bisogna farsi strada con i mezzi che si hanno: ecco che allenare allo stremo le proprie capacità fisiche può essere una buona occasione per attirare i media, portare l’attenzione alla propria nicchia di mondo, ottenere un risvolto economico.
Quante ore del suo allenamento avrà dedicato il protagonista della notizia a migliorare la propria destrezza? Quanti anni per poter percorrere quei 15-18 metri?
A cosa ha dovuto rinunciare nel suo cammino?
E cosa ne sarà di lui quando sarà passato il “momento di gloria”? Tornerà ad essere uno fra i tanti, alla continua ricerca di perfezionamento del proprio corpo, del controllo del Qi, dello studio delle tecniche?
Queste, forse, sono solo classiche domande da occidentale.