Durante la dinastia cinese Song, 960-1279 d.C., il Maestro Jue Yuan introdusse dieci leggi per i monaci Shaolin, ma più che vere e proprie regole erano una sorta di etica marziale da seguire per evitare che gli insegnamenti appresi potessero venire usati in modo scorretto e per un accrescimento mentale e spirituale oltre al miglioramento dell’efficienza fisica.
Queste regole non avevano nulla a che fare con il concetto di “legge” che abbiamo noi, non prevedevano punizioni severe nel caso di mancato rispetto, ma potevano portare all´espulsione dal Tempio Shaolin perchè la loro infrazione era indice di una scelta di stile di vita che poco si addiceva a quella di un monaco praticante di arti marziali.
Quello che Jue Yuan stabilì fu:
1- bisogna avere rispetto per il proprio maestro
2- non bisogna lasciare che la mente divaghi ma concentrarsi nell’allenamento
3- non bisogna glorificarsi
4- bisogna esercitarsi con costanza e serietà
5- non bisogna rubare
6- non bisogna combattere per futili motivi
7- non bisogna violare i precetti del Buddismo
8- non bisogna venir meno agli ordini imperiali
9- non bisogna opprimere i deboli
10- non bisogna consumare alcol né cedere al desiderio sessuale
Escludendo i due punti prettamente relativi al tipo di vita monastica e modernizzando un poco i precetti, quanto queste regole sono ancora applicabili e applicate ai giorni nostri dai praticanti di Kung Fu?
Per la maggior parte di noi l’arte marziale è un vero e proprio stile di vita, non una semplice passione che assecondiamo qualche ora a settimana.
Chi più chi meno, viviamo di Kung Fu.
Ma riusciamo ancora a praticare questa disciplina mantenendo l’etica che ne sta alla base?
Avere costanza negli allenamenti e non tirarsi indietro davanti alle difficoltà che un percorso marziale prevede, magari nascondendosi dietro a impegni di lavoro o giustificando ogni propria sconfitta; avere rispetto verso il maestro ma anche verso i compagni di allenamento, sia più esperti sia del nostro stesso livello o appena principianti, d’altra parte potremmo avere qualcosa da imparare anche dall’ultimo iscritto al corso; saper distinguere lo studio del Kung Fu, sia teorico sia applicativo, dal mero “fare a botte”, magari vantandosi anche di sapere qualche tecnica in più dell’avversario.
E poi vantarsi: quanti possono alzare la mano e affermare di non essersi mai compiaciuti con altri marzialisti di quanto il proprio Kung Fu sia migliore, il proprio maestro l’unico detentore della verità sullo stile?
Quanti riescono davvero a mettere nell’esercizio del fisico anche quello della mente?
A guardarle bene le regole di Jue Yuan sancivano dei vincoli morali che, con il dovuto riadattamento rispetto all’epoca in cui furono stabilite, potrebbero far riflettere ancora molti praticanti dei giorni nostri.
8 risposte
Per fare un appunto: i 10 voti/precetti che citi in questo articolo dovrebbero fare riferimento ai discepoli monastici del tempio Shaolin (sujiadizi 俗家弟子).
Mentre i monaci religiosi e/o guerrieri (wenseng 文僧 / wuseng 武僧) devono rispettare complessivamente fino a 250 voti.
Per rispondere alla domanda, direi che ad oggi è praticamente impossibile replicare queste “regole” nella vita di tutti i giorni; ma ciò non vuol dire che siamo dei pessimi marzialisti, ma semplicemente viviamo e siamo nati in una realtà che è totalmente diversa rispetto a quella del passato e, dunque, è molto più complicato applicare totalmente questi voti.
Ripeto che, secondo il mio parere, questa non è affatto una cosa negativa; ma anzi, lo studiare un’arte che ha queste basi e questa filosofia dovrebbe renderci fieri e consapevoli della sua importanza, cercando inoltre di prendere spunto da queste regole per migliorare la nostra vita e il nostro “vivere” di kung fu.
