IL Kung Fu su Xbox e Play Station: da Bruce Lee ai monaci Shaolin

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Dopo esserci occupati di film sulle arti marziali, artisti marziali-attori e attori artisti-marziali, oggi voglio provare a entrare in un mondo che a suo modo ha coronato la nostra amata arte in un modo del tutto particolare: i videogiochi. Se infatti guardando un film ci si mette comodi ad osservare le acrobazie di Jackie Chan e Jet Li, i devastanti calci laterali di Bruce Lee o lo sguardo senza pietà di Steven Seagal, con una Xbox e una Play Station 3 possiamo stare comodamente seduti sullo stesso divano e contemporaneamente diventare Jackie, Jet, Bruce o Steven. Modalità insomma interattiva: si entra in un mondo tutto particolare e sembra a volte proprio di essere dentro uno di quei film che tanto amiamo.
Allora Kung fu Life non può esimersi dal porsi una domanda: come è rappresentato nei videogiochi il Kung fu?
I giochi in cui le arti marziali la fanno da padrone sono i cosiddetti «picchiaduro». Non penso sia il caso di tediarvi con una spiegazione degli ovvi motivi per cui si è scelto questo nome. Però devo dire che, anche se non sono un giocatore incallito di picchiaduro, le poche volte che mi son trovato a giocarci ho sempre cercato un personaggio che praticasse Kung fu. All’inizio infatti il gioco ti chiede di scegliere tra una serie di personaggi che praticano le più diverse arti marziali e sport da combattimento. Partivo allora alla ricerca di un monaco, di Bruce Lee o di un Wing chun man senza nome. E guardate che quelli delle case di produzione videoludiche la sanno parecchio lunga: si trova di tutto. Avete un ideale marziale che dipende da cosa praticate? Loro ve lo mettono lì e dovrete solo sceglierlo. Tralasciamo i picchiaduro a scorrimento, i cosiddetti «platform» e qualsiasi altro gioco implichi avventure che si sviluppano nel tempo e nello spazio, per cui esiste un guerriero che ha un certo ruolo in una certa storia. Focalizziamoci invece sulla marzialità mera e pura: gli incontri, i combattimenti. Giochi in cui ci si sceglie il personaggio e si intraprende un combattimento dopo l’altro e contro gli altri. Se li batti tutti, vinci.

street fighter

Tutti figli del precursore Street Fighter degli anni 90. Nato da Capcom nel 1987, affida subito il Kung Fu ad una donna: Chun Li. Mentre il thaiboxer Sagat e il pugile Baldrog sono dei veri marcantoni e i karateka Ken e Ryu macchine assassine piene di muscoli, l’arte marziale cinese è personificata da questa esile ragazza. Che la fama del Kung Fu come arte della cedevolezza, della velocità e della tecnica contro la forza bruta abbia influenzato i creatori? Magari la figura della madre del Wing Chun, Ng Mui? Certo è che tutti gli altri erano praticanti di altro e tutti uomini.

La Chun Li del primo “Street Fighter”

Il maggiore concorrente di Street Fighter fu Mortal Kombat, anch’esso parecchio in voga negli anni 90. Qui il Kung Fu è praticato da diversi personaggi. C’è il monaco Shaolin a cui qualcuno ha ucciso il fratello, Liu Kang, che vuole scoprire chi sia questo assassino. Egli è forse la prima figura videoludica chiaramente ispirata a Bruce Lee, anche se ha una fascia rossa sulla fronte che sa più di Rambo. Il mezzo uomo-mezzo rettile Reptile sembra un ninjia con qualche rudimento dello stile Hung Gar (vedi l’articolo sul numero 3 di Kung Fu Life L’Hung gar Kuen. Dalla tradizione a noi). Il cattivone Shang Tsung è invece un esperto di stili imitativi.

Street Fighter e Mortal Kombat hanno incrociato le braccia in alcune versioni picchiaduro in cui i personaggi si battevano coin gli X-Men della Marvel o i supereroi DC comics (Superman, Batman&co.). Data la loro fama hanno avuto anche alcune trasposizioni cinematografiche.

Passiamo adesso dal 2D al 3D della seconda generazione. Il più importante è sicuramente la produzione della Namco Tekken, che ha avuto moltissimi seguiti e un film. Qui il Kung Fu si avvicina ancora di più, quasi si sovrappone completamente alla figura di Bruce Lee. Il re del Kung Fu è infatti richiamato da Marshall Law e soprattutto da suo figlio Forest Law, praticamente identico Lee. Esperti di Jeet Kune Do, li vediamo saltellare qua e là e accompagnare le loro Combo — ovvero combination: sequenze prestabilite di colpi tipici di ogni personaggio — da urla a là Enter the Dragon. Nel medesimo gioco abbiamo però anche il più tradizionale Xing Yi Liu He quan e il Ba Ji quan di Julia Chang e di sua madre Michelle, originarie di Hong Kong. Stesso stile anche per il simpatico vecchietto Wang Jinrei.

(I tre principali epigoni videoludici di Bruce Lee: da sinistra Liu Kang di Mortal Kombat , Forest Law di Tekken e Jann Lee di Dead or Alive)

La casa di produzione Tecmo ha sviluppato invece Dead or alive (che ho personalmente giocato). Simile a Wang Jinrei, il vecchietto Gen Fu combatte in stile Xing Yi Liu He quan. Pratica invece Taijiquan la stupenda Lei Fang: personaggio, questo, diventato sex symbol e probabilmente sogno erotico dei videogiocatori di mezzo mondo. Lo zingaro Brad Wong usa lo stile dell’ubriaco o Zui quan, che sullo schermo è particolarmente bello da vedere. L’inglese Christie invece si difende con lo She quan o stile del serpente. La cantante d’opera francese Helena Douglas pratica il Piguaquan. Il Bruce Lee della situazione si chiama qui proprio Jann Lee: oramai anche il nome coincide. Esperto di Jeet Kune Do e Fa Sheng (le urla) a là Chen, è almeno in compagnia di una marea di personaggi che, come avete visto, praticano i più diversi stili di Kung Fu.

(Iil “sexy Taiji” di Lei Fang in Dead or Alive, la Guan Dao di Seung Mina e la jian di Xianghua Chai in Soul Calibur)

Li Long di Soul Calibur presenta anch’egli diversi tratti tipici del piccolo drago, tra cui l’uso dei nunchaku. Non sembra però “combattere Jeet Kune Do”. C’è poi in monaco Kilik, cresciuto tra le montagne della Cina; Leixia Chai e Xianghua Chai, maestre dell’arte della Jian o spada cinese; la coreana Seung Mina che usa invece l’alabarda cinese o guan dao; Yun Seong, esperto della sciabola cinese, il dao.

Ci sarebbero poi molti altri giochi, ma sono più che altro rivisitazioni, sequel e spin-off di questi. Forse perché quasi sempre orientali, i realizzatori dei picchiaduro di cui vi ho raccontato sembra che sappiano il fatto loro in tema di arti marziali. Bruce Lee e Il Jeet Kune Do, gli stili Xing Yi quan, Zui quan, Pigua quan, She quan, Taijiquan, le alabarde, le spade e le sciabole: le loro scelte mostrano una conoscenza abbastanza ampia da permettere ai cultori delle arti marziali e delle console videoludiche di divertirsi come fossimo uno di quei personaggi.

3 risposte

  1. Dimentichi Virtua Fighter 5, dove un personaggio è addirittura un monaco Shaolin, ma con un quantitativo di tecniche, e un’accuratezza nella descrizione, che è micidiale! 😀

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