Mi ricordo il primo giorno che salii sul tatami per la mia prima lezione di arti marziali. Wushu: Nanquan per la precisione. Essendo io un principiante, nello spiegarmi alcune caratteristiche della disciplina il maestro ad un certo punto mi disse: <<Questo è un bellissimo sport>>. Sulle prime non pensai nulla, ma a distanza di tempo cominciai a chiedermi per quale ragione alcune discipline sono definite sport ed altre invece arti.
Se andate da una ballerina e le dite che il suo sport è molto bello, probabilmente storceráM il naso. Se è una di quelle che ci credono, che hanno fatto della danza una loro passione vitale, magari un lavoro, probabilmente puntualizzeranno che la danza non è uno sport, ma un´arte. E in base a cosa diranno ció? Vediamo cosa ci dice l´enciclopedia Treccani.
1) <<Spòrt>> s.m. [dall’ingl. spòot, forma aferetica dell’ant. disport, prestito dal fr. ant. desport (cfr. diporto)]. – Attività intesa a sviluppare le capacità fisiche e insieme psichiche, e il complesso degli esercizî e delle manifestazioni, soprattutto agonistiche, in cui si realizza, praticati, nel rispetto di regole codificate da appositi enti, sia per spirito competitivo (sport dilettantistici, sport olimpici), differenziandosi così dal gioco in senso proprio, sia, fin dalle origini, per divertimento, senza quindi il carattere di necessità, di obbligo, che è proprio di ogni attività lavorativa; da qui, in senso fig., fare una cosa per sport, per diletto o per soddisfazione personale, senza alcun interesse pratico o utile economico; a partire dai primi anni del Novecento, tali attività cominciarono a essere praticate talora anche per trarne un utile economico (sport professionistici), finalità conseguente all’esigenza di ottenere i massimi risultati agonistici per soddisfare un pubblico pagante sempre più numeroso, e perciò di praticare allenamenti più intensi e più frequenti, a scapito dell’attività lavorativa. Il termine, usato talora estensivamente per indicare attività atletiche praticate nell’antichità, con carattere ora sacrale, ora educativo, ora agonistico o come forma di preparazione militare (nella Grecia antica), è più propriamente usato con riferimento all’età moderna, quando, nella società inglese del sec. 19°, si istituisce una forma regolamentata e organizzata delle varie specialità sportive.
2) <<Arte>>: In senso lato, capacità di agire e di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, e quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere un´attività umana in vista di determinati risultati: l’arte del fabbro, del medico, del musicista, etc.
Sembra che la differenza principale consista nell’obiettivo: uno sport si pone come traguardo la competizione, la gara, l’agonismo. L’arte invece ha come obiettivo l’espressione in sé, il bello, il "saper fare": nessun altro traguardo se non sé stessa. La ballerina che odia essere definita una sportiva, a questo punto, potrebbe essere soddisfatta: una ginnasta ritmica o artistica avrà anche qualche elemento estetico-artistico, ma si prepara per una competizione con regole e parametri precisi e quindi non è da considerare artista in sé e per sé. La ballerina, invece, al massimo prepara uno spettacolo o un saggio e in questo non gareggia con nessuno.
A parte il fatto che non è per nulla ovvio che un ginnasta non esprima sé stesso mentre si muove, come la mettiamo con le "gare artistiche" che contraddistinguono i nostri tempi? Amici di Maria De Filippi e tutti i talent show suoi figli, il festival di Sanremo e affini. Non sono competizioni con parametri abbastanza definiti? È forse per questo che molti artisti non reputano arte questo genere di espressione di musica e danza? Certo, in questo caso più che di arte che diventa sport siamo di fronte alla commercializzazione dell’arte: faccio fare una bella gara ad artisti diversi e lascio decidere al pubblico chi sia il migliore. Pubblico che, naturalmente, deve essere pagante in qualche modo.
C’è poi però il nostro caso: le arti marziali. Discipline in cui la competizione è il cuore del tutto. Un pittore o un musicista studiano e si esprimono per esprimersi, comporre, creare. L’artista marziale ha in mente prima di tutto il combattimento e la difesa personale. Quando il combattimento viene declinato in senso sportivo, diventa sport da combattimento. Ma cosa è l’arte marziale? In che senso è un´arte? Essa prende l’individuo e il suo istinto di sopravvivenza e di difesa della propria incolumità e lo studia, portandone l’espressione ai massimi livelli. Un artista marziale è un combattente che esprime se stesso fin nella propria essenza. A questo punto, quindi, è diverso da un marzialista. Potremmo dire che un artista marziale è un marzialista che rende arte la propria marzialità.
In Italia, lo sport maggiormente praticato è il calcio. I numeri uno giocano in serie A: grandissimi calciatori, sportivi eccezionali. Ma pochi hanno saputo andare oltre lo sport e rendere arte il loro gioco: mi vengono in mente Raffaello Baggio e Pinturicchio Del Piero, e l’accostamento mostra immediatamente come la gente abbia intuito un vivere il calcio in modo artistico. Sarà questa la differenza? È un’ipotesi interessante, ma la questione resta aperta. Quello che sicuramente rende uniche le arti marziali è però questo essere un crocevia tra uno sport, un’arte e un artigianato. Si, perché l’artista crea per creare, l’artigiano per l’utilità della propria creazione. Il marzialista è un artigiano, l’artista marziale è… appunto: un artista.