L´ossessione prima o poi capita a tutti.
Possono cambiare le mire personali , puó cambiare il modo in cui si vive questa brama, ma tutti noi nella vita cadiamo vittima di qualche ossessione.
Potrebbe essere l´auto nuova che volete nel vostro garage, quella per cui rinunciate a vacanze e viaggi pur di mettere da parte il gruzzolo necessario; oppure potrebbe essere quella piú blanda – ma non meno ossessiva – per una serie tv, una raccolta di fumetti, o un personaggio del mondo dello spettacolo, per il quale siete disposti a percorrere chilometri per incontrarlo, leggerne l´ultima uscita o passare notti insonni a guardare una puntata dopo l´altra.
I recenti casi di cronaca riportano ossessioni piú dannose relative al "possesso" di un altro essere umano, una donna ad esempio, che sfociano nella violenza incontrollata e priva di ragione.
Nella nostra nicchia, nel mondo del Kung Fu, non siamo esenti da tale malsana frenesia.
La potremmo catalogare come ossessione da performance, quel desiderio di raggiungere prestazioni atletiche che va oltre alla sana voglia di primeggiare che alberga in ogni marzialista.
Perché non si tratta solo di voler eseguire al meglio delle proprie capacitá un determinato esercizio tecnico: i tempi ed i metodi con i quali si punta all´obiettivo sono dettati solo dall´ossessione e non seguono un percorso salutare e biologicamente corretto.
Allora via con allenamenti visti su internet, modificati per renderli piú tosti e probabilmente piú rischiosi, senza tener conto di tempi, numero di ripetizioni, delle proprie capacitá fisiche, del proprio livello di preparazione.
Ci si allena senza una cognizione, spinti dal desiderio di raggiungere la meta, costi quello che costi.
Si sale sul tappeto stanchi, si eseguono esercizi senza un preciso riscaldamento per stringere i tempi, perché ci si sente piú forti di quanto lo si sia in realtá. Ma un fisico messo alla prova senza criterio risponde guastandosi.
Tuttavia, l´ossessione è riconosciuta solo a giochi fatti, quando tocca stare fermi per tempi interminabili perché il trauma subito ci impedisce di allenarci come dovremmo.
Peggio quando la nostra ossessione è ribaltata sull´atleta che alleniamo e diventa causa di male altrui.
La domanda che dovremmo porci ogni volta che siamo tentati di correre con i tempi e saltare step importanti è: <<Il gioco vale la candela?>>. Non raggiungere subito l´obiettivo tanto desiderato, bensí avvicinarsi per gradi, è da considerarsi un fallimento?
Il qui e l´adesso, come insegnano le filosofie orientali, sono l´istante migliore sul quale focalizzare i propri pensieri e ad ogni passaggio va attribuita la giusta importanza.
Mantenendo, magari, lo stesso traguardo finale senza peró lasciarsi condizionare dall´ansia del raggiungimento, senza lasciare che sia l´ossessione a farla da padrone.