Ogni anno ad ogni praticante di Kung Fu capita di sentire la stessa frase: esami per la cintura.
Che sia un esame da sostenere, o al quale presenziare, questa pratica accompagna, nella maggioranza delle palestre occidentali, il percorso di ogni artista marziale. L’obiettivo potrebbe sembrare un mero riconoscimento che arriva sotto forma di cintura… che come qualcuno ama dire serve solamente a tenere su i pantaloni. Noi occidentali siamo abituati all’idea che chi fa arti marziali vada classificato con una ben precisa cintura che ne contraddistingue le capacità. Tuttavia dopo un po’ di pratica si capisce il vero compito delle cinture: essere un riferimento, o una semplice indicazione sul tappeto. Servono cioè a strutturare la composizione del gruppo di allenamento per livelli “omogenei” di apprendimento del programma e per dare quindi un riferimento visivo del percorso marziale, riferito alla circostanza in cui questo si svolge, ovvero la palestra.
L’unica cintura ad avere un significato diverso è la cintura nera. Non ricordo dove ho letto la frase “la cintura nera per un artista marziale non rappresenta un punto d’arrivo, ma il punto d’inizio della sua evoluzione”. Chi la prende, a prescindere dal fatto che sia un Maestro o meno, ha imparato e ha fatto sua la disciplina che studia ed è con questa che prosegue il suo viaggio di adattamento e crescita dentro le arti marziali. Per questo motivo merita rispetto dai chi non è ancora così avanti nel viaggio.
Per fare un parallelo con l’essere umano la cintura nera rappresenta la maggiore età, il punto in cui si diventa adulti e si inizia un percorso di vita. Con questo non intendo “degradare” le cinture che precedono la nera nè tantomeno la fatica che si fa per ottenerle, mi permetto solo ricordare che l’obiettivo non è la cintura intorno alla vita, ma la continua crescita ed evoluzione della pratica. Che ci siano poi degli esami da sostenere per prendere la cintura è qualcosa di “fisiologico”. Inoltre, senza lo spauracchio dell’esame credo che molti praticanti si dimenticherebbero una parte del programma svolto.
Mi viene in mente un piccolo aneddoto personale, durante la prima gara di tradizionale a cui presi parte un mio compagno di corso mi diede da indossare una cintura rossa al posto della mia “semplice” gialla. Ricordo che non volevo accettare perché mi sembrava poco giusto mettermi una cintura del genere, io che ero un “novizio”. Oggi metterei anche una cintura a pois, perchè sono convinto che, durante un’esibizione di una forma, la cintura conti molto poco … sono molto più importanti il modo in cui tale forma viene eseguita e soprattutto il bagaglio marziale di chi la esegue.
Quindi se non vogliamo che il mondo ci associ ad un luogo comune fatto di cinture colorate ricordiamo, soprattutto fuori dalla palestra, di dare a questi pezzi di stoffa il loro giusto valore: sono il segnalibro della nostra cultura marziale, l’importante è leggere il libro e capirlo, non collezionare segnalibri.