Kung Fu. L´arte marziale di Bruce Lee. Ma è di attacco o di difesa?. È quella dove ci sono calci e salti?
Frasi tipiche, che ho sentito mille volte, dette da chi il Kung Fu non lo conosce o ha recuperato vaghe informazioni da qualche amico o da qualche film.
Il Kung Fu è altro.
Non è "l´arte marziale di Bruce Lee": come ben sappiamo quella si chiama Jeet Kune Do (anche se Bruce muove i primi passi marziali nel Kung Fu come tutti i cinesi). Attacco e difesa non sono differenziabili perché in uno vive l´altro e si… ci sono salti e calci, ma non fini a se stessi.
Il Kung Fu è un universo fatto di marzialitá, filosofia, disciplina, spiritualitá e stili. Stili di Kung Fu come pianeti dello stesso sistema.
Non esiste un´arte marziale tanto settorializzata come quella cinese. Interni o esterni, nord o sud, morbidi o duri, di spostamento o di rotazione. Quante classificazioni per riuscire a dividere ció che fa parte dello stesso sistema…
Shaolin, Tang Lang, Taiji, Hung Gar, Choy Lay Fu, Wing Chun, Wing Tjun, Baguazhan, tutti gli stili imitativi e non si finisce piú!
Perché esistono tutti questi stili di Kung Fu? E a cosa servono?
Dobbiamo tornare indietro nel tempo quando, agli albori dell´arte, gli "artisti" erano alla continua ricerca di stili di lotta sempre piú efficaci. Il combattimento era (molto probabilmente) il pane quotidiano, per difesa personale e per confronto tra scuole e l´upgrade tecnico era la necessitá, soddisfatta dallo studio costante. La differenziazione è stata quindi la naturale conseguenza dell´evoluzione dell´arte marziale. Gli stili di Kung Fu sono nati dall´esperienza dei praticanti ed erano applicati nella lotta.
[tweetthis hidden_hashtags=”#stili #kungfu”]Stili di Kung Fu. Cosa sono e a cosa servono[/tweetthis]
Noi li abbiamo ereditati dai lignaggi di Maestri cinesi da studiare come testi sacri, ma non con lo stesso obiettivo. Non ci sono piú sfide tra esponenti di scuole diverse, se non su un tappeto di gara, con la conseguenza che non ci è dato sapere quali sono gli stili di Kung Fu piú efficaci. A parte i punteggi assegnati dai giudici non abbiamo termini di confronto. E anche tali voti sono relativi all´esecuzione di una forma e non certo ad un combattimento tradizionale totale tra esperti di stili di Kung Fu differenti.
Il confronto, allora, è divenuto unicamente verbale. Ci si affanna a dire o a scrivere fiumi di parole che evidenzino perché e per come il nostro stile è il "migliore" tra le miriadi di stili di Kung Fu esistenti. Al di lá della veridicitá e concretezza di tali parole, la domanda diventa: <<Perché?>>. A cosa serve tale impegno di sterile affermazione? Considerando che le dispute si svolgono sempre e solo tra praticanti che mai abbandoneranno la loro disciplina e soprattutto mai si incontreranno per combattere applicando i propri stili, possiamo senza dubbio affermare che, in questi termini, gli stili di Kung Fu non servono a niente!
Se, invece, ci fosse una maggiore apertura mentale e quella curiositá che fa da motore della crescita personale, si potrebbero creare momenti di confronto utili al progresso ed alla diffusione del Kung Fu italiano. Circostanze nelle quali stili di Kung Fu diversi potrebbero fondersi per tornare alla natura dell´arte, che si rispecchia in principi di unione ed intersezione e non certo nei gradi di separazione. Allora potremmo con appagamento affermare che gli stili servono a perfezionare la propria arte e sono una risorsa del Kung Fu.