Durante le mie lezioni, sia di Kung Fu che di difesa personale, parlo spesso di Qi. Stimolo gli allievi a provare a sentire ed utilizzare la loro energia interna. Cerco di spiegare come qualunque tecnica necessita di energia per risultare efficace. Tuttavia, esiste l´oggettiva difficoltá di mostrare il "come si fa". La differenza tra una qualunque tecnica "fisica" ed il Qi è che la prima è percepibile con i cinque sensi e quindi semplicemente dimostrabile, mentre per percerpire l’energia interna i cinque sensi sono poco adatti.
In Occidente siamo soliti suddividere gli stili di Kung Fu in interni ed esterni… la stessa classificazione la si puó applicare all´essere umano: possiamo suddividerci in "sensi esterni" e "sensi interni". I sensi esterni sono i cinque che conosciamo fin da piccoli: vista, olfatto, gusto, tatto ed udito. Attraverso tali sensi possiamo percepire le tecniche "esterne", ossia siamo in grado di avvertire forza, peso, potenza, movimento ed equilibrio nostri o dei nostri avversari.
Il Qi invece non è direttamente percepibile attraverso mani, occhi, orecchie, naso o lingua. Per avvertire il Qi siamo dotati di opportuni organi interni: i visceri.
Il termine viscere indica genericamente un organo interno: stomaco, fegato, reni, etc. Ognuno degli organi genericamente classificato come "viscere" svolge importanti funzioni utili al mantenimento della salute del corpo. Ció che si ignora è che tali organi sono anche sensoriali, ossia sono atti a percepire e trasmettere sensazioni, che quotidianamente avvertiamo, ma alle quali non siamo abili ad assegnare l´importanza che invece hanno.
Sappiamo molto bene che con i polpastrelli possiamo, ad esempio, sapere se una superficie è liscia o ruvida, oppure se è calda o fredda; oppure che il complesso apparato uditivo nascosto dietro le orecchie ci consente di captare le frequenze che chiamiamo suoni, rumori, voci; con le papille gustative decidiamo se un determinato cibo è o meno di nostro gusto. Alcune parti del nostro corpo, "interne", ad esempio, il timpano, oppure "esterne", ad esempio le dita, trasmettono informazioni che il cervello elabora. Non fanno eccezione i visceri. Anch’essi trasmettono informazioni che il cervello è in grado di elaborare in una definizione, un nome, che attribuiamo loro per comnprenderle.
Dove si avverte l’ansia, la felicità, la paura. la rabbia, l’euforia e qualunque altra emozione se non nello stomaco, nel cuore, nella pancia?
Quotidianamente siamo soggetti ad una tempesta di sensazioni avvertite dentro, emozioni che abbiamo imparato a classificare. Allo stesso modo si rivela il Qi: come sensazione interna, che tuttavia ancora non ci siamo decisi ad annoverare tra le cose reali e concrete che siamo in grado di percepire. Il nostro lato Yin avverte qualcosa, il nostro lato Yang cerca di spiegarlo e classificarlo. Il troppo Yin lo trasforma in qualcosa di trascendentale, quasi mistico, mentre l’eccesso di Yang cerca di razionalizzarlo, di portarlo in superficie. Inutile dire che l’equilibrio è la via…
Il Qi non è tanto diverso dalle "normali" emozioni che siamo abituati a percepire, infatti, come le normali emozioni, il più delle volte, anche il Qi non lo sappiamo riconoscere e gestire.