Superata la soglia dei 60, Jackie Chan non ha nessuna intenzione di fermarsi, affiancando alla carriera di attore anche quelle di produttore, regista, stuntman, cantante e doppiatore.
Non è, infatti, ancora uscito il colossal Dragon Blade, previsto per quest´anno e di cui abbiamo parlato in due post, che giá si inizia a parlare del nuovo progetto al quale sta lavorando,
Jackie Chan è riuscito a conquistare gli spettatori di tutto il mondo rivestendo i ruoli piú disparati, dai film d´azione e di arti marziali, fino al genere comico, diventando popolare anche in paesi maggiormente legati alla cultura nazionale come ad esempio l´India. Proprio in questo paese Chan ha sdoganato i film hongkonghiani lanciando nel 2013 il Chinese Film Festival nella capitale Nuova Delhi.
Ed ecco che entrambe le nazioni, Cina e India hanno fiutato l´affare: una cooperazione tra case di produzione cinematografiche cinesi e indiane per migliorare la rispettiva visibilitá (nonché portare significativi introiti da ambo le parti).
Viene quindi stipulato un accordo tra Pechino e Nuova Delhi e si decide per la prima pellicola co-prodotta dalle cinesi Taihe Entertainment Corporation e Shinework Media e l’indiana Viacom18 Motion Pictures, dal titolo Kung Fu Yoga.
A dirigere la futura action comedy si trova oltre a Jackie Chan, che ovviamente avrà anche un ruolo all’interno del film, il regista e stuntman Stanley Tong col quale ha già realizzato diverse pellicole tra le quali l’ultimo lavoro Chinese Zodiac.
Ancora nessuna informazione per quanto riguarda la trama né molte sul cast, che comprenderà per lo più attori del mondo del cinema indiano.
Per i nostri palati abituati a film hollywoodiani rimane per ora un punto interrogativo, il connubio tra queste due arti secolari, però, potrebbe essere interessante: da una parte l’arte marziale cinese per eccellenza, dall’altra un pilastro della cultura hindu.
Ma più che per il mercato mondiale, legato maggiormente alle produzioni americane, Kung Fu Yoga sarà un investimento per la realtà indiana, che punta a raggiungere con le proprie produzioni marcate Bollywood il pubblico cinese, costretto dalle severe leggi nazionali ad aver accesso al massimo a 34 film stranieri all’anno, quasi esclusivamente di provenienza USA.
Meditate gente, meditate.