Un po´ di tempo fa, ho tenuto un corso di difesa personale specifica per infermieri ed operatori socio sanitari. Il contesto non era quello della gestione stile "soft control" di pazienti difficili e con conclamate turbe psichiatriche: si aveva a che fare piú che altro con quella difesa personale con poche limitazioni. Si trattava di un ospedale abbastanza importante, con una struttura molto grande e quindi degli ampi parcheggi. Andare a riprendere l´auto a tarda sera, con il buio, aveva fatto venire in mente a qualche malintenzionato che si poteva malmenare qualche ragazza per rubarle borsa e quant’altro.
Alcuni responsabili avevano sentito parlare dell´Infinity Martial System (IMS) fondato dal maestro Giuseppe De Rosa, il quale decise di concedermi l´onere e l´onore di tenere io quel corso, dato che lavoro proprio nell´ambito socio-sanitario. Mi avevano detto che non dovevo badare a particolari tutele dell´ipotetico aggressore: non si trattava di gestire persone difficili, ma di portare a casa la pelle davanti a delinquenti che poco avevano a che fare con la struttura ospedaliera. Insomma, per chi di voi ne capisce, via a finger jab agli occhi, colpi alla gola, calci ai genitali, gomitate alla nuca e front kick spezza-ginocchia.
Se ne capite davvero, avrete notato che le tecniche che ho appena menzionato derivano da una tradizione ben precisa: quella che va dal Wing Chun al Jeet Kune Do, e dopo le riflessioni di De Rosa all´IMS, nuovo "stile" che condivide con altri "eredi" di quelle discipline determinate metodologie di combattimento. Tra le tante, una delle più importanti è l’intenzione di intercettare l´avversario. Il "Jeet" del Jeet Kune Do significa infatti proprio questo, per cui il nome dell´arte fondata da Bruce Lee è letteralmente <<La via per intercettare il pugno>>. Ma cosa è precisamente "il pugno"? Vuol dire che con i calci o i tentativi di controllo stile grappling non si intercetta piú? In realtà no, perché con il cantonese "kune", "quan" nel cinese pinyin caro al Kung Fu Tradizionale, si puó intendere anche semplicemente il colpo, l´attacco dell’avversario.
Ero lí che trattavamo di intercette, quando un´esile infermiera che da tempo praticava Ju Jitsu giapponese mi dice: <<Anche noi intercettiamo, mio marito è maestro e riesce ad intercettare tutti, anche se lo attacchi alla sprovvista>>. A parte la solita impressione di mitizzazione del maestro quando se ne parla a terzi, chiesi con curiositá se poteva farmi vedere cosa intendeva dire. Mi chiese di colpirla con un pugno, ovviamente in maniera "didattica" e quindi abbastanza piano, ed eseguí una perfetta… parata. Io non dissi nulla, ma mi trovai a pensare che ancora una volta avevo incontrato qualcuno che non conosceva la differenza tra parare e intercettare.
L´IMS nasce con la mission di aumentare le probabilità dei praticanti di uscire da un´aggressione in contesto non regolamentato con meno danni possibili. "Non regolamentato" significa che non ci sono nemmeno le categorie di peso. L´infermiera era infatti molto esile, e sono certo che se io fossi stato un Mark-Antonio di due metri per 120 kg avrei potuto spazzare via lei con tutta la sua parata. È per questa ragione che nel sistema fondato da De Rosa non si usano le parate. Non nel senso tradizionale, per lo meno. Altrimenti la mission dovrebbe essere dedicata solo a chi possiede abbastanza forza per bloccare un attacco con una parata. Provo a spiegarmi.
Nell´alveo delle arti marziali votate alla difesa personale, possiamo riconoscere tre principali strategie difensive:
1) Parate-blocchi (per es. Karate, Hung Gar Kung Fu, Krav Maga): ci si ripara dal colpo attraverso avambracci che gli si oppongono solidamente, con forza e in modo da fermare l´attacco avversario prima che arrivi a bersaglio.
2) Schivate-gestioni morbide: il colpo viene evitato spostandosi ed eludendolo (boxe, Jeet Kune Do) oppure lasciandolo defluire per poi controllarlo (Aikido, Qin Na).
3) Intercette-cunei (Wing Chun, Jeet Kune Do, IMS): l´attacco dell´avversario viene intercettato con un altro attacco, ovvero il nostro. Il tutto tenendo una struttura corporea che peró ci mantenga in protezione.
