Avete presente quei sogni dai quali ci si sveglia con le palpitazioni, nei quali siamo sul punto di cadere dall´alto nel vuoto sottostante?
A me è capitato proprio di recente, sará perché soffro di vertigini, cosí quando ho visto le foto riportate in questo articolo il primo pensiero è stato "neanche morta!".
Magari la stessa cosa è passata per le menti di qualcuno di questi monaci Shaolin del tempio di Dengfeng, nella provincia dello Henan, ma ormai la troupe di fotografi era gi&á stata ingaggiata e, vertigini o meno, è toccato a tutti mettersi in posa sull´orlo del baratro.
O per lo meno cosí si sono svolti i fatti nella mia testa!
In realtà riporta l’articolo che questa è una delle diverse tipologie di allenamento estremo alle quali i monaci Shaolin si sottopongono abitualmente, e non mi stupisce vederli in bilico su strapiombi o arrampicati tipo ragni sulle pareti rocciose dal momento che il loro fisico viene temprato da ogni sorta di esercizio che noi catalogheremmo come tortura.
Perché non migliorare il proprio equilibrio sul monte Sōng Shān, quasi 1500 metri di altitudine, la cosiddetta Central Great Mountain appartenente al gruppo delle Five Great Mountains, montagne considerate sacre per Taoisti e Buddisti in quanto originatesi dal corpo del primo essere vivente e creatore del mondo Pangu (fonte: en.wikipedia.org) nonché storicamente meta di sacri pellegrinaggi imperiali?
La mia risposta: perché se accidentalmente mi viene da starnutire o mi si posa una mosca sul naso ho finito di allenarmi, per sempre.
Ironia a parte, queste immagini ci colpiscono e ci ammaliano soprattutto perché nelle nostre realtà cittadine andare a lezione si traduce con l’entrare nella palestra o nella sala arti marziali ed eseguire le nostre routine tra quattro mura, chi sul comodo tatami (lo so, è un vocabolo giapponese, ma tutti noi praticanti sappiamo esattamente cosa sia) chi sul meno morbido linoleum, con le pale di un ventilatore o i bocchettoni di un condizionatore a rinfrescarci e qualche fastidioso rumore di sottofondo, dal traffico esterno alle musiche ritmate di qualche altra lezione nei paraggi.
Per la verità il migliore allenamento che possiamo far fare al nostro fisico, credo, è quello che ci mette davvero di fronte a limiti ed ostacoli dell’ambiente circostante, che ci consente mentre esercitiamo il corpo di far entrare nel nostro spirito il Qi, in qualsiasi forma vogliate pensare che esista, magari su di un prato in montagna, tra gli alberi di un bosco, su una spiaggia o nel giardino dietro casa.
Insomma, questi monaci ce lo mostrano: che sia a 0 o sopra i 1000 metri, il Kung Fu non ha quota.