Siamo in pieno Festival dell´Oriente, in pausa tra i due weekend che vedranno chissá quante migliaia di persone aggirarsi tra cibo, vestiario, danze, arti e folklore orientali. In quel di Torino, Lingotto Fiere per la precisione, nei giorni 20 – 21 – 22 e 27 – 28 – 29 marzo 2015. Come sempre, anche noi di Kung Fu Life abbiamo deciso di partecipare alla piú grande manifestazione di orientalismo che da qualche anno si tiene in Italia, e siamo appena usciti indenni dalla prima tappa. In attesa della seconda: il prossimo weekend.
"Indenni" si fa per dire, dato che c´è stato un vero e proprio delirio di gente accalcata ovunque. Una confusione incredibile, giá ingestibile a partire dalla ricerca parcheggio. Ho personalmente assistito a gente che tentava di investire in auto altra gente per intimidirla a levarsi dal parcheggio, che era stato occupato dai malcapitati a piedi in attesa che la loro auto, in coda e guidata da qualche amico, arrivasse a prendere posto. Altri che chiamavano i carabinieri per imminenti liti tra automobilisti e improvvisati parcheggiatori abusivi. Per districarsi ed uscire dal tutto a giornata finita, ho dovuto attingere alle mie piú recondite risorse.
Ma ci sta, anzi ben venga: non credevamo che cosí tanta gente amasse l´Oriente. Sará per questo che tra un mese il Festival si terrá prima a Roma, nei weekend 24 – 25 – 26 aprile e 30 aprile – 1 – 2 – 3 maggio, e poi anche a Milano, nei weekend 29 – 30 – 31 maggio e 1 – 2 giugno. Un giro commerciale mastodontico.
Si, dicevamo ben venga: ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. Il primo Festival al quale partecipai, oramai tre anni fa, si tenne a Massa Carrara e in quell’annata fu l’unico. Uscimmo estasiati da quell’incredibile dimostrazione di maestoso orientalismo. C’erano almeno quattro padiglioni, tra cui almeno due se erano adibiti alle arti marziali. Significa che contemporaneamente facevano stage e seminari 4, 5, 6 o più insegnanti. C’era di tutto e da tutte le parti d’Italia. Le scuole più importanti di sicuro, oserei dire.
A Torino,invece, un solo padiglione: l´Oval. Certo, bello grande. Però da dividere tra tutte le attività, che naturalmente non includono solo le arti marziali: bancarelle di ogni tipo, cibo, vestiti, spezie, religioni, filosofie, libri, benessere, etc. Il risultato è stato che lo spazio riservato alle arti marziali è consistito più che altro in un tatami mediamente lungo e pochissimo largo, diviso quattro spazi per due o tre lezioni. Qualche anno fa, come potete vedere nelle nostre innumerevoli interviste, i gruppi di allenamento erano numerosissimi e molti andavano a provare lem altre discipline. In questa edizione abbiamo visto solo piccoli gruppi, che peraltro si allenavano tra loro: poca la gente che provava le discipline che non pratica.
Durante la prima edizione, non sapevamo da che parte cominciare, da chi andare prima. C’erano maestri di tantissime arti marziali e addirittura c’era la Capoeira, che come ben sapete non ha granché di orientale. Ci sballottavamo da un padiglione all’altro per non perdere qualche maestro a cui porre qualche domanda o questione: il Wing Tjun "quello autentico" di Sufu Sergio Iadarola, il no-touch power del colonnello Mikhail Ryabko, l´Infinity Martial System del suo fondatore Giuseppe De Rosa, il Ving Tsun di Sifu Sergio Vommaro, l´Aikido di Franco Ceresini, il nuovo Jing Hua Quan di Sifu Enrico Colmi, l´Aikijutsu di Sensei Davide Mazzola, lo stile del Ventaglio del Maestro Alfredo De Somma ed il Taiji Self Defence System di Sifu Giovanbattista Scavo.
Naturalmente trovate tutte le interviste sul nostro blog… ma che nostalgia. C’erano anche un bel po´ di stand di scuole partecipanti. Questa volta, però, poca roba. Poca, poca roba! Una sola location da dividere in due o tre per due o tre piccole lezioni e poche scuole, sempre le stesse. Non più gente da tutta Italia, ma per un motivo preciso: se sono napoletano, non ha senso venire a Torino se tanto tra un mese il Festival lo fanno a Roma. Tanto c’è un Festival al mese! Risultato: frammentazione. Una manifestazione che poteva essere il ritrovo dei migliori maestri e praticanti della nostra penisola ha deciso di rinunciare a questa opportunità. E perché? Beh, ovvio: Money, come cantavano Waters e Gilmour dei Pink Floyd di The Dark Side of the Moon. La gente che ama l’oriente ma non abbastanza da prendersi le ferie per fare 800 km per partecipare al festival che lo consacra sarà accontentata: sarà la montagna ad andare da Maometto. Più festival in più grandi città italiane = più soldi che girano.
La cartina di tornasole è il rapporto tra tatami e bancarelle. È già da un paio d’anni che il festival celebra non la cultura o l’arte orientale, ma soprattutto il commercio. Vendere, vendere, vendere e farlo a Torino, poi a Roma, poi a Milano e forse ancora a Massa Carrara e a Padova. Cibo, vestiti, cianfrusaglie, lettura dell’anima, delle mani, dei portafogli. Spezie ovunque, odori orientaleggianti dappertutto. Girando ora qui e ora lì alla ricerca di qualche personaggio interessante o di qualche scuola di arti marziali diversa, mi sono ad un certo punto sentito semplicemente un Marco Polo sulla via delle spezie e della seta. Non che sia poco, eh… peró…