Grazie dell’articolo.
Mattia
Non sono del tutto d’accordo con Mattia. Credo che questi principi (anche perché sono piuttosto generici) siano perfettamente applicabili oggi: rispetto per il maestro, concentrazione nell’allenamento, non glorificarsi, ecc.. Niente ci impedisce di fare tutto ciò! Anche seguire il buddismo è possibile. Alcuni punti vanno trasportati nel contesto moderno (obbedire all’imperatore potrà essere obbedire alle leggi), mentre sul punto 10 entriamo nella condotta privata e personale: riguarda questioni di rispetto di sé e del proprio corpo e astensione dagli eccessi. Ma questo decalogo non è affatto inapplicabile secondo me 🙂
Concordo con Enrico. Stavo per commentare allo stesso modo.
Hai ragione infatti quando citi il punto 10 che, secondo le regole del tempo, obbligava a evitare tutto ciò mentre ora lo si può tradurre in “astensione dall’eccesso”.
E’ proprio per questo che è inapplicabile.
Non per niente nel mio commento precedente ho accennato “il prendere spunto” da questi voti. Quindi, non astenersi completamente dall’alcol (per esempio), ma nemmeno abusarne.
Posso riassumere la mia idea con questo esempio: un individuo che vuole intraprendere la vita monastica di Shaolin nella nostra epoca farà sicuramente più fatica rispetto ad un individuo che viveva nella Cina medievale, perché? Semplicemente perché noi siamo nati con vizi, comodità e possibilità che al tempo neanche si sognavano, senza parlare della devozione alla religione (che al giorno d’oggi sta morendo).
Può sembrare un discorso banale ma è un dato di fatto, non per niente se guardiamo ora, il 90% degli allievi che vivono a Shaolin provengono da famiglie molto povere; quindi senza vizi, comodità e tantomeno possibilità.
E’ proprio per questo che, secondo me, queste regole sono quasi impossibili da applicare alla lettera al giorno d’oggi; a meno che non si voglia davvero intraprendere una vita casta nel monastero. Secondo me vanno riadattate in maniera soggettiva cercando di trovare l’equilibrio tra l’astenersi e l’abusare.
ps. per quanto riguarda punti come il 5 o il 9 non dobbiamo neanche prenderli in considerazione dato che dovrebbero far parte dell’etica umana.
Credo che tutti abbiate centrato il punto! Infatti il post voleva ispirare una riflessione sull’applicabilità di queste dieci regole ai giorni nostri. Alcune sono sicuramente da contestualizzare alla quotidianità moderna, ad esempio come dice Enrico si può pensare alla numero 8 come ad un invito a non violare la legge. Altre, ad esempio la 5 e la 9 come dice Mattia, restano inalterate. Sicuramente non bisogna dimenticare la differenze di epoca e luogo che separano noi da Jue Yuan …
Ciao. Concordo con tutti anche se, perlomeno personalmente, non li vedo così distanti e di difficile applicazione. Per me sono infatti più inclinazioni che principi da seguire. Certo che raramente capita di sgarrare ma penso che quando non è la forza di volontà a mancare non sia un problema. Buon wushu a tutti
Io non entro nei ragionamenti sull’attualità, mi piacerebbe invece essere messo a parte delle fonti da cui vengono prese le informazioni. Dove è scritto che Jueyuan ha fissato deieci regole? In che testo sono elencate le dieci regole che riportate? Come sono scritte le 10 regole in Cinese? Diversamente potreste tranquillamente scrivere qualsiasi informazione, anche se errata senza possibilità alcuna di verificarle. Mettiamo per esempio che Jueyuan non sia mai esistito. Inoltre oggi , se le regole sono quelle che avete elencato, a Shaolin le seguono così o le hanno loro stessi modificate? Seguono la morale Buddista o Confuciana? Naturalmente mi piacerebbe conoscere le fonti anche di queste informazioni.