Le arti marziali tradizionali prese a calci ai genitali

arti marziali tradizionali

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arti marziali tradizionaliL´altro giorno me ne andavo in giro per il web, gaio e giulivo, alla ricerca di qualche notizia interessante: qualsiasi cosa che non fosse la solita nauseabonda sbornia di vanità del Maestrone di turno nello stile unico erede euro-asio-americano del Dio in Terra con gli occhi a mandorla. Cercavo la mia mosca bianca, quando mi imbatto in un paio di belle chiacchierate stile forum interattivo. Un praticante con una certa esperienza decide di intraprendere una crociata contro le arti marziali tradizionali, piazzate senza troppi complimenti al banco degli imputati a causa della loro disonestà e ipocrisia. Uno segue per anni un Maestro da M maiuscola, crede nello stile insegnatogli, nella sua pretesa superiorità verso tutti gli altri stili e arti marziali. Nella sua devastante efficacia, nei suoi valori più unici che rari di etica, fratellanza e crescita spirituale. Poi un giorno si sveglia e per qualche ragione ha un´illuminazione: le arti marziali tradizionali non servono ad una cippa. Non in assoluto, ovviamente: in assoluto non c´è nulla di inutile. Non servono per combattere o per difendersi.

aladdinMusica per le mie orecchie! Anzi: righe di sublimità a tratti quasi dantesca per i miei occhi, stanchi delle autocelebrazioni di gente vestita con pigiami orientali sgargianti e cinture colorate che non sai bene se uno somigli più a Jackie Chan o ad Aladdin. Questo tizio è proprio furbo, scrive un mucchio di cose che avrei potuto scrivere anche io per voi lettori di Kung Fu Life. Naturalmente non rivelerò assolutamente link o indirizzi internet di forum vari, non ci penso nemmeno a raccontarvi peccati e peccatori insieme.
Scattano le domande, almeno due su tutte:
1) A cosa servono allora le arti marziali tradizionali?
2) Cosa devo studiare per imparare a difendermi?
Attraverso litigate virtuali con praticanti insorti all’eresia (e noi di Kung Fu Life lo sappiamo bene), queste sono state più o meno le risposte.

Hung Gar Waan Wan Bau Hok bruce lee1) Le arti marziali tradizionali servono se amate imparare figure di impatto estetico orientaleggiante. Se volete sentirvi come nei film di Jet Li, usare armi velocissime facendo movimenti aggraziati, dovete praticarle senza alcuna remora. Se poi amate lo studio della cultura orientale, siete ugualmente in una botte di ferro. Gli antichi valori taoisti di comunanza con lo spirito del mondo, di microcosmo e macrocosmo, oppure le dottrine confuciane intrise di lealtà, moralità e fratellanza. Però badate: le arti marziali tradizionali in questo caso sono spesso ipocrite. Fasulle, portatrici di ideologie volte alla coltura dell’orgoglio e del business. Insomma, ragazzi, ve la raccontano per farsi belli e spillarvi presenza, riverenza e soldi. Fasulle, si, proprio come nel loro lato applicativo. La loro efficacia è pari a zero. Dopo anni di studio, la prima volta che ti trovi di fronte ad un combattente da ring le prendi di brutto. E da questa osservazione scatta la nostra risposta al quesito due.

Alessio Sakara2) Se voglio imparare a difendermi e a combattere devo fare sport da combattimento. Dunque, sulla differenza tra arti marziali e sport da combattimento ci siamo occupati tempo fa in un post che ebbe un discreto successo, quindi per molte cose non mi ripeterò. Mi preme però sottolineare quello che è emerso dalla discussione virtuale alla quale mi sto riferendo. Riassumo: negli sport da combattimento impari davvero a combattere perché… beh, perché combatti. Perché ti confronti. E sul fatto mero e puro della vittoria aut-aut sconfitta non si discute: mors tua vita mea, anche se in senso sportivo. In pratica, cari i miei chiacchieroni vestiti da Aladdin, quel che conta sono i fatti. Alì ha dimostrato sul ring di saper combattere. Tyson pure. Ramon Dekkers anche, così come Alessio Sakara, rispettivamente in incontri di Boxe, Muay Thai e MMA. Ah, ragazzi, il deciso sapore dell’empirismo pragmatista! Dati alla mano e nero su bianco, tutto il resto è fuffa. Al massimo, se volete imparare a difendervi rivolgetevi ai sistemi di difesa personale, tipo Krav Maga etc. Ma dalla discussione emerge comunque un’immagine scettica di questi ultimi: non è affatto vero che la possibilità di difendersi è data a tutti. Se siete donne un po’ magroline o vecchietti incanutiti, non c’è sistema che tenga. Fareste meglio ad andare in giro muniti di spray al peperoncino.

