Il Kung Fu è un’arte e come tale per poter apprenderla al meglio deve essere vissuta.
È difficile diventare bravi pittori senza immergersi nei meandri delle tecniche di pittura, così come non si diventerà musicisti se non si respira musica come si respira l’aria. Se l’arte non entra in te… tu non entrerai nell’arte.
Il Kung Fu non fa eccezione. Se si desidera comprendere a pieno le mille sfumature dell’arte marziale cinese è necessario ritagliarsi uno spazio nel quale poter respirare l’arte marziale cinese. L’ora d’aria che consente di immergersi nel mondo Kung Fu e, un passo alla volta, comprenderlo al di là dei pugni, calci, posizioni e stili.
Parte integrante del processo di comprensione è il confronto. Se si resta chiusi dentro le quattro mura della palestra con l’unico punto di riferimento costituito dal proprio insegnante e dai propri compagni di corso si diventerà specialisti di una sola tessera del puzzle, ma l’intera immagine resterà un’ipotesi.
Le competizioni di Kung Fu danno l’opportunità di mettere il naso fuori di casa e di scoprire cosa c’è nel mondo.
Partecipare alle competizioni aiuta a crescere in senso tecnico, filosofico ed energetico, aiuta a diventare artisti marziali.
Ecco quattro aspetti che rendono la partecipazione alle competizioni un passo importante nel percorso di un artista marziale.
1. Allenamento
La partecipazione ad una gara è preceduta da un periodo di allenamento, intenso e programmato. Ci si avvicina alla competizione attraverso sessioni di allenamento, stabilite all’inizio della preparazione, che costituiscono i passi sulla via che porta al miglioramento di tutti gli aspetti della performance. Dalla preparazione fisica, a quella tecnica ed energetica si cerca di aumentare il proprio livello artistico-marziale, in modo da potersi esprimere al massimo il giorno della gara. È naturale che intensificando l’allenamento si velocizza la crescita.
2. Obiettivi
Oltre all’aumento dell’intensità, l’allenamento pre-gara è caratterizzato da un altro elemento fondamentale per il conseguimento di risultati soddisfacenti: l’obiettivo.
Avere uno scopo, canalizza le energie verso la meta. Canalizzando le energie si aumenta l’impegno e aumentando l’impegno migliorano i risultati.
Esiste una corrispondenza tra impegno e risultati che vale non solo in ambito sportivo, ma in qualunque aspetto della vita:
Impegno | Risultati |
Sufficiente | Scarsi |
Buono | Sufficienti |
Ottimo | Buoni |
Straoridnari | Straordinari |
A impegno sufficiente corrispondono risultati scarsi. Se l’impegno migliora e diventa buono i risultati saranno sufficienti. Con un ottimo impegno si ottengono buoni risultati, ma se l’impegno diventa straordinario allora anche i risultati saranno straordinari.
Avere un obiettivo da perseguire (se lo si vuole davvero) spinge l’impegno su un livello almeno ottimo, con conseguente qualità di risultati.
3. Sensazioni
Non c’è niente come le sensazioni date da una competizione. Soprattutto in discipline nelle quali non si gareggia in squadra ma singolarmente. Non ci si trova solo davanti ad un avversario, a una giuria e ad un pubblico: ci si ritrova prima di tutto di fronte a se stessi. L’istante prima di cominciare un incontro di sanda, o l’esecuzione di una forma regala la sensazione di essere soli davanti ad un ostacolo imponente, con solo le proprie forze sulle quali fare affidamento e senza vie di fuga. È uno stato che non ammette menzogne: si comprende davvero quali sono le proprie abilità e i propri limiti.
4. Analisi
Mettere il naso fuori di casa ed osservare il mondo dall’interno, significa confrontarsi con gli altri abitanti di quel mondo.
Partecipare ad una competizione permette di valutare la propria preparazione anche in termini di paragone con la preparazione degli altri partecipanti. Si rompono i confini della propria zona di comfort rappresentata dalla propria palestra e si è costretti a relazionare il proprio Kung Fu con il Kung Fu altrui. Inevitabilmente di impara. Nell’istante in cui si osserva un altro atleta (con sguardo sincero) si innesca un processo di apprendimento.
Non a caso spesso la conclusione di una competizione lascia la voglia di partecipare alla gara successiva.
Tanto per gradire un video delle olimpiadi di Pechino 2008.
8 risposte
Ma ha ancora senso parlare di competizioni?
le competizioni sono diventate vere e proprie esibizioni,
sarebbe bello creare una serie di regole ad hoc stile per stile in modo che tutti possano fare delle competizioni 1 vs 1 in sicurezza e secondo determinati canoni.
Inoltre si potrebbe anche pensare di stilare un codice di regole pensate per la competizione tra stili differenti; e ciò non deve per forza sfociare nel combattimento corpo a corpo si pensi ad esempio al Tui Shou.
@Mattia. Sicuramente in molte competizioni c’è confusione sui regolamenti e sulle modalità di confronto, tuttavia credo che abbia senso portare avanti l’idea di competere e confrontarsi proprio come esperienza di crescita per chi pratica.
Ad esempio la tua idea di regole ad hoc per stile esprime l’importanza di una valutazione precisa e specifica, proprio per rendersi conto in modo netto di quale sia la propria preparazione…
Concordo ma il confronto nel kung fu non può avvenire semplicemente nell’esibizione solitaria della propria forma, che tipo di esperienza di crescita posso ottenere nel vedere una forma di wing chun se io ad esempio faccio tai chi?! non molta credo.
Ho capito il tuo punto di vista e l’idea di esibizioni “non solitarie”.
In generale credo sia importante partecipare non solo guardare, anche se assistere ad una competizione può essere un momento di apprendimento.
Riguardo al tuo esempio credo che tu abbia proprio azzeccato le discipline, perchè sia nel wing chun che nel tai chi c’è un’importante componente di gestione dell’energia e secondo me ad un praticante di tai chi potrebbe essere utile vedere l’esecuzione di una forma di wing chun … e viceversa.
non metto in dubbio che sia utile ma dico che quell’utilità lascia il tempo che trova, personalmente imparo molto di più attraverso il tui shou che nel vedere una forma, perchè tutte le arti marziali si basano sul Sentire l’avversario.
Poi è ovvio che le forme sono sacre utili etc etc. ma una competizione è un momento in cui ci si mette in gioco per capire se determinati principi sono parte di noi o meno, e questo difficilmente una giuria può capirlo semplicemente vedendo la forma.
@Mattia. Sull’ultimo tuo commento sono d’accordo con te al 100%!