Nel Kung Fu esiste la suddivisione tra interno ed esterno, in particolare negli stili, a sottolineare la prevalenza di fisicità o dell’energia. Una suddivisione che caratterizza in molti casi le forme e gli stili stessi in categorie. Tai Ji stile interno, Shaolin stile esterno. Una suddivisione che personalmente non condivido e non seguo perchè non vedo una separazione tra corpo ed energia, nel Tai Ji si utilizza il corpo così come nello Shaolin è necessario gestire la propria energia. Una suddivisione dettata dalla necessità occidentale di chiudere tutto in compartimenti stagni ma che non è così scontato ritrovare nei principi degli antichi Maestri Cinesi.
Anche da noi in occidente si stia sempre più assottigliando il confine tra interno ed esterno, lo dimostra la nascita di nuovi sistemi e stili che vogliono unire l’efficacia delle caratteristiche inquadrate come esterne con l’abilità di gestione dell’energia propria e dell’avversario comunemente associate all’idea di interno.
È il caso del Jing Hua Quan che (come si legge dal sito ufficiale) nasce con l’idea di fondere le esperienze di combattimento stradale e di difesa personale del Wing Chun, con la gestione del corpo nello spazio del Tai Ji ed i principi di forza interiore del Qi Gong.
Ne abbiamo parlato con il Maestro Enrico Mori, fondatore assieme al Maestro Valente di questo stile, nato nel 2009, che vuole – come dice Mori – <<Unire l’efficacia marziale degli stili più combattivi con i concetti interni di adattabilità alle situazioni>>.
Durante l’intervista abbiamo toccato argomenti quali efficacia, studio del Kung Fu, applicazioni e ovviamente principi dello stile. Il Maestro Mori ha espresso concetti interessanti come ad esempio quello relativo all’insegnamento del Kung Fu basato sul “passaggio” tra maestro e allievo, che poi diventa egli stesso maestro e trasmetterà i principi ai suoi allievi e così via in una catena che spesso, simile ad un telefono senza fili, perde lungo il tragitto l’idea originale. All’ennesimo allievo arriverà uno stile diverso da quello insegnato dal maestro fondatore. Bisogna quindi ripensare al modo in cui trasmettere i principi.
O ancora l’idea che in ogni stile c’è l’essenza del Kung Fu, però spesso la presenza di mille “elementi di contorno” allontana dall’idea originale che ha generato lo stile stesso.
In definitiva una bella chiacchierata con Enrico Mori, che ha elaborato ciò che ha appreso in un percorso marziale trentennale nella ricerca di quello che lui stesso ha definito “essenza”.
E l’essenza del Kung Fu è anche evolvere per migliorare, anche in nuovi stili e sistemi.
L’intervista con Enrico Mori.
3 risposte
Complimenti Maestro. intervista onesta e chiara.
Lo sottolineo perchè caratteristica di un Maestro deve anche essere (a parer mio) la trasmissione di un messaggio chiaro e pulito, anche per chi legge gli articoli di kung fu life e ancora non pratica….per il momento:-).
Bravi tutti.
Floridia Alessandro
Allora in risposta al quesito posto sul gruppo in facebook in merito al quale perchè i praticanti piu grossi e potenti siano i migliori nelle rispettive arti comprese in quelle cosidette morbide come wing chun, credo la risposta sia molto semplice ed è la seguente.
Tutte le arti marziali compreso il wing chun si basano sulla forza e potenza muscolare non importa che sia preponderante o meno si sa che a parita di tecnica vince il più forte fisicamente per cui per quanto si possa dire fintanto che nelle arti si fa ricorso a questa forza coloro che sono piu possenti avranno sempre la meglio vedi i vari Bontzepe Gutierrez e company, ovviamente il discorso cambia qualora ci fosse un arte che non usa questo tipo di forza, ma anche li bisogna vedere i vari praticanti se sono realmente in grado di fare una cosa del genere
In risposta al quesito posto sul post di Fb, credo che a parità di consapevolezza e conoscenza dei principi che generano il movimento del corpo secondo il Tao, e non parlo di tecnica, a parità di percezione, intuizione, velocità, adattabilità, libertà mentale, creatività, capacità al distacco emotivo e altri parametri vincenti inerenti alle arti marziali, chiaramente chi ha leve più lunghe ha un vantaggio rispetto a chi ha leve corte, un proverbio cinese cita “un centimetro in più in un combattimento equivale a un centimetro di vantaggio”. Rispetto al peso corporeo è un pò diverso, se esso non pregiudica altri parametri quali : rapidità ed elasticità,( cosa rara) allora anche il peso è un vantaggio sicuramente… Diverso è in un combattimento sportivo dove ci sono regole e limiti allora il peso corporeo potrebbe fare la differenza su un artista marziale che non riesce a esprimere i propri principi e potenzialità a causa dei limiti imposti (spazio, punti di attacco..ecc ecc)
Ma sicuramente come ben dice il maestro Mori, la conoscenza dei principi, la consapevolezza e la capacità di adattarsi adogni situazione vince sull’uso della forza bruta qualsiasi sia la stazza della persona che la usa…