Uno degli elementi cardine del Lao Tzu pensiero è che il Tao non può essere spiegato con i modelli e le parole che la razionale mente umana utilizza per dare forma e spiegazione a tutti gli elementi che caratterizzano la vita.
È necessario seguire una via differente il cui primo passo è quel famoso “svuotare la tazza”, per fare posto ad un nuovo pensiero. Comprendere il Tao come inizio e fine di ogni cosa, capire che tutto torna alle proprie radici.
Il Tao Te Ching “invita” a liberarsi dalle ansie, paure, smanie, bramosie e anche dai desideri che spezzano l’armonia di questo processo di esistenza nel Tao e che invece legano a doppio nodo ai cardini di una vita “vissuta troppo dall’interno”, restando per questo ciechi alla propria vera natura.
Passare all’esterno significa svuotarsi e raggiungere lo stato di non-essere, non-azione, per poi riempirsi solo di ciò di cui si ha bisogno in ogni singolo istante nel quale la necessità prende forma. È una morte in vita, morire per vivere autenticamente.
È un concetto noto alla tradizione mistica orientale (e anche occidentale), ma sicuramente di complessa attuazione.
Il capitolo del Tao Te Ching di oggi.
Tra la nascita e la morte,
tre su dieci sono attaccati alla vita,
tre su dieci sono attaccati alla morte,
tre su dieci si agitano oziosamente.
Soltanto uno sa come morire
continuando tuttavia a vivere.
Costui non ha ambizioni,
non ha idee, non ha piani.
Nel suo misterioso stato di non-conoscenza
e di non-azione, egli crea tutto ciò che nel momento sia necessario.
Riempiendo in continuazione il suo essere
con il non-essere, può attraversare foreste
senza temere tigri né bufali,
può attraversare campi di battaglia
senza armi ne armature.
Nessuna tigre può azzannarlo,
nessun bufalo può travolgerlo,
nessun’arma può ferirlo.
Come mai accade questo?
Perché egli è morto
e non può essere ucciso.