Erano quasi le tre del pomeriggio quando il Maestro fece chiamare Jian. Il giovane allievo non sapeva per quale motivo era stato convocato. Pensó subito di aver trasgredito a qualche principio basilare della sua scuola di arti marziali, ma non gli veniva in mente nulla che potesse suggerirglielo. Il timore di un rimprovero era pari solo alla sua curiositá, tanto che alle due del pomeriggio Jian era giá di fronte alla porta della sala del tempio Shaolin.
Alle tre in punto la porta si aprí e l´allievo venne invitato ad entrare. Bramoso di conoscere il motivo della convocazione, si alzó e si diresse verso l´entrata. In fondo al corridoio, che occupava la prima parte di una sala che si apriva sfarzosamente su una sorta di trono dorato, sedeva il Maestro. Sembrava lontanissimo e quasi finto, di pietra, immobile come una statua. Era illuminato da forti luci provenienti da candele e lampioni, mentre il corridoio sprofondava nella penombra di una navata che serviva solo a mostrare a tutti la maestositá del trono.
Jian arrivò e si inginocchiò: <<Mi avete fatto chiamare, Maestro?>>
Il Maestro rispose: <<>>Si, Jian. Devo parlarti>>.
E Jian: <<Ditemi qualsiasi cosa, sono a vostra disposizione>>.
Il Maestro: <<>>Oramai è molto tempo che ti alleni duramente e studi a fondo le discipline del combattimento. La tua tecnica è impeccabile e la tua maturazione spirituale è quasi compiuta. Sei prossimo a poter essere considerato a tutti gli effetti un vero monaco guerriero>>.
Jian: <<Oh Maestro, dite davvero? Sono molto felice di sentire queste Vostre parole! Non credevo di dover ricevere oggi una notizia del genere. Anzi: immaginavo di aver fatto qualcosa che potesse averVi dato fastidio, qualcosa di sbagliato. Invece sono fiero di me stesso per aver raggiunto questo risultato!>>
<<Non correre, giovane e irruente allievo. Non siamo ancora giunti al punto centrale, quello che farà la reale differenza tra la Comprensione profonda e l’illusione dell’illuminazione. Ed è proprio del tuo sentimento di fierezza verso te stesso che sto parlando>>.
<<Cosa intendete dire, Maestro?>>
<<Vedi, Jian, per giungere alla Verità della Comprensione, all´Illuminazione che farà di te un vero monaco guerriero dovrai uccidere il tuo Ego. È l’ultimo e peggior nemico da sconfiggere, l’unico vero avversario che valga la pena battere. Purtroppo, è ancora molto potente e tu non sei ancora riuscito a vincerlo. È questo l’ultimo passo che ti manca per l’ Illuminazione>>.
Jian rimase spaesato ed impaurito da quelle parole. Non sapeva nemmeno se le avesse o no intese bene, e la sua espressione era per il Maestro come un libro aperto. Quest’ultimo, rendendosi conto di aver preoccupato non poco il proprio allievo, continuò:
<<Non spaventarti. Come sempre fino ad ora, ti guiderò verso la vittoria. Per sconfiggere questo formidabile avversario dovrai annullarti. È un’ombra, un riflesso di te stesso che ti segue da sempre e ovunque. È presente, al tuo fianco, in ogni luogo in cui tu vada o sia andato finora. È subdolo, tacito e talmente silenzioso da celarsi agli occhi di chiunque non sia consapevole. Ed è proprio questo quello che adesso io farò con te: ti rendo, in questo preciso istante, consapevole della presenza di un pericolosissimo nemico invisibile proprio perché tu possa cominciare a vederlo. Scorgendolo intorno a te, comincerai a riconoscerlo e ad affilare quindi le tue armi per poterlo sconfiggere al momento opportuno>>.
Jian: <<Farò come dite, Maestro. Scoverò l’Ego intorno a me, stanerò l’ombra che da sempre mi segue e lo riconoscerò. In questo modo, riuscirò presto a vincerlo e a diventare un vero e illuminato monaco guerriero>>.
<<Bene, Jian. Ora vai. Ti lascio però con un ultimo avvertimento: tenterà di ingannarti per non lasciarsi riconoscere. Cambierà fattezze e lineamenti solo per poter continuare ad essere la tua ombra. Lotterà per non essere annullato. Sarà molto dura, ma nel momento in cui lo avrai davanti e lo riconoscerai per quello che è svanirà all’istante e sarai libero>>.
Jian uscì dalla stanza rincuorato. Già immaginava il momento in cui avrebbe percepito la leggerezza dell’essere illuminato, la gloria spirituale del monaco guerriero. Lontano dall’Ego, dalla mondanità, dal desiderio. Sapeva che, dopo la rivelazione del Maestro, avrebbe dovuto tener bene aperti gli occhi.
Poche ore dopo, il giovane si trovava nel suo kwoon, intento ad allenarsi con la spada. Dopo l’ennesimo fendente, sentì un rumore dietro di sé ed intravide, in lontananza, un’ombra. Jian si irrigidì e si spaventò a morte, ma continuò il proprio allenamento senza girarsi. Memore delle raccomandazioni del Maestro, non voleva permettere all’Ego di premunirsi. Dalla porta anteriore entrò un altro allievo e gli chiese perché mai fosse così rigido nell’esecuzione delle tecniche.
<<Sono solo molto stanco. Credo che andrò, adesso, a riposarmi>>. Ripose quindi la spada nel fodero e si cambiò, prendendo subito dopo la strada verso casa.
