Stiamo tornando – o forse non ne siamo mai usciti – in un periodo storico in cui le donne vogliono far sentire forte e chiara la loro voce rivendicando un posto, nella societá, che troppo spesso è stato ed è tuttora considerato marginale o di rilevanza minore rispetto al corrispettivo maschile.
Non posso non appoggiare la causa, che guarda caso mi tocca da vicino, cosí quando mi è capitato davanti un post intitolato "Women of Wushu" ho virtualmente indossato i miei occhiali da lettura, mi sono preparata una tisana virtuale e nella mia virtuale poltrona mi sono immersa nella lettura.
Matthew Lee, autore dell"articolo, scrive le sue riflessioni riguardo le differenze tra donne e uomini all"interno del Wushu moderno, racchiudendo in questa sfera del Kung Fu sia la parte delle forme, i Taolu, sia la parte di combattimento, il Sanshou (Sanda).
Le sue osservazioni, riporta nell"articolo, derivano dalla sua personale esperienza da atleta di Wushu moderno, nella quale le donne hanno sempre rivestito un ruolo importante come insegnanti.
Eppure constata che fino agli ultimi eventi sportivi dello scorso 2016 le donne sono ancora considerate meno capaci rispetto ai colleghi uomini, piú deboli, piú bisognose di protezione (nello specifico caso del combattimento sportivo), da favorire con delle regole di riguardo che sembrano sottolinearne la disuguaglianza come un handicap.
Nonostante le donne spicchino nel mondo del Wushu ed ottengano risultati altrettanto brillanti quanto quelli delle categorie maschili, Matthew Lee scrive che sono i regolamenti stessi delle competizioni a sottolineare la distanza tra i due generi: le donne, in generale, svilupperebbero una maggiore tecnica per compensare la minore esplosivitá e l"atletismo degli uomini.
Ecco che prima di effettuare un calcio saltato con qualche particolare atterraggio alle donne è concesso un pre-salto con un numero maggiore di passi, oppure per rialzarsi da una caduta possono eseguire la kip-up con l"ausilio della spinta delle mani sulle gambe, accentuando maggiormente la caratteristica di flessibilitá tipica delle donne a discapito dell"elemento di difficoltá dell"acrobazia stessa.
In alcune tipologie di Sanshou, riporta l"autore, alle donne sarebbero permesse (anzi richieste da regolamento) un numero maggiore di protezioni (caschetto e corpetto) rispetto alla medesima categoria maschile.
L"atleta conclude il suo articolo affermando che queste differenze di regolamento tra i due generi non fanno che mettere in risalto il divario di abilitá e fisicitá tra uomini e donne, mentre sarebbe auspicabile uniformare le norme da competizione favorendo coerenza ed equitá delle prestazioni.
Non riesco a trovarmi del tutto d"accordo con l"opinione di Matthew Lee: da donna ritengo ci siano delle differenze biologiche e necessarie tra le capacitá atletiche degli uomini e quelle delle donne, e che non sia discriminante un regolamento che ne tiene conto.
A mio modo di vedere, tali diverse caratteristiche possono essere maggiormente esaltate dall"atleta e possono rendere il Wushu un"espressione piú personale dell"arte marziale: la stessa forma eseguita da un uomo trasmette una sensazione di energia diversa da quella ripetuta da una donna, cosí come differente sará l"interpretazione, Yin e Yang.
Voi cosa ne pensate?
Lasciate il vostro commento, se vi va, e leggete l"articolo che ho citato a questo link.