Immaginate una ragazza snella, magrolina e magari anche molto carina che passeggia liberamente dopo essere appena uscita da un negozio. In attesa di entrare in un altro, si guarda intorno e osserva le vetrine con aria rilassata. Deve essere il suo giorno di riposo dal lavoro, si vede che è in giro di piacere. Mostra tutta la calma che giustamente si ha quando ci si rilassa un po´, con libertà e leggerezza.
Ad un certo punto dietro di lei, ad una ventina di metri, sbuca un uomo che se la corre nervosamente e di gran carriera. Avanza veloce verso la ragazza, che non si accorge di nulla. Lei è tranquilla, lui sembra invece rincorrere l´autobus che sta per lasciarlo a piedi. Si avvicina rapido, manca solo qualche metro prima che la raggiunga. Proprio adesso alza ampiamente un braccio per caricare quello che noi marzialisti chiameremmo una <<sventola da strada>> e parte con un devastante colpo alla tempia della ragazza. Mica un pugno: una “avambracciata” bella sonora, con una rincorsa da salto in alto. Lei non si accorge praticamente di nulla: un attimo prima è sveglia, in piedi e sorridente, quello dopo è a terra senza sensi e probabilmente da portare in sala rianimazione. Il tutto avviene sotto l´obiettivo di una impotente telecamera di sicurezza.
Quello che vi ho descritto è verosimilmente quello che sta accadendo negli Stati Uniti quando le gang di giovani delinquentelli si dilettano nella loro nuova moda: il Knock Out. Fino a ieri sembrava si trattasse di qualcosa appartenente al gergo sportivo o marziale, adesso invece è anche una stupida e bullesca usanza. Quale sarà il motivo? Non c’è. O meglio: c’è, ma non è un motivo! Non un buon motivo, se per caso potesse essercene qualcuno. Così: per far vedere che si hanno le palle. Vuoi entrare nella nostra banda di sfigati? Dimostra che hai le palle. Lasciamo perdere però adesso le goliardie, i bagni nella melma, i furti di biciclette, l’andare in giro nudi, etc. Dimostriamo di avere le palle mettendo al tappeto un ignaro passante, meglio se è di spalle e se non è un marcantonio: va giù di sicuro.
È veramente difficile trattare di questa nuova cosa senza sentirsi moralisti, buonisti e retorici. Cosa ci sarebbe da dire, se non il biasimo più totale? Mettersi lì e dire che è una vergogna, che i giovani d’oggi non sanno più cosa sono i valori, che le forze dell’ordine dovrebbero forse tenere più sotto controllo la microcriminalità giovanile. Solidarizzare ed empatizzare con quei poveri malcapitati che si stavano solo facendo i fatti propri. È difficile solo perché è ovvio, e quando qualcuno dice qualcosa di ovvio si sente come se ricordasse a tutti che non ci sono più i giovani di una volta e che si stava meglio quando si stava peggio. Scoprire l’acqua calda, insomma: via tutto ciò che non è abbastanza originale.
Si rischia di sembrare banali, però è tutto vero. I nostri lettori (voi che proprio adesso condividete con me questo post) sono verosimilmente dei praticanti. Praticanti vuol dire guerrieri o aspiranti tali, e poco importa se la loro battaglia sia combattuta nell’interno del loro Qi, su un tappeto durante una forma, in un ring con i guantoni. Certo, gli studenti dei cosiddetti sistemi di difesa personale da strada forse sono più sensibili a questa nuova genialata americana, occupandosi proprio di violenza e aggressività nelle strade. Ma anche no: se solcate la via del guerriero sono sicuro che, guardando questi video registrati dalle telecamere di sorveglianza esterna, sarà venuto anche a voi quel groppo in gola che vi ha fatto pensare <<ma guarda questi bastardi, è facile così alle spalle e senza onore. Dovrebbero metterli di fronte ad un avversario cosciente e con i giusti mezzi per difendersi, poi vediamo cosa fanno>>.
Noi artisti marziali abbiamo una buona concezione della lealtà e del rispetto dell’avversario. Almeno così dovrebbe essere. Una roba come il Knock Out mi fa letteralmente accapponare la pelle.
A voi?
In definitiva questi eventi non c’entrano molto con le arti marziali. Ma a ben guardare noi siamo degli studiosi di metodi di gestione della propria e della altrui aggressività, spesso espressa in situazioni di reale pericolo che poco ha a che fare con la sana competizione sportiva. Non è facile evitare retorica e banalità, dicevamo. Anche se però non ci riusciremo, penso che un fenomeno del genere abbia meritato almeno un post di attenzione e riflessione da parte di chi, come noi, vive rapportandosi ogni giorno all’aggressività e la studia sotto molti aspetti: quella fisica, quella verbale, quella psicologica, quella tecnica. E poi scusatemi, ma io proprio non resisto: questi tizi dovrebbero acchiappare una volta un campione di Sanda o un maestro di Kung Fu che si accorga delle loro intenzioni e li mandi all’ospedale. Allora noi kungfuisti scriveremo un post tutti insieme e ce la rideremo alla grande, fregandocene delle ipotetiche banalità in agguato.
2 risposte
In effetti, il fenomeno che descrivi suggerisce una forte idea di vuoto e di insensata slealtà oltre che assenza totale di rispetto per gli altri.
Concordo pure sul fatto che questa gente si merita una punizione esemplare.
Mi auguro, comunque, che più che i singoli cittadini siano le forze dell’ordine a vigilare e arginare questi fenomeni, visto anche la cospicua presenza di telecamere oramai disseminate in molti luoghi pubblici.
già, una bella lezione..