Governare un paese è come friggere un piccolo pesce: se lo cuoci e lo rigiri troppo nella padella si spappola. Se il popolo lo rigiri troppo tra leggi e vincoli si sgretolerà. In poche parole le persone vanno lasciate libere di scegliere; purtroppo, molto spesso, il popolo libero di scegliere è proprio la paura di chi regna.
Senza cadere nella facile retorica politica (abbastanza attuale di questi tempi in Italia) mi voglio avventurare nell’altrettanto impervio sentiero che porta all’interno delle scuole di Kung Fu, nelle quali chi regna è il maestro e il popolo sono gli allievi. La presenza di regole più o meno rigide è consuetudine all’interno del kwoon. Fa parte della cultura marziale cinese, che dipinge il maestro in una figura quasi intoccabile e sacra, spesso circondata da atteggiamenti e rituali che denotano i contorni di una sorta di egemonia, ben accetta dagli allievi di tutti i gradi. Tale ritualità è un elemento importante della vita sul tatami, spesso ricercata dagli studenti prima ancora che dal maestro.
Lao Tzu, ci dice che il buon governante è in accordo col Tao e mantiene l’equilibrio, prima di tutto in se stesso e poi, come conseguenza, nel suo regno. Ricordiamoci quindi noi insegnanti che non siamo “celebrità” e che per quanto appagante possa essere il nostro ruolo è altrettanto soddisfacente lasciare gli allievi liberi di scegliere e vedere che in libertà scelgono noi.
Il capitolo del Tao Te Ching di oggi.
Governare un paese è come
friggere un piccolo pesce:
se viene fatto in accordo con il Tao,
non potrà accadere nulla di male.
Guida il mondo con il Tao
e vincerai il male.
Il male sarà presente,
ma non potrà operare.
Non potendo operare,
non nuocerà a nessuno.
Nemmeno il saggio nuoce a nessuno.
Quando non si nuoce da una parte,
né si nuoce dall’altra,
il bene scorrerà come acqua.