Tao Te Ching – capitolo 20

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Il martedì ci occupiamo del Tao Te Ching, il famoso libro di Lao Tzu. Siamo arrivati al capitolo 20 e devo dire che sono contento che questa rubrica, nata un pò per caso e per la verità senza molte pretese, sta riscuotendo un buon successo. È una delle rubriche di Kung Fu Life più seguite.

Il capitolo di oggi appare un pò anacronistico e proibitivo per le nostre mentalità che, per quanto votate alla filosofia orientale-marziale, restano inesorabilmente più occidentali di quello che spesso vorremmo.
Infatti Lao Tzu nel capitolo 20 invita ad abbandonare i condizionamenti che derivano dalla ricerca di una felicità misurata con ciò che si possiede ed espressa con l’esternazione evidente delle proprie emozioni.
È un principio lontano da noi, abituati alle rappresentazioni di status symbol che ci piovono addosso da ogni fonte mediatica. “Si è ciò che si ha“. Un’ideologia che ci sorprende tutti alla caccia della serenità materiale. Chi non desidera una casa più bella, un’auto più bella, un lavoro più picevole ed economicamente più appagante? È normale.
Tuttavia potrebbe tornare utile ridirezionare il proprio sguardo aprendo gli occhi su una normalità che rende meno liberi di quel che ognuno pensa di essere. Adottare priorità maggiormente votate all’individualità probabilmente ci avvicinerebbe molto di più alla serenità tanto desiderata (più o meno consciamente).
In questo senso interpreto il capitolo 20 del Tao Te Ching.

Abbandona il sapere e le tue preoccupazioni spariranno.
Che differenza c’è tra un si e un no?
Che differenza c’è fra bene e male?
Temere ciò che gli altri temono,
ammirare ciò che gli altri ammirano…
cose senza senso.

Gli uomini convenzionali sono ilari e avventati,
fanno festa in ogni occasione e si comportano come se ogni giorno fosse primavera.
Io solo rimango imperturbabile, come un bimbo che non abbia ancora riso:
isolato, quieto, distaccato da idee, da luoghi e da cose.

Gli uomini convenzionali ammassano più del necessario,
mentre io non possiedo nulla,
non conosco nulla,
non capisco nulla.
Loro hanno la chiarezza, io l’oscurità.
Loro sono acuti, io sono ottuso.
Come il mare, sono calmo e imperturbabile.
Come il vento, non ho una particolare direzione.

Tutti hanno un posto e un lavoro;
solo io rimango libero, naturale e selvaggio.
Sono diverso dagli altri: il mio sostegno viene direttamente dalla Madre.

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