Passeggiando verso il meritato riposo, si accorse di avere fame e decise quindi di fermarsi a prendere una ciotola di riso con le verdure alla taverna di Hui. Stava mangiando di buon gusto, quando in un angolo della sala scorse la stessa ombra che sembrava avergli fatto visita nel kwoon. Il terrore si impossessò del giovane, che però riuscì a mantenere il sangue freddo e a non far notare al proprio Ego di averlo riconosciuto. Pagò il suo pranzo ed uscì. Incrociando la gente sulla strada, si tranquillizzò molto ed il suo animo si acquietò. Arrivò alle soglie del mercato e pensò di comprare del cibo da cucinare per cena. Jian era ghiotto di pesce e riso, si diresse quindi dal suo pescivendolo di fiducia.
Stava guardando e selezionando con attenzione i tranci migliori, quando il sangue gli si gelò in vena. Nella cassetta affianco alla sua c’era un’altra mano che scorreva tra un pesce e l’altro, facendo finta di cercare il pezzo più gustoso. Una mano scura, terrificante e incredibilmente simile alla sua. L’Ego di Jian era ad un palmo di distanza dal giovane, che sudava freddo ed era letteralmente impietrito. Pensò però alle parole e al sostegno del Maestro, alla fiducia che quest’ultimo riponeva in lui e all’obiettivo ultimo dell’Illuminazione della Verità. Continuò quindi a selezionare il pesce senza lasciar trasparire il proprio terrore, pagò e riprese il percorso verso casa.
Continuava ad avvicinarsi al momento in cui avrebbe potuto riposarsi, incrociando gente che andava e veniva dalle bancarelle del mercato. Fu però allora che la sua paura si tramutò in ossessione. In molte persone che incrociava, riconosceva i sottili lineamenti di un Ego che cominciava a seguirlo ovunque. Volti scuri e spaventosi gli passavano davanti passo dopo passo, aumentando a dismisura l’ossessivo e paranoico terrore di essere inseguito da un mostro simile. Si concentrò ancora una volta sulla voce del Maestro che ripeteva <<Ti guiderò verso la vittoria>> e riuscì ad arrivare a casa non distogliendo gli occhi da terra ed evitando così ogni contatto visivo con la gente. E le ombre.
Era finalmente giunto a casa. Con una costante ansia nel cuore, mise nell’acqua il pesce e lo pulì. Lo preparò bene per metterlo a bollire, ma tutto questo succedeva mentre fuori dalla finestra, coperta dalla tenda sul davanzale, una oscura figura umana non gli toglieva gli occhi di dosso. Jian decise che quello era il momento di vincere e raggiungere l’Illuminazione. Fingendo di cercare una brocca, si avvicinò alla spada e con un impeto di rabbia e odio la sguainò. Un urlo guerresco uscì dalla sua gola mentre affondava con forza la lama attraverso la tenda della finestra, che si tinse immediatamente di rosso proprio mentre gli restituiva un urlo che non era però di rabbia, ma di dolore.
Un urlo di morte imminente per quella oscura figura il cui volto era coperto da una sottile tenda rossa. Jian era fiero di sé e cominciava già a percepire l’Illuminazione, e decise quindi di smascherare definitivamente il mostro che lo tormentava da tempo. Gridò con brama di vittoria e orgoglio: <<Ti ho ucciso, maledetto Orrore! Tu che mi perseguiti, mi ossessioni, mi tieni lontano dalla Verità! Sei caduto sotto la lama di un nuovo monaco guerriero Illuminato>>. Si accinse a scoprire il viso del proprio Ego, sicuro di riconoscere una versione demoniaca di se stesso. E invece riconobbe il suo Maestro.
<<Ma… cosa significa? Forse che l’Ego coincide con la figura del Maestro? Che per raggiungere l’Illuminazione devi uccidere il tuo Maestro? Che bisogna incontrare il Buddha e ucciderlo? L’Ego ha quindi le fattezze di chi ti ha insegnato, e per essere Illuminati e responsabili di se stessi bisogna allora liberarsi dalla figura di chi fino ad ora ha deciso per te. Adesso ho compreso>>.
Tossendo sangue dalla bocca, l’uomo accasciato al suolo rispose: <<Cosa vai blaterando, maledetto? Mi hai ucciso! Sono io, maledetto, sono per davvero colui che ti ha cresciuto! Sono il tuo dannato Maestro, che ti ha seguito per intervenire nelle tue eventuali dimostrazioni di presunzione e fierezza! Io… che volevo guidarti alla vittoria! Mi hai invece assassinato con rabbia ed odio, quando io desideravo, per te, la Comprensione della Verità!>>
Jian: <<Ma… Maestro— Voi con quell’aspetto oscuro e terrificante? Io non vi ho riconosciuto…>>
Il Maestro, moribondo: <<Stolto, mi hai guardato in faccia nel Kwoon, nella taverna e mi sei passato di fianco al mercato senza, tra l’altro, battere ciglio! Credevo avessi compreso il motivo della mia presenza… e invece mi hai ucciso! Maledetto…<<
<<Ma… io… Voi… l’Ego, l’ombra da sconfiggere, l’Illuminazione da raggiungere, la Comprensione della Verità… il nemico spaventoso, l’Orrore di sé stessi…>>
<<Già… maledizione a me, desideroso di mostrarmi come un Illuminato che crede in Verità così difficili, quando a volte sarebbe stata meglio la semplicità…>>. Furono le ultime parole del Maestro, sporche del sangue versato a causa di un equivoco figlio di una gratuita ed esotica complessità.