Quando si parla di Kung Fu l´immaginario collettivo corre a recuperare le immagini di persone particolarmente abili nei movimenti marziali, che hanno fatto della spiritualità e della disciplina cardini sui quali posare il proprio stile di vita.
Quando ad esempio vediamo in azione i monaci Shaolin in una delle loro esibizioni ci stupiamo delle capacità che riescono a raggiungere grazie al continuo allemento non solo del corpo, ma anche e soprattutto della mente, allenamento reso possibile proprio dalla filosofia che regola l´esistenza dell´”originario” praticante di Kung Fu.
Disciplina e rispetto. Sono le prime due cose che impara il novizio praticante di Kung Fu che mette per la prima volta il piede su un tatami e il maestro gli spiega il saluto al kwoon, all´insegnante stesso e ai compagni e l´importanza che tale gesto assume in una cultura orientale antica. Sono gesti distanti dall’Occidente, ma che all’Occidente comunque piacciono, perch´ fanno parte del fascino delle arti marziali orientali.
Man mano che prosegue nell´apprendimento dell´arte lo studente impara l´autocontrollo e imparando movimenti e tecniche via via più complesse sente crescere la fiducia nelle proprie capacità.
Disciplina, rispetto, autocontrollo e fiducia. Sono alcune degli obiettivi della Kung Fu for a Better Life, un’organizzazione no-profit che offre alle scuole programmi di “crescita” per ragazzi, i quali attraverso la filosofia del Kung Fu imparano la leadership basata sulla fiducia in se stessi, ma anche sul rispetto per se e per gli altri.
L’ideatore dell’iniziativa è Karl Romain, campione e insegnante di Kung Fu, proprietario della Edgewater Kung Fu Academy.
Sifu Romain riassume il suo programma in cinque domande:
– cos’è la leadership?
– cos’è la fiducia?
– cos’è il rispetto?
– cos’è l’autocontrollo?
– cos’è la disciplina
e si propone di dare ai ragazzi ai quali insegna degli esempi che possano essere utilizzati quotidianamente per definire il significato di tali concetti.
Un bell’esempio di “utilizzo” del Kung Fu al di fuori dagli schemi ai quali siamo abituati, una sorta di ritorno alle origini quando il maestro di Kung Fu accoglieva l’allievo nella sua casa e gli insegnava delle tecniche non solo marziali, ma di filosofia di vita, formando prima l’uomo e poi l’atleta.
In un paese dove lo sport di aggregazione dei ragazzi è quasi sempre il calcio, ambiente dove spesso per vincere ci si dimentica di formare l’uomo (basta dare uno sguardo ai genitori sugli spalti mentre i figli sono in campo), un’iniezione di Kung Fu con tutti i suoi riti e le sue dinamiche culturali potrebbe essere la classica boccata d’aria fresca in una stanza che sa di chiuso.