Il Tao sfida la comprensione: si può guardarlo senza vederlo, sentirlo senza capirlo, toccarlo senza afferrarlo. Il suo “non essere” non è il contrario di “essere”, bensì significa non essere classificabile o definibile semplicemente con le parole. È il pieno ed il vuoto assieme, nella perfetta concezione Taoista. In uno dei paragoni più amati dagli amanti del Kung Fu è l’acqua che non ha forma e prende tutte le forme.
Si può dire che in tutti gli stili di Kung Fu Tradizionale e in tutti i sistemi che pongono le loro radici nelle arti marziali cinesi si ritrova il concetto di vuoto e pieno, interno esterno, yin e yang. Dal Wing Chun al Jeet Kune Do, dal Tai Ji allo Shaolin l’insegnamento dell’arte marziale cinese è colma di riferimenti all’idea di unione tra morbido e forte per spiegare come la completezza del Kung Fu derivi direttamente da quella del Taoismo, che riesce a concepire due elementi apparentemente opposti in un unico centro.
Lao Tzu ripercorre tutto ciò nel suo Tao Te Ching raccontando il Tao come inesauribile: più lo usi e più produce. Si possono usare parole e concetti per parlarne, ma i concetti e le parole non possono contenerlo perchè il Tao esiste prima della mente. Nella perfetta circolarità raggiunge ogni estremo e il suo opposto mantenendo l’equilibrio perfetto.
Il capitolo del Tao Te Ching di oggi.
La massima imperfezione sembra imperfetta,
eppure la sua utilità è infinita.
La massima pienezza sembra vuota,
eppure la sua utilità è inesauribile.
La grande rettitudine appare flessibile.
La grande abilità appare maldestra.
La grande eloquenza appare impacciata.
Il movimento vince il freddo.
L’immobilità vince il caldo.
Chiarezza e tranqullità danno ordine al mondo intero.