ghepardoDel resto è proprio la natura che ce lo suggerisce: sopravvive il più forte. Nessuno rompe le palle all’elefante e la talpa sa bene che per sopravvivere deve nascondersi perché non ha il physique du rôle. Si, proprio la vostra natura, cari europei che da un giorno all’altro vi rasate i capelli a zero e vi vestite come monaci buddhisti mentre fate finta di essere tigri, scimmie e leopardi. Proprio voi, che credete di combattere ispirandovi alla natura, non avete capito un benemerito. In questo festival della decostruzione quasi derridiana delle arti marziali tradizionali, alla quale nemmeno il Wing Chun, spauracchio degli altri stili di Kung Fu, sfugge in quanto non trattasi di sport da combattimento, non possono mancare le opposizioni. La più sensata: attenzione, mio caro, che sul ring ci sono le regole. Anche nell’MMA, che di regole ne ha lasciate ben poche, non puoi cavare occhi, colpire ai genitali, spaccare nuche, mordere etc. Risposta: <<Va beh, queste sono le solite fesserie che voi tradizionalisti ci raccontate per salvare le vostre inutili arti. Che con calci nelle palle e dita negli occhi sono buoni tutti. Andate a confrontarvi dove non potete usare ‘sti espedienti da quattro soldi…>>.

combattimento da stradaVi dirò: è la prima volta che sento qualcuno interpretare in questo modo l’accezione di “non-regolamentato”. E sulle prime è anche interessante, devo dire. Originale. Sulle prime, ma non sulle seconde e tantomeno nelle ultime analisi. Ma insomma, di cosa stiamo parlando? Combattimento per la vita, come in natura dove una gazzella dovrà correre più del leone e viceversa se no uno dei due muore? E allora per quale ragione considerare colpi agli occhi o ai genitali come qualcosa di scorretto che “sono buoni tutti”? La natura serve per giustificare le categorie di peso, per cui all’elefante nessuno dà fastidio, ma non va bene per notare che lì tutto è valido e altro che valetudo. Ragni velenosi, meduse mortali, rettili, o semplicemente microorganismi patogeni. Anche gli alieni de La guerra dei mondi di U.G. Wells sono stati uccisi e mica da un gigantesco elefante meccanico costruito dagli umani: erano gli alieni i più forti evoluzionisticamente. Sono stati fatti fuori dai batteri terrestri ai quali invece l’uomo è immune a causa di millenni di adattamenti del sistema immunitario.

Hung Gar Seung Fu Zaau tigreEh si, proprio questo: adattamento. In natura non sopravvivono affatto i più forti, ma i più adatti. A cosa? A vivere in un determinato habitat, contesto. Potete essere anche l’elefante a cui nessuno dà la caccia, ma se appena vi prendete un raffreddore morite non durerete a lungo. E per quale ragione, se un batterio può essere uno stratagemma che fa fuori un colosso, io non posso considerare un calcio ai genitali o un dito in un occhio come un’arma. Sono buoni tutti? Allora levate i guantoni al pugile e ditegli che anche lui può colpire ai genitali. Tanto per cominciare, vediamo che ne è dei suoi ganci se deve tenere le gambe chiuse, che tutti dicono che il pugile è forte se le gambe sono buone, se no i colpi sono poco potenti ed efficaci. Se mi dite che non posso usare quei colpi proibiti perché <<Troppo facile, sono buoni tutti>>, allora perché un pugile non potrebbe dire ad un Thai Boxer <<Eh, va beh, troppo facile così… vediamo se non puoi usare calci, gomiti e ginocchia però…>>. Poi arriva un praticante di MMA e il Thai Boxer replica <<Oh, lasciami che siamo finiti a terra, troppo facile vincere facendo la lotta. Tirati su e fai striking, e ne riparliamo>>. Perché adesso non può venire un Wing Chun man o comunque un praticante di arti marziali tradizionali e dire a tutti questi praticanti <<Signori, voi usate le vostre armi. Perché vietate a me di usare le mie?>>. Uno potrebbe rispondere <<Mi prendi a calci nelle palle? E allora posso farlo anche io>>. Cari sportivi da ring, fatelo pure. Se il combattimento non è regolamentato, certo che potete farlo anche voi. Però vedremo quante volte tenterete un clinch se possono strapparvi i genitali o cavarvi gli occhi.

