Utilizzare la forza dell’avversario.
Quante volte si legge, sente o dice questa frase…
Sembra il mantra di tutte le arti marziali, dal Kung Fu all’Aikido, dal Judo al Karate, non c’è disciplina marziale che non contempli tale concetto nel bagaglio di principi che trasmette. Tutte le arti marziali orientali insegnano a sfruttare la forza dell’avversario a proprio favore e molto spesso lo fanno in modi completamente opposti. Mi viene da pensare che ci sono diversi modi per utilizzare la forza degli altri.
Lao Tzu nel capitolo 68 del Tao Te Ching ne suggerisce uno: essere calmi, umili ed equilibrati. La chiama la virtù del non-contendere, la perfetta emulazione del cielo.
In effetti per poter utilizzare una forza opposta variandone l’incidenza è necessario l’equilibrio, che si mantiene con la calma e la concentrazione, elementi che aiutano a restare lucidi e quindi ancorati alla reale situazione. Chi si sposta dal centro, autocelebrandosi o autosabotandosi non riuscirà a volgere una situazione di difficoltà a proprio favore.
Vale nel Kung Fu o nelle arti marziali in genere, ma direi in generale nelle arti, anche in quella più complessa di tutte … la quotidianità.
Il capitolo 68 del Tao Te Ching.
Un buon generale non mostra il suo potere.
Un buon combattente non è collerico.
Un buon conquistatore non attacca il popolo.
Un buon capo si mette al di sotto dei suoi sottoposti.
Questa è la virtù del non-contendere.
Questa è la capacità di utilizzare la forza degli altri.
Questa è la perfetta emulazione del cielo.