Adesso, è importantissimo notare come tra le parate e le intercette vi siano alcune differenza ineludibili. Le prime hanno a che fare con il timing. Parare per poi contrattaccare significa muoversi sempre e comunque con un tempo di ritardo rispetto all´avversario: lui attacca, io paro. Se l´attacco è singolo, allora andrá tutto bene perché dopo la mia parata potró colpirlo. Se peró è doppiato, a paritá di velocitá entrerá prima lui perché partirá mentre io sto finendo di eseguire la mia parata. Questa è la ragione per cui, a mio avviso, i sistemi basati sulle parate vanno bene solo contro attacchi singoli oppure per persone più veloci del proprio aggressore. L´intercetta, invece, si "incunea" nell´attacco avversario con un altro attacco, per colpire mentre ci si tiene in protezione. Il timing risulta essere quindi ben diverso: lui attacca, io spezzo l´attacco a metá con un mio attacco, cercando di eludere la possibilitá che lui doppi il colpo.
La seconda grande differenza è che la parata-blocco deve basarsi necessariamente sulla forza. Per sostenere la potenza del mio avversario, dovrò essere molto solido: è difficile per una zanzara parare il colpo di un elefante. Per le intercette, invece, la forza è abbastanza relativa. Di certo non guasta, ma gli elementi principali sono la velocità e la struttura in protezione. Se riesco rapidamente ad entrare dentro l’attacco dell’avversario e lo faccio restando più coperto possibile, allora potrò punzecchiare il mio elefante quando ancora il suo colpo non si è espresso al massimo. Se poi, per caso, intercetto il suo pugno con il mio braccio, più che di opporre forza come fosse una parata bisognerà cedere ed entrare in un "cuneo morbido", grande peculiarità riscoperta dall´IMS. In altri termini, si lascia defluire la forza adattandovisi e si continua comunque a colpire in protezione.
Se un metodo di difesa personale implica che, per essere efficace, tu debba essere più forte e più veloce del tuo avversario vuol dire che il sistema è adatto per gestire persone potenzialmente meno pericolose di te. Purtroppo questo può essere fatto, a ragion veduta, anche senza conoscere le arti marziali. Queste ultime servono infatti molto di più a chi è meno forte, e si ripensi alla ragazzina di 45 kg contro l’omone di 120 kg: quasi il triplo del suo peso. In un corso per infermiere e per donne in generale, è molto importante non confondere parate con intercette, eppure succede perché per molta gente "intercettare" significa semplicemente andare a contatto con il braccio avversario. Ma questo lo fa anche una parata: è impossibile parare senza "intercettare" nel senso di toccare l’avversario.
Il "Jeet" del Jeet Kune Do, peró, è ben altra cosa: si tratta di entrare nell´attacco avversario con il proprio attacco e quindi di intercettare non solo fisicamente tutto il suo corpo (e non quindi solo il suo braccio!), ma anche emotivamente la sua tensione aggressiva: quello che in un famoso video Bruce Lee chiama <<Emotional tenseness>>. Insomma: oltre al dito, che si guardi anche la luna.
5 risposte
vedo bene che la truffa de rosa continua 😀
huuu, ecco la simpatia! e dimmi, perchè sarebbe una truffa?
hmmmmm! questo indomito curioso non è abbastanza curioso per provare personalmente ciò di cui scrive con tanta audacia. Accetto sempre suggerimenti e indicazioni da tutti, ma di fronte ad insulti vuoti resto sempre più convinto che il mondo delle Arti Marziali è costellato da molti insignificanti chiacchieroni che altro non sanno fare che screditare persone solo ed esclusivamente per il gusto di farlo o magari spinti da quel sentimento di frustrazione che colpisce coloro che avrebbero voluto fare qualcosa di simile, ma che non sono stati all’altezza, sentimento conosciuto come “invidia”. Ma siamo in democrazia e fortunatamente tutti hanno il diritto di esprimere le loro opinioni… dunque… va bene così.
Ciao curioso ma scusa perchè non dici il tuo vero nome? Che senso ha screditare, criticare, ecc….non si mette la faccia? Perchè magari hai ragione, ma almeno si discute della truffa o meno, giusto?
Credevo venisse fuori il mio nome in automatico, anche se si intuiva sono Giuseppe De Rosa.