MMA - magic martial artsIn definitiva, sono assolutamente d’accordo con la crociata decostruzionista delle arti marziali tradizionali. Spesso disoneste e venditrici di fumo. Ma esse sono fasulle non perché vendono cose fasulle, contenuti fasulli, ma perché non si allenano con la stessa lena dei combattenti da ring. Se prendi un Alessio Sakara, non puoi contrapporgli uno studente universitario che va due volte la settimana in palestra per un’ora e dedurre dall’esito del loro ipotetico scontro che gli sport da combattimento sono meglio. È Sakara ad essere più bravo perché si è allenato di più in un determinato contesto. Ci vuole uno al suo livello, ma soprattutto uno a cui devi consentire l’uso delle armi che ha allenato. E poi, non sono mica buoni tutti a fare per bene finger jab e calci precisi ai genitali.

fight clubSi adduceva come prova del saper combattere il fatto di aver combattuto e vinto, cosa che nemmeno Bruce Lee ha mai fatto e quindi dovrebbe stare zitto pure lui. Ma si è trascurato completamente l’habitat, il contesto. Se vuoi dimostrare qualcosa dove non ci sono regole, devi farlo in uno street fighting clandestino ed illegale, dove puoi anche uccidere e quindi morire. Scegliere combattenti, non hobbisti del Kung Fu. Non risolvere tutto con <<Eh vabbè con i colpi proibiti sono buoni tutti>>. Non avete che da non proibirli, allora! Ogni cosa va analizzata rapportandola al proprio contesto, altrimenti è come se un attaccante dicesse al portiere che gli ha parato il rigore <<Si si, però con le mani sono buoni tutti…>>. La differenza non sta nel contenuto, ma nel fatto che non ci si allena abbastanza. Non si può dimostrare qualcosa seguendo regole non contemplate nella tesi da dimostrare. Quindi non si scappa: a livello di contenuti gli sport da combattimento non possono dimostrare che le arti marziali tradizionali non valgono e viceversa. L’unica cosa oggettiva, spesso causa anche della netta superiorità dei combattenti da ring, è che il confronto viene fatto spesso con gente che non si allena a sufficienza. Perché di guerrieri da due ore alla settimana ne è pieno il mondo.

9 risposte

  1. Chi pratica arti marziali tradizionali sa (o scopre col tempo) che non pratica solo per l’autodifesa o per la capacità di combattimento, anzi questi aspetti sono secondari, quasi degli effetti collaterali.
    La pratica tradizionale è una esperienza unitaria che permea ogni aspetto della vita (fisica, mentale, spirituale, morale, ecc) e concede benefici ovunque: mira innanzitutto al benessere psicofisico “soggettivo” e benessere vuol dire equilibrio. L’allenamento agonistico (in qualsiasi disciplina) invece spinge il corpo del praticante ai limiti del possibile umano al fine di raggiungere un risultato “oggettivo”, dal quale questo non torna mai senza una qualche deformazione e che di certo non si è in grado di mantenere sino alla tarda età.
    Nessuno può competere con un vero praticante tradizionale perchè il vero praticante tradizionale non compete con nessuno, non ne ha bisogno, non vede l’utilità di arrecare ed arrecarsi dolore per capire quanto sia maschio alpha o per esorcizzare traumi infantili, ed insoluti conflitti con una forse troppo manesca autorità paterna.
    Quindi sì, messo su un ring con un professionista potrebbe prenderle facilmente. A parità di anni di pratica al di sotto di 20 anni (di pratica) direi che quasi certamente le prenderebbe (al di sopra i risultati potrebbero essere più incerti perchè tra i punti di forza del professionista c’è un’eccellenza atletica difficile da mantenere laddove la pratica tradizionale insegna sin dall’inizio ad economizzare ed ottimizzare le energie). Ma non sarebbe neanche un vero praticante tradizionale per la sola ragione di essere salito sul ring.
    Quando il praticante tradizionale ha rifuggito con tutto sé stesso uno scontro, anche a costo di essere ritenuto un codardo, ed anche così si dovesse ritrovare spalle al muro in una situazione di reale pericolo, avrà comunque più chance di una persona non allenata in una condizione assolutamente aleatoria come una determinata, violenta aggressione reale.
    Nell’arte tradizionale cerchiamo Equilibrio, Dominio di sé, Benessere e Salute psicofisici ed, infine , quasi come effetto collaterale dei punti sopra citati, una migliorata capacità di difendersi.
    Chi necessita di misurazioni comparative dei propri attributi farebbe meglio ad orientarsi altrove, io personalmente non so che farmi dei dati che otterrei dal risultato di un combattimento fatto con un’altra persona: cosa mi direbbero? Sono migliore o peggiore di lui. Ma chi è lui? Cosa aveva mangiato il giorno prima… e cosa avevo mangiato il giorno prima io? in che stato mentale eravamo? Uno dei due aveva mal di pancia? A che punto del percorso personale di crescita eravamo? No. Io ritengo che i miei limiti siano l’unico riferimento, le mie paure e le mie debolezze siano i miei obbiettivi, personali sì, ma altrettanto oggettivi.
    E sì, mi alleno tutti i giorni per circa 2 ore al giorno, levigo il mio corpo e la mia mente probabilmente non con la foga di chi entro qualche settimana deve andare a “pestare o essere pestato” ma anche con la serenità e con l’equilibrio di chi intende continuare questo percorso sino a che non chiuderà gli occhi, auspicabilmente, a qualche punto oltre i 90.
    E se qualcuno mi si parerà davanti senza lasciarmi vie di fuga allora, come ogni creatura vivente su questa terra, farò tutto quello che posso per continuare a respirare. Ma nel frattempo avrò vissuto il mio kung fu in ogni mia azione, in ogni mia scelta, al lavoro, in famiglia, che sia con in mano una spada, una tastiera, un pennello o una spugna.
    Che gli sportivi da combattimento reclamino il loro primato: ciò a cui ambisco è ortogonale alle loro velleità.

