Istruttore. Che tipo di persona sei?

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kung fu panda shifuAllenatore, istruttore o maestro, mi rivolgo a te.
Che linea tieni nello svolgimento delle tue lezioni? Sei sullo stile Miyagi o Pai Mei, disciplina, poche parole e duro allenamento, o ti comporti con maggiore tolleranza, ponendoti più come compagno con maggiore esperienza piuttosto che come “superiore” nei confronti dei tuoi allievi?

pai mei kill billChiaramente ognuno è figlio delle proprie esperienze ed agisce secondo il proprio carattere, ma se vi guardate dal di fuori che tipo di allenatore, istruttore o maestro siete?
Nella rubrica dedicata all´insegnamento di qualche tempo fa si affrontavano diverse tematiche, come ad esempio disciplina, puntualità, rispetto, abbigliamento ed esami di cintura. Come vi ponete di fronte a tali concetti?

studenti di kung fuSecondo voi è corretto fare una distinzione di “pretese” che è lecito avanzare in un corso all’interno di una scuola di arti marziali piuttosto che in una palestra o ancora in un corso autonomo?
Kimono sì, sempre e comunque, o dipende da dove insegnate? Se ad esempio affittate per qualche ora a settimana una palestra scolastica per il vostro corso, esigete una tenuta standard per tutti i vostri allievi, voi compresi, o siete di manica più larga e consentite maggiore libertà di abbigliamento?

kung fu shaolinLa cintura ha il suo significato gerarchico all’interno delle vostre lezioni? O la classificate come usanza occidentale e priva di utilità? Per i vostri allievi il passaggio di grado è una tappa normale del percorso marziale o va conquistato? E come vi ponete nei confronti di chi dimostra di non comportarsi in modo coerente al suo grado? Giudichereste eccessivo retrocedere di livello l’allievo e sottoporlo nuovamente ad esame?
E ancora, quale significato date alla parola marzialità?

istruttore allenamento kung fuInsomma, se poteste vedere il vostro corso dall’esterno, cambiereste qualcosa?
Magari state pensando: <<Tante domande e nessuna risposta.>>. In realtà nessuna risposta corretta o sbagliata.
Tutti questi interrogativi nascono dal vivere in prima persona e dal sentir raccontare esperienze diverse, sia da chi insegna sia da chi pratica (o ha praticato), chi con fierezza di avere un istruttore dal pugno di ferro, chi con timore nel ricordare quanto fosse duro un allenamento, o al contrario con un po’ di delusione nel non aver visto soddisfatte le proprie aspettative marziali. Idem dall’altra parte, istruttori più o meno distaccati dai propri corsi, soddisfatti dei propri allievi o desiderosi di ottenere risultati sempre migliori.

Ognuno è segnato dalla propria esperienza… e dal proprio modo di essere, dall’ambiente in cui pratica e dalla tipologia di corso. Come detto le domande e le mie risposte nascono dal vivere in prima persona léessere un istruttore… se vi va ditemi la vostre!

2 risposte

  1. Ciao, premetto che come al solito secondo me proponete sempre articoli di grande interesse.
    Nella palestra dove pratico mi capita di dover dirigere una lezione oppure di dover dirigere il riscaldamento, oppure di portare avanti un intero corso per bambini (con l’autista di altri compagni e del maestro ovviamente) e sinceramente la trovo un’attività abbastanza dura e allo stesso tempo ricca di soddisfazioni (soprattutto nei bambini). Credo che il giusto sia nel mezzo, ovvero permettere agli allievi di ogni categoria di guadagnarsi quella piccola elasticità permessa nell’ambiente, come ad esempio un ritardo all’allenamento o la dimenticanza della divisa e poi occorre in ogni caso dividere i corsi. Secondo me in un corso adulti la divisione in allievi principianti, intermedi e avanzati è fondamentale e garantisce quella fascia di rispetto che si deve dare a chi pratica da più tempo e al maestro. L’unica cosa che cambierei è la confidenza data al corso bambini, ho provato ad essere l’istruttore-compagno di allenamento ma purtroppo la personalità dei bambini fa si che smettano di considerarti tale e cambiare drasticamente modo di comportarsi non fa bene al gruppo quindi sto provando piano piano ad adattarmi verso quel ruolo.
    Ci vuole rispetto e disciplina a qualsiasi livello e il guadagnarsi momenti di svago, gioco e “cazzeggio” altrimenti l’allenamento diventa poco fruttuoso è troppo anarchico.

    1. Concordo con te sul ritenere utile una suddivisione tra livelli degli allievi, sia per facilitare il compito all’istruttore, sia per rendere la lezione maggiormente adeguata alle capacità dell’allievo, anche se purtroppo non sempre è possibile, vedi ad esempio i casi di corsi di poche ore settimanali in strutture diverse da una vera e propria scuola di arti marziali.
      Ti ringrazio per il tuo intervento, Claudio, per me è sempre interessante sentire le esperienze di voi lettori.

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