Vi siete mai trovati con qualche amico a parlare della vostra incredibile passione per i film horror? Se la condividete con me, credo di si. Oppure no, perché non siete proprio degli Indiana Jones di fronte alla piccola Samara Morgan o all’improvvisa apparizione dal nulla di un morto vivente del grande George A. Romero. Magari allora avrete dirottato l’attenzione su come i fratelli Wayans hanno esorcizzato — termine curiosamente adatto — le vostre paure negli Scary Movie, in cui Leslie Nielsen fa per caso precipitare in un buco la «cadaverina» Tabitha, sbeffeggiante parodia della Samara di The Ring. Oppure sulle ciniche spiegazioni di Jesse Eisenberg su come sopravvivere a una apocalisse di Zombie in Benvenuti a Zombieland. Forse vi è venuta in mente quella esilarante vignetta in stile “meme” che gira in rete, in cui la malvagia Samara telefona e dice il suo famoso «morirai fra sette giorni» e poi ritratta immediatamente perché aveva fatto il numero di Chuck Norris.
E con Sua Divinità Chuck ecco il gancio — ancora termine ironicamente adatto — per l’argomento del post di oggi: arti marziali e cinema. Ancora più in là: parodia. Norris è una figura sulla cui forza dei calci rotanti si è fatta ironia ovunque: forse manca solo nella serie cinematografica dei Wayans. Questi sono più che altro scherzi per ridere di fronte a facebook o evitare di passare la notte in bianco con gli occhi incollati al televisore, sperando che non si accenda e qualcuno esca da un pozzo trasmesso via cavo. Artisticamente parlando, però, anche a scherzare si fa sul serio. La parodia e la satira sono due generi artistici che da sempre affiancano drammi e commedie. L’estremo scontro con l’horror le rende ancora più esilaranti. Ma al cinema anche le arti marziali si sono prese parecchio sul serio: Bruce Lee in Enter the dragon uccide per non morire, Jet Li in Danny the Dog interpreta un giovane orfano cresciuto come un ingenuo quanto letale killer da un boss criminale. Lo scontro tra il serio e il faceto sarebbe anche qui bello secco, e infatti c’è un attore-regista-produttore e anche doppiatore-cantante-stuntman che negli anni 80 lo capì benissimo: Jackie Chan! L’inventore di un genere che possiamo assolutamente chiamare Kung Fu comedy movie.
Quando fate una parodia, più il parodiato è serio più voi sarete divertenti. Quindi horror e uccisioni letali a mani nude si prestano benissimo: andate su youtube a guardarvi i video di tutti quei deficienti che fanno finta di essere maestri di arti marziali e prendono scivoloni e botte nel tentativo di colpire sacchi o sagome di gomma.
Sapete, io amo le arti marziali ma non vado mai al cinema a guardare i film di Jet Li, Van Damme o Steven Seagal. Certo: conosco alla perfezione i film di Bruce Lee, ma quella è la Bibbia, un altro paio di maniche. Ma per gli altri non consumo nemmeno il credito della mia tessera della videoteca. Ne ho visti moltissimi, certo, ma sempre per dvd prestatimi da qualcuno o in TV. I film di Jackie Chan invece li ho afittati tutti in videoteca, uno dopo l’altro: mi fanno divertire come un matto. Credo che la sua intuizione di fare una parodia di quello che Lee aveva preso così sul serio sia geniale. Pensate che sarebbe dovuto essere proprio lui il più probabile erede del fondatore del Jeet Kune Do, ma come qualsiasi innovatore non si è accontentato di obbedire allo star business e ha deciso di creare. Pensare senza paura per realizzare se stesso. Paradossalmente sarebbe stato lontanissimo dal continuare l’opera di Bruce Lee proprio se avesse deciso di ereditarne lo stile cinematografico. Come Lee diceva nella famosa intervista con Pierre Berton:
«Le arti marziali sono un’onesta espressione di te stesso […] io posso mostrarti movimenti veramente estrosi, ma non starò esprimendo me stesso onestamente […] questo, amico mio, è veramente difficile da fare». (traduzione mia)
1ª parte:
2ª parte
Chan non era Lee, quindi non sarebbe stato coerente con il pensiero di quest’ultimo se avesse cercato di essergli uguale. Bruce era tormentato, nervoso, ansiosamente sempre in movimento, un marzialista di un’arte volta alla sopravvivenza e all’efficacia. Jackie è invece un buontempone, un artista uscito dalla Peking Opera School che altro non è se non il teatro cinese. In quanto tale ha studiato si arti marziali, ma insieme a canto, danza, acrobatica, recitazione, poesia e musica. In molti aspetti ricorda proprio il circo cinese. Insomma, personalmente vedo Bruce come un guerriero e Jackie come un artista nel senso occidentale del termine.
La cosa più interessante è che il Kung Fu comedy movie inaugurato da Chan e diffusosi oggi anche ad artisti come Sammo Hung (lo sfortunato Maestro Hung di Ip Man 2 con Donnie Yen) e lo Stephen Chow di Kung Fusion e Shaolin soccer, deve qualcosa a noi italiani. Per stessa sua ammissione, infatti, Jackie Chan si è ispirato a due personaggi italianissimi: Bud Spencer e Terence Hill. Immagino che sappiate tutti che non è il caso di farsi ingannare dai nomi americani che i due hanno scelto come appellativi d’arte. Carlo Pedersoli decise di rendere omaggio al suo idolo Spencer Tracy e alla sua birra preferita, la Bud, e nacque Bud Spencer. Mario Girotti era invece affascinato dal commediografo latino Terenzio, essendo tra l’altro laureato in lettere classiche, e nacque Terence Hill. Le prime esilaranti scazzottate che definirono, dopo il genere Spaghetti western dell’anche nostro Sergio Leone, il Fagioli western risalgono agli anni 70, periodo in cui Jackie Chan si faceva ancora malmenare da Lee come stuntman nei suoi film. Naturalmente Trinità e suo fratello “mano destra del diavolo” Bambino non facevano i salti mortali e più che calci ciclone o backfist e ping choy tiravano i loro leggendari sganassoni e schiaffoni che ribaltavano letteralmente i loro avversari. Quest’ultimi erano sempre criminali poco furbi e mai gente come il potente Chuck Norris che con fatica Chen dovette sconfiggere nel Colosseo in The way of Dragon.
Il genere cinematografico Kung Fu comedy movie entra allora nella storia della settima arte con un Jackie Chan che esce dai film di Bruce Lee a bordo di una Dune Buggy con un rombo tutto italiano, abbuffandosi fuor di galateo davanti ad una padellona di fagioli accompagnati da un vino del vecchio west nemmeno troppo pregiato.
4 risposte
Si nota subito in effetti che la formula di Jackie è simile a quella di Bud e Terence. Anche Eastwood ha fatto due film simili, “Filo da torcere” e seguito. Non so se anche lui si sia direttamente ispirato ai nostri!
Non sono d accordo io penso che jet lee oltre che essere un ottimo marzialista abbia fatto dei bei film e idem per Tony jaa con la sua muaj thai cosi spettacolare
Non sono d accordo io penso che jet lee oltre che essere un ottimo marzialista abbia fatto dei bei film e idem per Tony jaa con la sua muaj thai cosi spettacolare
Jet lee è stato un vero fenomeno delle arti marziali a livello competitivo poi passato al cinema , era gia un bambino prodigio e imbattibile forse oltre bruce lee e poi i suoi film come j.chan spesso sono divertenti oltre che belli