    1. Condivido dalla prima all’ultima parola. Io penso (ripeto: io) che vengano perseguiti due obbiettivi differenti con percorsi differenti. Entrambi degni di attenzioni e riflessioni se praticati con onestà morale ed intellettuale. Chiunque dei due venga a dirmi : ” io sono più forte perché….” mi vedrà sorridere, voltare le spalle ed andarmene, perché secondo me non ha capito nulla di ciò che fa! E se non lo ha capito pur praticando non sarò io o chiunque altro che riuscirà a spiegarglielo! Sono un praticante (ed insegnante) di Xin Yi, Shou Bo e Taiji. Sono in palestra 5 sere alla settimana e la domenica mattina. E sinceramente non mi interessa nulla di essere migliore o peggiore di chiunque altro. Mi interessa solo ed esclusivamente migliorarmi (soprattutto dentro di me) ogni volta che entro in palestra e cercare di trasmettere a chi desidera seguirmi un modo di essere, pensare e praticare che sia coerente con quello in cui io credo.

    2. D’accordo al 100#. Purtroppo è difficile fare capire questi concetti a chi non ha mai avuto un maestro vero. Consiglio di cominciare capendo cosa vuol dire la parola kung-fu e capirete che non ha a che fare con il combattimento.

  2. Ciao a tutti. Condivido ragazzi….e di pugni in faccia ne ho presi. Insegno tradizionale e no n vi nascondo che cmq la difesa personale e il combattimento ….. come posso dire… sono molto importanti ed hanno um ruolo importante tutt’ora nella mia ottica di insegnamento/applicazione. Mi permetto di sollevare un altro spunto: il motivo per cui spesso ci si trova a commentare questi articoli sta (molto spesso) nel fatto che molti insegnanti “marziali” vogliono mettere becco nei ruoli che non gli competono. Mi spiego meglio: perché tu maestro devi dire che il tuo tang lang, il tuo shaolin o il tuo hung gar può essere usato come difesa personale? E con tanto di locandina per comprarti i giovanotti di 18 anni che hanno voglia di misurarsi con tutto e tutti? Purtroppo la voglia di vendere un prodotto unitamentw all ego spropositato che accompagna molti di questi sedicenti Maestri rovina entrambi i settori: chi fa tradizionale (e lavora onestamente nel suo ambito) e chi fa difesa personale (e lavora altrettanto onestamente nel suo ambito anche se dopo……i 55/60 anni….eh eh eh un po di calo ci sarà ;-). Ciao a tutti

  3. ho praticato un’arte marziale che include in se, sia l’aspetto storico-tradizionale che agonista. Ero più orientato sul primo, pur se il riscaldamento era praticato per forgiare il corpo per le gare. L’arte marziale, di qualsiasi tipo e’ una filosofia di vita piuttosto che la visione di fare a cazzotti per strada. Oggi comprendo che la disciplina che avevo fatto mi abbia aiutato nel mio quotidiano fi oggi. Se ho imparato ad essere cedevole e non passivo in una tecnica, oggi so quando comportarmi tale in rapporto con la gente con cui mi relaziono a casa, al lavoro, con gli amici e sfruttare tale consapevolezza a mio favore. Chi decide di intraprendere le arti marziali per difendersi la causa va ricercata nella sua paranoica visione della vita in cui c’è del pericolo al di fuori della porta di casa. A quel punto occorre uno psicoterapeuta e non un dojo dove illudersi di essere forti e invincibili.

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