Tre luoghi comuni sulle arti marziali

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luoghi comuniAltro che un post, e nemmeno un articolo: ci sarebbe da scrivere un libro. Sui luoghi comuni intorno alle arti marziali ci sarebbe da buttare giú un´intera enciclopedia. Se poi a qualcuno interessa cercare anche solo di intravedere una plausibile giustificazione, un´origine, una leggenda, un´etimologia… beh, è roba da ricerca universitaria. Va da sé che mi risulta impossibile scriverne una rassegna completa. Peró non riesco a resistere, perché ad alcuni ho anche creduto. E a lungo. Vittima della malafede del maestro che punta al denaro o della buonafede di quello che non puó che insegnarti quello che altri gli hanno insegnato senza averlo peró problematizzato nemmeno un po´. Sicuramente, quindi, nell´elencare una serie di luoghi comuni sulle arti marziali ne dimenticheró moltissimi. Alcuni li dimenticheró, altri non li conosco, altri magari li conosco ma non so che sono ancora luoghi comuni. E quindi ne sono ancora vittima. Il tempo, la pratica e l´esperienza li smaschereranno. Per adesso, cominceró, troisianamente, da tre.

parole

1. Il Karate è per la difesa, il Kung Fu è per l’attacco

Fonte: una nutritissima percentuale di persone che non sanno nulla delle arti marziali. È veramente un mistero da dove derivi una fesseria simile. Me lo sono chiesto e continuo a chiedermelo ancora, ma tutto quello che riesco a raggiungere sono solo labili ipotesi. Per esempio: partiamo dal fatto che il Kung Fu si è diffuso per merito dei film di Bruce Lee. Visto che tutti pensavano che Lee praticasse Kung Fu, la gente potrebbe aver inconsapevolmente notato nel suo Kung Fu ciò che in realtà era tipico del Jeet Kune Do: l’intercettare l’attacco avversario con un altro attacco e non attenderlo con una difesa passiva in stile parata del karateka. Questo però vorrebbe dire che nel profondo di ognuno di noi esiste una competenza marziale nascosta capace di lasciarci intuire i principi delle diverse arti, e che magicamente ci ha lasciato intuire quello del Jeet Kune Do. No, non mi convince per nulla.

karate kidPiú verosimile invece che i personaggi di Lee fossero molto meno "etici" e sportivi dell´analogo nipponico Karate Kid, in cui tutta la competizione si gioca con un arbitro di mezzo ed una coppa in palio. Bruce Lee, invece, faceva saltare nasi, accoltellava gente, spezzava colli con le catene dei suoi nunchaku e rispetto a Daniel-san aveva un caratterino un bel po´ piú litigioso. Sará per quello che "i buoni fanno karate e i cattivi Kung Fu"?

2. Judo contro uno, Karate contro tre, Kung Fu contro tutti.

Davanti alla questione dell’origine di questa qui, ragazzi, mi arrendo. Forse si riferisce al fatto che quelli che praticano Judo combattono corpo a corpo, a distanza ravvicinatissima e quindi risulta loro difficile pensare di poter gestire più di un avversario. I praticanti di Karate, invece, fanno i loro Kata in cui cambiano direzione in maniera lineare e diretta, per cui lasciano immaginare intorno a loro di combattere contro circa tre avversari gestiti uno alla volta. Nel Kung Fu, invece, la fluidità dei movimenti non lascia percepire così chiaramente contro quanti avversari si stia combattendo, per cui sembra sempre di essere in mezzo a una rissa.

bruce lee scena dojoSará… o forse è ancora colpa dei film: Daniel-san veniva braccato da 3-4 avversari, mentre Lee ha girato scene dove mena scuole intere, a 20 persone alla volta. Di sicuro, questa frase contribuisce all’ego del praticante di Kung Fu, anche se al massimo potrebbe essere usata come titolo di un film parodia sulle arti marziali di Mel Brooks.

3. La Boxe, la Kickboxing e la Muay Thai sono da ring e quindi inadatte alla difesa personale.

Ecco, su questa giá si può discutere senza mettersi preventivamente a ridere. Mentre le due precedenti sapevano di bambinata, questa giá è piú seria. Peró l´ho comunque inserita tra i luoghi comuni. Perché si badi: un luogo comune non è ancora una menzogna. È qualcosa che ha un´alta probabilitá di diventarlo perché dato per scontato e mai interrogato a dovere. In questa terza frase, a mio avviso, qualcosa funziona e qualcosa no. Che la Boxe, la Kickboxing e la Muay Thai siano da ring è un dato di fatto: la performance dell´atleta viene immaginata in quel contesto. Egli si allena a gestire lo spazio del quadrato, sapendo che avrá angoli e corde intorno. Che i round dureranno tot minuti e l´incontro sará di tot round. Ma se questo deve significare che un combattente di questi sport sia incapace di far male a qualcuno per strada, di difendersi, allora è falsa.

Tutto questo nasce dal fatto che di solito a proferire questa frase sono i "teorici" delle arti tradizionali. Quelli che passano un mucchio di tempo a parlare di energia e a cercare di far uscire dal corpo una forza invisibile che soltanto il maestro puó vedere, e che al massimo si puó testare su un tronco o un avversario fermo. Sono quelli che poi, quando vedono un pugile dare come un dannato e fare i suoi KO, inconsapevolmente si dicono <<Oh cavolo, però se mi capita uno così come diavolo ne esco…???>>, e per continuare a sentirsi dei marzialisti si raccontano che in realtà il pugile non è cosí efficace perché in strada non ci sono regole e bla bla bla. Che gli sport da combattimento abbiano dei limiti per quel che riguarda la difesa personale è vero. Ad esempio non esiste un sport da combattimento che protegga i genitali, consenta ditate agli occhi, colpi alla gola, rottura delle dita, colpi alla nuca, che studi il combattimento a mano nuda contro un avversario armato o che implichi il dover combattere contro più di un avversario. Ma questi sono limiti strutturali, che hanno a che fare col il diverso obiettivo che una disciplina si pone.

judo femminileChi pratica onestamente difesa personale sa bene che un thaiboxer è pericolosissimo e sa anche che non gli interessa granché la difesa personale. Vuole fare Muay Thai, appunto. Ma da qui ad usarlo come scusa per non ammettere che a fare troppo i teorici poi si finisce a essere presi facilmente a pugni da un pugile ce ne corre.
Siamo dunque giá a tre, e lo spazio è tiranno. Ma se ne potrebbero elencare, di cose assurde, di fesserie sentite in giro… ma non qui, e non ora. Alla prossima volta.

Una risposta

  1. Le parate nel Karate non sono mai passive. Sono veri e propri attacchi o controattacchi diretti con la massima energia e dinamica contro le braccia o le gambe dell’avversario che sta sferrando il suo attacco. Lo scopo è quello di creare uno stato di kyo, ossia di apertura o debolezza mentale e/o fisica, entro il quale penetrare con i propri controattacchi e così mettere l’avversario in condizione di non nuocere. Questo è almeno quello che si insegna nella scuola di karate tradizionale del Maestro Shirai

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