PNF è l´acronimo inglese per la facilitazione propriocettiva neuromuscolare ed è una tipologia di stretching molto usata nella pratica della fisioterapia e della riabilitazione sportiva.
La tecnica si basa sull´allungamento del muscolo successivo ad una contrazione isometrica con lo scopo di migliorare l´efficienza dei nervi periferici e dei muscoli, quindi migliorando elasticità e struttura delle fibre muscolari.
Il fondamento di questa tecnica di allungamento è la propriocezione, ovvero la capacità che ognuno di noi ha di percepire il proprio corpo e come esso si muove nello spazio circostante.
Non si tratta di una percezione visiva e cosciente, infatti entrano in gioco anche informazioni che il nostro organismo rileva dall’ambiente esterno e trasmette al nostro sistema nervoso senza che noi ce ne accorgiamo, o meglio senza un nostro apparente controllo diretto.
Queste informazioni passano attraverso i recettori propriocettivi, dei sensori presenti sul nostro corpo che comunicano continuamente al sistema nervoso tutti i parametri relativi al nostro stare in quiete, fermi, oppure ai nostri movimenti.
I recettori possono essere muscolari, articolari o cutanei; quelli interessati maggiormente in questo tipo di stretching sono i recettori muscolari che sono responsabili del controllo e della coordinazione motoria poiché sono sensibili all’allungamento muscolare.
Lo stretching PNF può essere impiegato anche in situazioni non post-traumatiche, non più per curare un’infortunio o riprendere la normale mobilità di un arto ma anche come tecnica sportiva per migliorare il proprio equilibrio e il gesto tecnico.
In modo particolare è utile allenare la propriocezione quando l’allenamento preveda salti o movimenti che possono comportare la perdita di equilibrio, quindi quando le nostre strutture muscolari e articolari sono maggiormente a rischio di subire un trauma.
Come si esegue un esercizio di questo tipo?
Prendiamone uno di facile esecuzione: ci sediamo a terra, le gambe piegate con le piante dei piedi a contatto e le ginocchia che si aprono lateralmente per toccare terra.
Ci facciamo aiutare da un compagno e compiamo sotto la pressione delle sue mani una distensione laterale delle gambe, per almeno 10 secondi.
A questo punto il nostro partner dovrà esercitare maggiore forza e noi avremo una contrazione isometrica del muscolo per contrastare la sua spinta.
Dopo 6 secondi circa lasceremo nuovamente che il compagno ci faccia distendere il muscolo senza opporre resistenza.
Il ciclo si può compiere diverse volte, senza ovviamente esagerare nella contrazione isometrica, lo scopo è scioglierci, non strapparci!
Con questo tipo di esercizio ad esempio si può migliorare l’apertura dell’anca e quindi l’esecuzione di alcuni calci, uno tra tutti il laterale.
Un’altro esercizio da provare ce lo ha mostrato il Dr. Arnaldo Bonnet durante l’intervista che ci ha rilasciato per il numero 10 di Kung Fu Life.
Nella stessa intervista il Dr. Bonnet ci ha spiegato perché tutto ciò che comunemente si pensa riguardo lo stretching è sbagliato e come i classici esercizi che comunemente tutti facciamo non solo non aumentano l´elasticità ma addirittura peggiorano la prestazione.
Se pratichi stretching regolarmente dovresti proprio seguire tutta l’intervista inserita nell’articolo “Stretching” pubblicato nel numero 10 di Kung Fu Life.
Buona visione e … buon allenamento!
2 risposte
Ma non ha detto perché fa male, ma ascolta
Dire che “fa male” effettivamente non è il termine più corretto.
Il nostro organismo utilizza la sensazione di dolore come un campanello d’allarme generale per segnalare che qualcosa ci sta mettendo a rischio. Il problema dello stretching, e particolarmente di chi ne fa un uso intensivo, è che viene spostata questa soglia oltre la quale scatta la sensazione di dolore, che non è una cosa positiva. Non significa infatti che hai aumentato la possibilità di elongazione dei tuoi muscoli, ma che quel tipo di sforzo non viene più rilevato come pericoloso…. a rischio però di subire traumi ugulamente!
Un po’ come assumere antidolorifici e sottoporsi comunque a qualche stress fisico, una sorta di possibile bomba ad orologeria.
Non fa “male” ma può essere rischioso.
Spero di esserti stata d’aiuto! 😉