La voce dei praticanti di Kung Fu

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saluto kung fuThis is it: ci siamo! Un altro anno marziale è alle porte e Kung Fu Life non ha nessuna intenzione di lasciarselo scappare. Abbiamo parlato di tecnica, forme, difesa personale, energia, allenamento per i più piccoli, allenamento per le posizioni. E ancora di metodologie di allenamento fisico ma anche di filosofia e storia delle arti marziali cinesi. Non abbiamo trascurato l’attualità, nemmeno quella che a volte ha a che fare con la cronaca nera. Ma anche quella più sana e genuina dei grandi eventi nazionali come il Festival dell’ Oriente.
E quest’anno? Ancora di più. La voce dei praticanti è fondamentale e deve assolutamente essere valorizzata. Certo, in parte lo è. Ma quando dico «praticanti» intendo quelli che si allenano silenziosamente sotto questo o quel maestro, che in quanto tale propone e valorizza incessantemente il proprio Kung Fu. Il <<proprio>> Kung Fu? Si, perché nessuno mi toglie dalla testa che non esista affatto solo un Kung Fu, ma tanti. Tanti quanti sono i maestri che insegnano, con le loro diversità e abilità, ma anche con i loro difetti. Non solo, mi azzardo: tanti Kung Fu quanti sono i praticanti, perché se l’arte marziale è espressione artistica del corpo in combattimento allora rispecchia le naturali differenze individuali che ognuno di noi conserva solo ed esclusivamente in sé stesso. Quindi non si tratta soltanto di maestri ma anche di allievi.
Allievi che troppo spesso restano in silenzio o non fanno che ripetere il dogma insegnatogli dal proprio maestro, convinti che esso sia l’anima reale del Kung Fu. A volte resistenti a qualsiasi obiezione che possa lasciar notare che nell’arte marziale esiste tanta gente brava e che questo non significa che il valore del loro maestro ne venga sminuito.

aquilaNon c’è nessun copyright sull’espressione marziale di sé, e anche se ci fosse ce ne fregheremmo altamente di stupidi orgogli da cavilli e scartoffie burocratiche. L’arte è libera e questo significa che può migliorarsi ed evolvere. Non solo a livello tecnico: essa è libera anche di problematizzarsi e di porre domande scomode. Invece attenzione: non si fanno domande scomode al maestro! Solo domande di cui sappiamo che possa darci una risposta. Così però non succederà mai che egli esiterà un attimo prima di rispondere «beh, non lo so…tu come faresti?» e nascerà un bel mito: il maestro sa tutto.
Questo discorso è del tutto simile nelle tecniche: il maestro si attacca solo con colpi che sappiamo che può gestire. Così non risponderà mai «porc%, mi hai dato una bella botta…riprovala che voglio capire dove sbaglio», e nascerà un altro mito: il maestro è così forte che nessuno riesce a colpirlo.
No, invece di verificare la sua conoscenza teorica e tecnica, noi dovremmo cercare di invalidarla. Fare domande onestamente scomode e sinceramente difficili. Non che bisogna andare a cercarsele apposta per rompere le scatole: se siete in grado di problematizzare onestamente l’arte, la domanda dalla ardua risposta nascerà da sé. Per questo succede spesso che il profano che incontri una sera a cena ti faccia una domanda ben più difficile del praticante esperto in palestra. Quest’ultimo ti fa senza accorgersene soltanto domande a cui “sa” che riesci a rispondere. Per le tecniche è lo stesso: uscite per strada e chiedete a qualcuno che vi sembri abbastanza sveglio <<se mi fai male in qualsiasi modo ti regalo 20000 euro seduta stante>>. Poi andate in palestra e chiedetelo al vostro allievo.

non sento vedo parloOvviamente questo discorso non vale per chi è già abbastanza furbo da non avere questo problema. Non si tratta, parimenti alle domande, di voler mettere l’insegnante in difficoltà solo per far vedere che si è bravi. La causa non è affatto personale: si tratta di dare un contributo al progredire della propria arte affrontando proprio quei limiti che il maestro stesso, se davvero tale, vuole infrangere. In questo senso, se lo colpite forte egli vi ringrazierà. Se fate domande strane, egli vi ringrazierà.
È per questa ragione che è importante dare voce ai praticanti invisibili molto più che ai volti noti. Con tutto il rispetto che si deve a questi grandissimi artisti marziali, bisogna lasciar parlare i profani. Si obietterà: <<e allora possono parlare anche gli incompetenti>>. Esatto! Non c’è modo di contrastare l’ignoranza se non accogliendola e sconfiggendola attraverso quella conoscenza di cui essa è assenza. E poi non c’è alcun rischio a lasciar fare ad un ignorante una domanda o una critica ad un sapiente: quest’ultimo avrà vita facile nel rispondere. È il contrario che è un guaio. Il profano poi potrà esserne o no convinto, ma nelle arti marziali sarebbe abbastanza semplice vedere se una risposta ha la dignità di essere inseguita. Non si tratta di essere sempre efficaci e abili: come sostenevo prima, i limiti vanno riconosciuti proprio per essere tematizzati e superati. Si tratta di coltivare un sano e sincero spirito critico. Quelle famose “critiche costruttive” che spesso non sono altro che manifestazioni testosteroniche dell’ego marziale, ma si sa che se uno dice “costruttivo” è poi l’altro che è permaloso.

pesceIl tutto si riduce ad un problema di onestà intellettuale. Alla coltura e cultura di un metodo di miglioramento basato sull’affrontare sinceramente i limiti soprattutto del proprio maestro, dato che se migliora lui noi miglioreremo di conseguenza.

Via allora anche quest’anno con il nostro blog e il magazine online di Kung Fu Life. Senza timore e paura di esprimerci. Non parlo di noi che scriviamo, ma di voi che leggete! Di voi praticanti silenziosi, per cui deve essere chiaro che ogni nostro post o articolo è sempre e solo metà del lavoro. L’altro pezzo è roba vostra, qui sotto dove c’è scritto commenti. Se la voce dei praticanti si alza, quella intoccabile dei guru del Kung Fu comincerà a tremare. E non è abituata.

2 risposte

  1. Non posso che quotare ototikn. Detesto questi prodotti con una dissonanza di stile cosec enorme tra copertina e contenuto.Il disegno e8 anche bello con la vegetazione molto ‘NAM, ma colori, textures e caratteri sono pessimi (in cover dico).Inoltre lo scrive uno grosso, lo disegna un altro grosso del fumetto contemporaneo, curatele di pif9 ‘ste edizioni.

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