Tao Te Ching – Capitolo 41

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Il capitolo del Tao Te Ching di oggi rispecchia fedelmente il comportamento di noi occidentali davanti a concetti dai lineamenti prettamente orientali, che esprimono delle credenze in qualche modo distanti dalla nostra cultura.
C’è chi abbraccia un diverso modo di concepire la propria essenza e tenta di scoprire nuove vie, nuove per l’Occidente, non certo per l’Oriente. C’è chi prende coscienza dell’esistenza di un altro mondo, pur mantenendo un certo distacco; e c’è chi rifiuta di accettare una visione così lontana dalla pragmaticità alla quale siamo assuefatti.
È proprio il caso di concetti quali il Chi, l’energia vitale e quindi il Tao declamato nell’opera di Lao Tzu.
Personalmente credo che in Occidente dobbiamo ancora comprendere la netta differenza tra tali “concetti orientali” e la religione e tale confusa intersezione non ci permette di accettare un punto di vista centrato sull’essere umano. Tuttavia ritengo anche che ognuno debba seguire la propria via.

Il capitolo del Tao Te Ching di oggi.

Quando un uomo saggio apprende del Tao,
lo pratica diligentemente.
Quando un uomo medio apprende del Tao,
lo pratica qualche volta e spesso lo ignora.
Quando un uomo inferiore apprende del Tao,
scoppia a ridere.
Se non ne ridesse, non sarebbe il Tao.

Da qui gli antichi detti:
La via per l’illuminazione appare oscura.
La via che avanza sembra regredire.
La via che è facile appare difficile.
La più alta virtù sembra vuota.
La più pura bontà sembra sudicia.
La più profonda creatività sembra inutile.
Il più forte potere sem bra debole.
La cosa più naturale sembra irreale.
Il più vasto spazio non ha angoli.
Il più grande talento matura lentamente.
La miglior voce non può essere udita.
La più grande immagine non può essere vista.

Il Tao è nascosto e non ha nome.
Soltanto il Tao nutre e porta tutto a compimento.

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