Prima lezione di applicazioni, cosa insegnare al nostro nuovo e volenteroso allievo? A tirare un pugno, ad assestare un calcio, a mettere in leva? No, più che a darle forse è meglio imparare prima a non prenderle.
Certo, sappiamo che le due cose potrebbero spesso coincidere, come il principio di simultaneità del Wing Chun e quello dell’identità tra attacco e difesa del Jeet Kune Do ci suggeriscono da tempo. Quindi potremmo insegnargli a parare? Beh dipende: alcuni stili non hanno le parate. Il Wing Chun usa i cunei e «svuota il centro» usando la forza dell’avversario. Potremmo insegnargli quindi questo, oppure magari a schivare: il buon Bruce Lee ha costruito il footwork del Jeet Kune Do praticamente studiando gli schermidori e i pugili stile Mohammed Alì, che di schivate se ne intendeva parecchio.
Cunei, schivate, parate, intercettate che siano c’è un passo molto più basilare che bisognerà lasciar compiere al nostro principiante: la posizione di guardia.
Quando ce lo mettiamo davanti per cominciare un’applicazione dovrà pur assumere una determinata postura. La questione sembra ovvia se non banale, ma non lo è affatto almeno per due buone ragioni.

Prima di tutto, nemmeno a dirlo: esistono miliardi di scuole di pensiero sulla posizione di guardia. Per esempio, sapete che l’ Hung Gar Kuen assume una guardia chiamata «offrire il riso» in cui ci si pone in Ban Ma Bu, con il peso distribuito con il 60% sulla gamba dietro e il 40% su quella davanti, con le braccia aperte come a chiedere un abbraccio all’avversario? Siamo forse molto più abituati però a vedere il famoso Kiu Sao o Palmo a ponte. Il Karate ha invece il peso posto più che altro sulla gamba avanti, con le braccia all’altezza delle anche e del plesso solare ad attendere di sferrare un devastante pugno nipponico. Ritorniamo però in Cina e osserviamo una delle guardie più celebri del Kung Fu: gambe in posizione Yee jee Kim Yeung Ma, che noi occidentali post boztepiani chiamiamo I.R.A.S. (Internal Rotate Abduction Stance, alcuni sostituiscono a «internal» il termine «inclinate»), mano arretrata Wu Sao (mano che protegge) e mano avanzata Man Sao (mano che cerca). Naturalmente sto parlando del Wing Chun. Suo diretto discendente fu il Jeet Kune Do, e si può notare benissimo da molte foto come nel primo periodo del suo insegnamento Lee adottasse una guardia da Wing Chun tradizionale per poi passare a quella che ora è quella gettonatissima guardia capace di farci sentire come fossimo dentro ad un suo film. Centrare il peso, con le gambe che assumono il piccolo atteggiamento fasico a ginocchia flesse. «Piccolo» perché costruito per movimenti corti e brevi, che assicurerebbero rapidità e velocità. “Fasico” perché facente parte di un ciclo continuo di cui sarebbe solo un fase, il che contribuisce a non cristallizzarsi rigidamente in una posizione di guardia. Proprio questa ciclicità sarebbe alla base del continuo saltellare del Jeet Kune Do. «Ginocchia flesse» per esprimere nei colpi la potenza di una molla innescata, assicurata anche dal tallone del piede arretrato leggermente sollevato.
Il Tanglangquan ha invece una guardia che davvero fa sembrare il praticante una mantide con le sue chele poste su una tradizionalissima posizione abbassata. Del resto non c’è troppo da stupirsi se lo stile del serpente ha le braccia che mimano un serpente e se quello della tigre sceglie gli artigli invece che le ali. La guardia del Wuxing Tongbeiquan è invece abbastanza lontana dal suo animale di riferimento, il gibbone. Il peso posto dietro, in posizione Xu Bu abbastanza alto, la mano arretrata posta sotto il gomito del braccio con la mano avanzata piuttosto disteso la fanno assomigliare ad una guardia stile Wing Chun.
