Riprendiamo la rubrica del martedì dedicata al Tao Te Ching, ilfamoso testo scritto da Lao Tzu.
Il titolo Tao Te Ching è di difficile traduzione in italiano, perchè non esiste un termine equivalente per “Tao“. Può essere adottata la definizione “la via“, ma non è comunque completa come traduzione. “Te” può essere tradotto come “virtù“, o “bontà“, mentre per “Ching” può essere assunto il termine “Libro“.
In questo senso, anche se in modo un pò approssimativo, Tao Te Ching si può intendere come “il libro della via virtuosa“, o “il libro della via e della virtù“.
Il capitolo di oggi è molto interessante e, secondo me, adatto al nostro mondo del Kung Fu, con particolare attenzione ai (cosiddetti) Maestri. Spesso il ruolo del Maestro è interpretato con eccessiva quantità di egocentrismo. È naturale che il Maestro di Kung Fu sia in rilievo, ma lo spessore non deve sconfinare nel narcisismo. È assolutamente necessario che ci si ricordi che, banalmente, non esiste Maestro senza allievi …
Il capitolo del Tao Te Ching di oggi.
Il capo migliore è colui la cui esistenza è appena nota.
Poi viene il capo che è amato e lodato.
Quindi segue il capo che è temuto.
Peggiore di tutti è il capo che viene disprezzato.
Se non ti fidi del popolo,
il popolo non sarà affidabile.
Pertanto, guida gli altri basandoti quietamente sul Tao.
Così, quando l’opera sarà compiuta il popolo dirà:
<<L’abbiamo fatta noi>>.
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