Wang era in piedi, immobile. Respirava affannosamente, mentre dall´elsa della sua spada sgorgavano le gocce di sangue dei suoi nemici, veloci verso la punta affilata, prima di cadere sul terreno. Su quest´ultimo si stendeva un tappeto di corpi trucidati da sciabole, bastoni, alabarde e lance. I loro occhi senza vita guardavano il nulla, lo stesso nulla che aveva preso il posto della loro anima. Wang guardava a terra e non sapeva se essere fiero di se stesso oppure se sentirsi in colpa per aver ucciso così tanti uomini. Dopotutto si era in guerra, e sul campo di battaglia c´é chi vive e c´é chi muore: non esiste una terza possibilitá.
Si ricordava, Wang: l´ultima volta che era rimasto di sasso, sporco di sangue e affannato, era stato dopo aver ucciso Song. Una battaglia all´ultimo sangue, avvenuta in un vicolo sperduto della loro cittadina. L´onore di Wang era stato macchiato dalla prepotenza di Song, che aveva osato dire in giro che il Kung Fu della scuola del suo avversario era falso e inutile. L´onta verso il Maestro era fatta e bisognava agire: quella notte, la vendetta di Wang decapitó le malelingue di Song. In tempi di pace, le guerre venivano generate da accuse, maldicenze e difese del proprio onore.
Un guerriero capace di uccidere a mani nude, un portento delle arti marziali non poteva restare fuori dall’esercito, quando la guerra cominciò. Persone come Wang avrebbero fatto la differenza, nello scontro con una superpotenza che aveva deciso di invadere la città. Troppi gli uomini in più, troppa la potenza e i numeri del nemico. I guerrieri abili avrebbero dovuto rispondere alla chiamata alla leva. Wang non disertò, cosciente di essere abile, coraggioso e letale. Adesso, però, era rimasto solo sul campo di battaglia. Non intravedeva anima viva intorno a sé, soltanto cadaveri ammassati in tal modo da lasciar intravedere a stento zone di terreno sottostante. Egli non capiva il perché di tutto questo, per quale ragione la vita e la morte.
E fu a causa dei suoi dubbi che esse arrivarono. Wang volse lo sguardo e vide una fitta nebbia avvicinarsi verso di lui, mentre dalla parte diametralmente opposta una luce accecante irradiava l’aria. Una figura scura, vestita di una cappa nera, con in mano una falce, avanzava. Lasciava intravedere il suo volto scheletrico sottostante al cappuccio, mentre le sue ossute mani salutavano il guerriero in segno di rispetto.
<<Salute a te, figlio mio!>> disse la Morte, <<Con le gesta compiute oggi tu mi hai servita splendidamente, come poche persone finora hanno fatto!>>
Gli occhi di Wang non finirono di sbarrarsi, che dalla luce antistante alla tenebra si udì un’altra voce:
<<Tu sbagli, sorella. Egli ha dovuto falciare per te tante anime, ma per lasciare a me quelle dei suoi cari>>. Era la Vita, che avanzava con una veste bianca ed un volto roseo e dolcemente fine. La voce era sottile proprio come si addice ad una bambina di circa 6 – 7 anni: tanto dimostrava quella figura candida che aveva appena confutato il vecchio scheletro sotto la cappa.
<<Giovane sorella, ma guardati bene intorno… cosa vedi? Tutto urla il mio nome! Il fetore dei corpi squarciati dalla violenza, il vermiglio del sangue che sgorga copioso, il silenzio che imperversa dove prima si udivano vive mille voci impaurite>>.
<<Hai ragione, Morte. Ma solo in parte. Tutti i guerrieri che qui si sono immolati per una folle causa bramosa di potere sono oramai di tua proprietà. Ed il fautore di questo è Wang. Non devi però correre, perché le cose non significano solo ciò che sembrano. Almeno non sempre>>.
<<Come credi sia possibile dubitare anche solo per un attimo che la reale trionfatrice di quest’oggi sia io, Vita? Cosa sei venuta a fare qui? Posso immaginare che forse tu voglia rivendicare Wang, unica anima presente nel giro di migliaia di passi?>>
<<Può essere. Non puoi contestare che egli sia vivo>,>.
<<Non importa!>> tuonò Morte, <<Egli oggi non può più rivendicare un posto pulito tra ciò che nasce e cresce. Egli è strumento per ciò che si corrode, sfiorisce e deperisce. Egli è la falce umana capace di uccidere decine di guerrieri in un battito di ciglio. Egli è servo della Morte: Wang è un guerriero>>.
<<Pretendi dunque l’esclusiva su quest’uomo perché così letale ed efficace?>>
<<Sicuro: un assassino nato, la quintessenza delle arti marziali, l’apoteosi del Kung Fu in battaglia>>.
<<Eppure non arrivasti a cercarlo la notte in cui Song morì>>.
<<Bah… un’uccisione per vendetta non è cosa per cui scomodarsi più di tanto. Poco sangue, poche grida, poco dolore. Niente di lontanamente paragonabile al trionfo della fine avvenuto quest’oggi>>.
Una voce di udì in lontananza, più roca e mascolina. Un uomo avanzava dicendo: <<Fatti da parte, o Morte. Lascia Wang a Vita>>.
Morte rispose: <<Tu… Arte Marziale. Cosa sei venuto a fare? Basto io per recidere legami e coronare violenze. Tu sei mia serva, strumento di morte e quindi di Morte. Proprio come Wang>>.
L’uomo rispose: <<Recrimini un guerriero in quanto letale strumento di guerra. Ma sei in errore: in quanto guerriero, egli appartiene prima di tutto a me. Sono io che decido. E oggi decido di darti a Vita, Wang>>.
Wang non capiva. Si sentiva in completa balia degli eventi e delle tre strane figure davanti a lui. Intervenne Vita: <<Tranquillizzati, prode. Oggi hai difeso la vita dei tuoi, sei quindi con me>>.
Rispose Morte: <<Non scherziamo! Guardatevi attorno e rendetevi conto che egli è mio!>>
E Arte Marziale: <<No, e ancora no: prima di tutto egli è mio. Lo diedi a te, o Morte, la notte in cui uccise Song per vendetta. Lo do a Vita, adesso, che si è battuto per la vita dei suoi>>.
Arte Marziale si rivolse infine a Wang: <<Ascoltami bene, guerriero. In quanto tale non sei né servo della Morte, né servo della Vita. Tu mi appartieni. Ma più precisamente: sono io che appartengo a te. Sei tu che decidi cosa farne dei miei doni. La morte di Song, che fu per vendetta, mi consacrò a Morte. La morte del nemico, ingiustamente e gratuitamente invasore, mi consegna a Vita. E lo stesso sarà il tuo destino>>.
Wang cominciava a capire, quando Arte Marziale sciolse ogni suo dubbio: <<Posso avere un secondo nome, che può essere Difesa o Offesa. Scegli bene, giovane Wang: da questo dipende chi servirai, in futuro>>.
La luce si spense e la nebbia si diradò, quando Wang aprì gli occhi e si destò. Una voce lo chiamava da fuori, così si affacciò dalla finestra. <<Wang! Il malvagio Song attenta al nostro onore! Giustizia è da farsi! Stanotte>>. Il tutto mentre affianco al giovane che urlava in strada, già si mormorava di alcuni gruppi di soldati invasori che stavano per raggiungere il confine.