Un’incursione la meritano anche gli sport da combattimento.
La Muay Thai, in cui le braccia sollevate servono per alcuni a evitare che l’avversario si distrugga il collo del piede colpendo il gomito con uno dei loro potentissimi calci, per altri semplicemente per arrivare più facilmente alle gomitate e al clinch. La Boxe inglese, chiusa quasi del tutto dietro spalle e guantoni, e la sua parente stretta che aggiunge i calci, la Kick Boxing. Il Taekwoondo, in cui le braccia sono praticamente assenti e il continuo saltellare permette di esprimere al massimo i bellissimi calci.
La seconda ragione per cui l’argomento guardia è molto importante è che la posizione di guardia non esiste. Almeno per come viene spesso concepita e ad alcune condizioni. Fu un maestro di Jun Fan Jeet Kune Do a illuminarmi. Ho capito perfettamente cosa intendeva e credo abbia ragione. Le arti marziali da difesa personale e combattimento totale devono contemplare che un’aggressione avvenga quando meno ce la si aspetti, contrariamente per esempio ad un incontro sul ring. È ovvio quindi che per strada o nei pub non camminiamo in I.R.A.S. o in «piccolo atteggiamento fasico a ginocchia flesse». La difesa personale deve quindi partire da posture e posizioni che non possono rivelare all’avversario la nostra intenzione di difenderci ad un eventuale attacco perché egli potrebbe leggere la guardia proprio come un invito ad aggredirci. Esistono, direte, le cosiddette «guardie mascherate». È vero, ma se voi pensate alla pignoleria con cui un maestro vi corregge di mezzo millimetro un quarto falange di un dito mignolo vi renderete conto che tutta questa elasticità non regge all’evidenza della didattica. Se mi correggi di mezzo millimetro vuol dire che la precisione è importante. Poi però ci sono le guardie mascherate, dove la guardia che maschera tiene giusto qualche angolo e le altezze della guardia originale. E il famoso mezzo millimetro? Senza contare che non siamo mica pezzi di legno: la guardia è viva, muovendoci e adattandoci all’avversario cambia e guai a diventare schiavi di una pignoleria.
A mio avviso, conta relativamente poco lo stile o il sistema. Queste sono opinioni e quindi sono relative. Cosa possiamo scomodare allora per liberarci di questa anarchia opinionista?
Ciò che per antonomasia non è opinione: la matematica. Più precisamente una delle sue figlie: la geometria. Il corpo umano ha per tutti una geometria non opinabile: due gambe, due braccia, etc. I punti deboli sono deboli per tutti, che siate Schwarznegger o Woody Allen: genitali, occhi, gola, naso, etc. sono poco allenabili in palestra. E soprattutto la fisica non ha geometrie opinabili: nessun ingegnere può lasciar cadere un ponte solo per dire la sua. Appunto, un ponte.
Avete presente quello di Brooklyn? L’architettura geometrica si compone di tantissimi triangoli adiacenti fra loro. Questo perché il triangolo è la figura più forte e meno deformabile: se voi spingete su un vertice, gli altri due offriranno un’ottima resistenza e la figura assorbirà la vostra spinta senza deformarsi. Diversamente farebbe per esempio un pentagono, che per due vertici che assorbono la vostra forza ne avrebbe altri due che si deformano. Del cerchio non è necessario aggiungere nulla, se avete compreso.
Una buona guardia allora deve quantomeno mantenere tre caratteristiche:
1) non deve essere facilmente eludibile e infrangibile, ma solida e resistente;
2) non per questo deve essere rigida e cristallizzata nella pignoleria del millimetro: non deve essere deformabile dall’avversario, ma deve assolutamente essere plastica e cedevole a nostra esigenza;
3) deve proteggere le parti più delicate e deboli del corpo.
Il resto credo sia opinione. Anche se, quando combattendo in allenamento con un tizio di un’altra scuola lo vidi mettersi in un Pu Bu bassissimo con le braccia a serpente, mi sono davvero chiesto se si possa concedere una simile anarchia.