Dire che le arti marziali siano applicabili nella vita quotidiana non fa quasi piú notizia. Eppure, in un modo o nell´altro, è esattamente cosí: possono insegnare alcuni valori e virtú tali da migliorare il tuo approccio all´esistenza. La disciplina, la concentrazione, la forza di resistere alle avversitá, il saper aspettare il momento giusto per fare qualcosa. Ci sono casi in cui, addirittura, è la vita stessa ad apparire un ring o un lei tai. Ci pervade la sensazione che ci sia sempre qualche combattimento imminente da sostenere, persone che si pongono verso di te in maniera competitiva e rivaleggiante. Il successo e la virtú, poi, non le perdona mai nessuno.
A proposito della virtú: un altro modo di chiamare il Kung Fu. La nostra <<virtú appresa dopo un lungo e duro lavoro>>. Ma è un dono o è abilità acquisita? È propensione innata o effetto di un percorso che, seppur ampio e faticoso, è comunque solcabile da tutti? In queste domande risuona la vecchia questione del <<sei portato per…>>, del <<Eh ma per certe cose o ci nasci o è inutile>>. Si potrebbe obiettare che la risposta a questa domanda ce la dà il significato stesso del nostro termine. Se infatti esso è un’abilità acquisita dopo tanto impegno e costante applicazione, va da sé che è appresa e quindi effetto di cosa fai e non di come sei nato. Un mio vecchio istruttore amava ripetere che nel Kung Fu non c’è chi è bravo e chi non è bravo, ma solo chi si allena e chi non si allena. La frase ha un forte impatto motivazionale ed è utile più che altro per far maturare e crescere negli allievi la voglia di impegnarsi, ma è decisamente vera. Solo che fino ad un certo punto.
C´é comunque da dire che il significato del termine Kung Fu non è per forza di natura marziale. Come saprete sicuramente bene, si può diventare bravi attraverso un lungo e duro lavoro in tanti altri campi: cucina, arte, sport etc. Per questo motivo, allora, spiegare cosa si intenda con questo termine non risolve la questione, dato che tutti hanno almeno un campo in cui raggiungono più facilmente buoni risultati. Come dire: si è per forza portati per qualche cosa, ed in essa possiamo diventare bravissimi e quindi kungfuici attraverso un serio studio. Prima ci nasci, poi lo rendi Kung Fu.
La scienza ci insegna, però, che alla genetica non si scappa. Le caratteristiche fisiche influenzano chiaramente qualsiasi tipo di attività sportiva o simil-tale, ed è indubbio che siano il risultato di un complesso programma genetico inscritto nel nostro DNA. Se nasco alto due metri perché tutta la mia famiglia è alta due metri, sarò più portato per il basket o la pallavolo rispetto ad una persona che eredita dai genitori il suo scarso metro e cinquanta. È per questo motivo che molta gente ritiene gli orientali molto più portati per imparare l’arte marziale cinese: proprio come gli occhi a mandorla, è un effetto combinato di impegno e caratteristiche innate.
Ho alcuni allievi che sembrano convinti di questo. Sostengono una curiosa teoria secondo la quale esistono due tipi di persone: i buoi e gli unicorni. Le prime sono quelle che, per raggiungere un obiettivo, devono applicarsi molto, dedicare molto tempo ed impegno per diventare bravi in qualcosa. Le seconde, per contro, sono quei fortunati che <<ci nascono>> ed hanno vita facile: grandi risultati con relativamente scarso impegno. Mi sa tanto, ancora una volta, di Batman v Superman. Il pipistrello diventa un vigilante imbattibile nelle arti marziali perché si rinchiude in un tempio orientale a studiare Ninjutsu tutto il giorno. Diventa un genio della tecnologia ed un detective infallibile attraverso uno studio oculato della scienza, della criminologia e della psicologia criminale. Il figlio di Krypton, invece… beh, cosa aggiungere, quando uno nasce che ancora prima di parlare sa volare?
Già, pensate un po’ al film di Christopher Nolan Il ritorno del Cavaliere Oscuro: cosa ha dovuto fare Bruce Wayne per tirarsi fuori da quel buco nel terreno in cui sono destinati a restare tutti coloro incapaci di sfidare la pericolosissima scalata su per la parete? Flessioni, addominali, trazioni e primi tentativi falliti. Super Clark Kent se ne sarebbe andato senza nemmeno dire ciao, più veloce di un jet. Cosa faceva Super Henry Cavill mentre Bat Ben Affleck si spaccava in due attraverso un workout degno del più duro functional training applicato agli sport da combattimento? Si buttava nella vasca da bagno insieme a Lois Lane.
Ripeto: la genetica purtroppo non mente. Esistono persone con caratteristiche innate che le rendono più adatte degli altri a far qualcosa. Ma la faccenda non è così facilmente liquidabile e rischia di costituire un alibi per giustificare il fatto che l’ipotetico unicorno abbia raggiunto un risultato ancora lontano per un bue. Il bovino si mette il cuore in pace: non è mica colpa sua se non riesce. L’equino, a differenza sua, è solo fortunato: non fatevi sfiorare dall’idea che possa essere così perché s’è fatto il mazzo.
Ritorna quindi, e di prepotenza, la frase del mio vecchio istruttore: nel Kung Fu non c’è chi è bravo e chi non è bravo, ma chi si allena e chi non si allena. Come fate, infatti, ad escludere che qualcuno sia un "unicorno" proprio perché, dopo tanto impegno, la sua capacità di apprendere una determinata disciplina si è sviluppata al pari della conoscenza della disciplina stessa? Ha, in altre parole, imparato non solo l’arte, ma ha anche imparato ad imparare l’arte. La capacità di apprendere ad apprendere viene chiamata da Gregory Bateson deuteroapprendimento. Quanto c’avete messo ad imparare la vostra prima forma? Tanto. E invece l’ultima? Sono sicuro di meno. Insomma: può non essere un caso che, tra le due, l’unica figura inesistente sia proprio l’unicorno.
Un vecchio adagio dice <<Dai ad un uomo un pesce e lo sfamerai per un giorno, insegnagli a pescare e lo sfamerai per tutta la vita>>. Impara ad imparare e non solo a conoscere i contenuti di una disciplina. Soprattutto se è il Kung Fu, un’arte che può essere espressa in mille modi diversi e quindi del tutto compatibile con le differenze individuali. Se infatti è espressione del proprio essere in contesto marziale, poco importa l’essere portati per calci piuttosto che per pugni: vi basterà solo aver voglia di apprendere e il vostro corpo troverà da solo la sua strada. A meno che voi, per Kung Fu, non intendiate il dover essere tutti come un determinato prototipo, che coincide quasi sempre con il vostro Gran Maestro. In quel caso, allora, nell’immenso marzialistificio in cui vi siete cacciati o siete portati oppure no, dato che dovete scimmiottare il grande capo. Ma questa è un’altra storia.