Tranquilli non sto parlando di farvi crescere sopracciglio e pizzo come Pai Mei in Kill Bill o i baffi come un gentiluomo di fine ´800 oppure indossare folkloristici costumi tradizionali per le nostre sessioni in palestra o peggio ancora di rifiutare la nascita e l´evoluzione del fitness, ma semplicemente di rivalutare alcuni esercizi senza tempo, quegli evergreen che da sempre vediamo fare senza farci caso e senza chiederci perché. Ma la risposta è molto semplice: sono efficaci, stracollaudati da moltissime persone per un periodo di tempo considerevolmente lungo, sono abbastanza sicuri da eventuali infortuni, ma soprattutto sono di facile esecuzione, con attrezzi basici; inoltre, il piú delle volte, nessuno si è ancora inventato un esercizio altrettanto valido da poter rimpiazzare un classico evergreen.
Quando si parla di Kung Fu, qualunque sia lo stile, il piú delle volte l´allenamento segue prevalentemente un antico protocollo di metodi e tecniche risalenti a svariati secoli orsono, senza peró avere (nella quasi totalitá dei casi) il medesimo tempo a disposizione per attuarlo e neanche le motivazioni che spingono a praticare.
È la risposta che cerco di dare ogni volta che un lettore mi chiede perché è cosí importante integrare con allenamenti specifici e mirati il nostro percorso di Kung Fu, ed è una risposta che vale anche per i praticanti non agonisti.
Per aumentare la qualità del training, dato che spesso non possiamo aumentare la quantità del tempo da dedicare alla nostra arte marziale, non è necessario andare alla ricerca di innovazioni e training all’avanguardia, possiamo piuttosto dedicare del tempo anche agli esercizi evergreen.
Vediamone uno tanto semplice quanto vecchio, risalente a piú di un secolo fa, opera dell´intuizione celata sotto i baffi di Arthur Saxon, esperto in lotta greco-romana, eccellente pesista e provetto circense.
Come si fanno le flessioni laterali Saxon
In piedi divarichiamo le gambe quanto le nostre spalle, solleviamo un carico molto – e sottolineo molto – leggero con le braccia quasi completamente distese, contraendo la zona centrale, il core, per evitare di ingobbirci durante l´esecuzione. Mantenendo questa postura flettiamoci lateralmente quanto più ci è possibile, contraendo gli addominali obliqui che svolgeranno il grosso del lavoro, facendo particolare attenzione a dominare i movimenti involontari dei pesi sulla nostra testa che dovranno rimanere quanto più possibile fermi e centrati.
Personalmente all’inizio preferisco utilizzare una piastra che ha il grande pregio di mantenere un baricentro quanto più in linea con la colonna vertebrale e facilitare l’equilibrio generale. Più avanti possiamo provare con kettlebell e bilancieri e per ultimo i manubri che sono leggermente più ostici da gestire, soprattutto con il braccio più debole.
Questo evergreen seppur simile alla versione con carico gravante sulle braccia distese verso il basso ha una componente di difficoltà decisamente superiore e richiede un periodo di apprendistato maggiore per permettere ai muscoli di abituarsi ad armonizzare la costante sensazione dei trasferimenti di carico.
Infine un consiglio spassionato, andate leggeri coi pesi o sentirete strani scricchioli a livello vertebrale, meglio evitare.