Ricordo perfettamente i piegamenti da applausi! Ricordo perfettamente il giorno in cui sono riuscito a colpire il mio maestro con un pugno durante uno sparring di Sanda. Non ho ricevuto complimenti, bensì una terribile osservazione che ricordo distintamente: <<I tuoi pugni non colpiscono, spingono>>. Autostima sotto i tacchi, faccio la doccia pensieroso e torno a casa, cercando di capire come migliorare questo mio enorme difetto; dovevo cambiare radicalmente il mio allenamento in sala pesi: basta carichi pesanti con la panca piana e via libera a un esercizio più esplosivo. Proseguiamo la nostra rubrica, quindi concentrando la nostra attenzione su un esercizio a corpo libero dedicato a chi non è più un novellino: i push-up con applauso, un esercizio altamente iconico, ma anche molto funzionale.
COME SI FA
Innanzitutto per i più smemorati andiamo a ripassarci il post che descrive la versione base dei push-up. Per coloro i quali arrivano in scioltezza a superare i venti piegamenti è lecito chiedere qualcosa di più al proprio allenamento. Per chi non ha mai provato l’ebbrezza del gesto tecnico ed ha a cuore l’integrità del suo naso e non vuole regalare una buona fetta del suo stipendio al dentista vi consiglio caldamente di arrivarci per gradi. Un buono passaggio intermedio è rappresentato dall’eseguire i piegamenti poggiando le mani su delle pedane da step – possibilmente di quelle impilabili – oppure su una panca. In entrambi i casi dobbiamo assicurarci che siano perfettamente solide. È preferibile scegliere una pedana o in alternativa può andar bene anche una panca, ma cerchiamone una con meno imbottitura possibile, non perché io sia sadico e non tenga alla salute dei lettori di Kung Fu Life, ma per prima cosa perché è giusto replicare il workout nella maniera più realistica possibile e poi soprattutto perché la sensazione di morbidezza può anche essere piacevole ma nasconde delle insidie per il polso nella fase di “atterraggio”. Evitiamo quindi rischi di infortuni, solo per avere un po’ più di comodità.
Dopo esserci posizionati proprio come faremmo per una serie di push-up base, imprimiamo tutta la nostra forza esplosiva sulla primissimma fase delle parte concentrica dell’esercizio, in modo tale da “staccarci da terra”. A questo punto dimentichiamo lo scopo del nostro esercizio – l’applauso, che non è altro che un pretesto molto scenografico in realtà – e manteniamo le mani di fronte a noi quasi completamente estese e pronte per l’”impatto” a terra, altrimenti davvero si rischia di foraggiare il dentista di fiducia. Nella fase di “arrivo” i muscoli devono essere ben preparati e pronti per frenare il corpo, liberando quanto più possibile lo stress a carico delle articolazioni di polso, gomito e spalle, soprattutto per chi come me non ha più vent’anni. Nel momento in cui il vostro petto avvicinandosi alla pedana o alla step vi darà quella sensazione di essere “stirato” – quasi come se steste facendo stretching per ricordare un qualcosa di simile – siete pronti per la ripetizione successiva. Concentriamoci sull’altezza delle nostre ripetizioni più che su quante ne facciamo: la qualità, come sempre, viene prima della quantità.
A questo punto tutto dipende da noi, cerchiamo di ascoltarci e fare esperimenti: se siamo in grado di elevarci sufficientemente possiamo decidere di togliere una pedana e vedere come ci comportiamo man mano che ci avviciniamo alla versione reale dell’esercizio. Per contro chi è in difficoltà può alzare la posizione del suo appoggio delle mani o valutare se sgravare un po’ di carico ponendo il peso non sulle punte dei piedi ma sulle ginocchia. Troviamo da soli la strada che ci permette non di fare meno fatica, ma di raggiungere progressi più rapidamente. L’obiettivo finale è naturalmente farlo al suolo, con la stessa scioltezza con cui lo si fa su un rialzo. L’applauso a quel punto potrete farlo – ma nella vostra testa – a voi stessi. Magari anche il vostro maestro si accorgerà dei vostri progressi.
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