Parate. Anche no …

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La via più breve tra due punti è la linea retta.

Bruce Lee e Chuck Norris

Le parate, soprattutto nel kung fu tradizionale, ma anche nel sanda e in alcune concezioni di difesa personale, sono sinonimo di difesa.
Le forme di qualunque stile tradizionale di kung fu straripano di movimenti la cui applicazione è una parata.
Anche istintivamente il primo impulso che si aziona su un attacco che ci viene portato è quello di contrapporgli una tecnica di difesa … una parata.
Tutto molto semplice ed ovvio.
Tuttavia, se ci spostiamo nell’ambito del sanda o della difesa personale la parata non è la tecnica migliore da contrapporre ad un attacco; per due motivi:

  1. la difficoltà di esecuzione a velocità reale e soprattutto su attacchi ripetuti, “non singoli”;
  2. il fatto che non ci mette in una posizione di vantaggio sul nostro avversario in quanto anche evitando che il suo colpo arrivi a segno abbiamo bisogno di un’ulteriore tecnica per sferrare il nostro attacco.

Il tempo è fondamentale in un combattimento, in quanto colpire o essere colpiti dipende dalla scelta di tempo e perchè se siamo nell’ambito della difesa personale è necessario che il confronto non duri più di qualche secondo.
Da ciò deriva che è preferibile contrastare un attacco con un attacco. Fare in modo cioè che la difesa sia l’attacco in una sorta di yin yang che ci consente di guadagnare tempo, spazio ed una utile posizione di vantaggio sull’avversario.
Così, ad esempio, è preferibile utilizzare il pugno per intercettare un pugno che ci viene sferrato, mantenendo il centro e un’angolazione che consenta non solo di evitare di essere colpiti, ma anche di entrare nella guardia dell’avversario. Oppure si può utilizzare un calcio frontale basso, lo “stop kick” per interrompere l’azione dell’avversario, destabilizzandolo per poi sferrare il nostro attacco.
In questo modo il vuoto diventa pieno, la difesa diventa attacco e la parata classica, per come è normalmente concepita è sostituita da una maggior profiqua linea retta.
Ma se l’avversario ha più forza di noi? Allora entra in gioco la cedevolezza attiva che permette ancora di squilibrare il nostro antagonista mettendoci ancora una volta in una posizione di supremazia … ma questa è un’altra storia (che tratteremo sicuramente nei prossimi post).

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