Fu cosí che la Guerra non arrivava al dunque, e le Virtú Marziali indissero una riunione per comprendere la ragione del conflitto umano. Perché non si risolveva? Per quale arcana ragione gli uomini non smettevano mai di combattersi? C´era bisogno di cambiare alcuni equilibri, in modo che qualcosa potesse rendere automatica la vittoria di un individuo in combattimento?
Le Virtú Marziali presero posto intorno al tavolo, rotondo come quello di Re Artú per non conferire a nessuna la supremazia, a priori, del posto a capotavola. L´atmosfera era quella mista tra la curiositá e il dubbio, la competizione e la perplessitá, la vita e la morte. Bisognava capire chi, malgrado tutto, avrebbe di diritto occupato un posto al capo di una nuova tavola non piú rotonda. Cosí non si poteva andare avanti: si doveva dare precedenza a qualcuna delle Virtú Marziali in modo che l´uomo che piú la avesse posseduta avrebbe sempre e comunque vinto. La Guerra, cosí, sarebbe sempre stata decisa.
Prese la parola la Saggezza, a cui era stato dato il compito di coordinare la discussione. Si presentò come un vecchio dalla lunga barba grigia, con un buffo cappello elfico e un bastone da stregone. Esordì dicendo: <<Gentili colleghe, io che di mio sono Virtù Generale, mi vesto oggi da Virtù Marziale per condurre la discussione. Fatevi avanti, dunque, per addurre le ragioni per cui un uomo dovrebbe abbondare nel possedervi al fine di vincere in guerra>>.
Si fece avanti la Forza. Scelse di comparire come un uomo piuttosto tozzo, di colore, pieno di muscoli duri e potenti. Aveva i capelli cortissimi, praticamente rasati, e sotto quelle due piccole fessure che erano gli occhi si potevano scorgere le arcate dentali annerite dalla rabbia e dal fumo. Indossava un paio di pantaloncini rossi e bianchi, dai colori molto accesi e scarpe morbide e di pelle, proprio come i grossi guantoni rossi che portava sulle mani. <<Mi sembra evidente>>, disse, <<Che sia io la Virtù più adatta per vincere un combattimento. Se io abbondo in un colpo, basterà esso e soltanto esso per concludere la battaglia, che dunque si risolverà subito, perché alla Forza basta un colpo per fare un morto>>.
<<Non sono d’accordo>>, si udì dal fondo della sala. Era la Velocità, che parlava in maniera semplice, chiara e diretta. Compariva come un piccolo uomo orientale dai capelli scuri e l’aria imbronciata. Vestiva una tutina gialla con righe nere sui lati e scarpe dello stesso colore, perfettamente in tinta. <<Colpire un uomo ed ucciderlo è di certo efficace, ma nessuno potrà mai riuscirci se non avrà braccia e gambe velocissime>>.
<<Sei la Velocità, ma non così in fretta>> affermò un’altra voce. Un uomo di colore, alto e vestito similmente alla Forza, avanzò tra le Virtù. I pantaloncini bianchi si accompagnavano a due guantoni di colore bordeaux che fiammeggiavano al ritmo delle sue gambe continuamente in movimento. Tra una danza ed un colpo, la Strategia danzava come una farfalla e pungeva come un’ape. <<Non è di alcuna utilità colpire né forte né veloce, se non lo si fa al momento e nel modo giusti. Bisogna riflettere, ponderare con lucidità cosa e come fare per uscire vittoriosi da un incontro>>.
<<Andando a vuoto sarete forti, veloci e razionali, ma inefficaci>>, suggerì la Precisione. Un uomo dall’aspetto elfico si sporse avanti e lasciò vedere a tutti i suoi lunghi capelli biondi platino, che gli incorniciavano le orecchie appuntite e affusolate. L’elfo era vestito del verde e del marrone della terra di Gran Burrone e recava con sé un meraviglioso arco, portato con fierezza sulla sua spalla accanto alla faretra piena di letali e chirurgiche frecce. <<Sapere dove colpire è una cosa. Colpirvi, tutta un’altra. Raggiungere l’obiettivo con assoluta esattezza è ciò che conta di più>>.
La Brutalità, però, non era di quest’avviso. Un uomo senza maglia e con forti e gonfi muscoli si avvicinò e disse: <<Vedi il mio arco, Precisione? È spoglio dai vezzi del tuo, è nero corvino ed essenziale. Assolutamente letale, scocca frecce esplosive capaci di sventrare dieci uomini colpendo anche solo il terreno ai loro piedi. Nessun bisogno di te, Precisione, se si è abbastanza brutali>>. Le parole della Brutalità erano incorniciate dai capelli neri e lunghi, avvolti in una fascia rossa, di questo soldato che portava con sé anche grossi pugnali seghettati e diverse granate.
<<Ma scusate: come fate ad accorgervi di come, quando e dove colpire? Avete tutti bisogno di me: il Riflesso>>. Costume rosso e blu rigato dal disegno di alcune ragnatele ed un grosso ragno nero disegnato sul petto. Una maschera con grossi occhi bianchi circondati da un perimetro nero. <<Io posso accorgermi un attimo prima di quello che accadrà ed evitarlo, schivarlo, pararlo e colpire a mia volta. Il mio è un senso speciale, qualcosa di preveggente>>.
<<Si è fatto tardi>>, disse la Saggezza, <<Io devo andare. Come vi anticipavo in apertura, io non presiedo solo alla vostra riunione ma a qualsiasi ambito umano. Restate pure tra voi e decidete chi di voi prenderà il posto a capotavola>>. Detto questo, il vecchio mago sparì nel nulla.
Un silenzio di ghiaccio si impadronì della sala. Le Virtù Marziali si guardarono curiose, cercando di capire chi tra loro dovesse parlare per prima. La Forza, allora, decise di intervenire con alcune argomentazioni ma esattamente nello stesso istante aprirono bocca anche la Velocità, la Strategia, la Precisione, la Brutalità ed il Riflesso. Si resero tutti conto che, parlando tutte insieme, non si capiva nulla.
Decisero di tacere, ma anche questa volta contemporaneamente: il silenzio si ripresentò. Passarono alcuni minuti e la Precisione tentò di rompere il ghiaccio, ma proprio in quel momento anche tutte le altre Virtù marziali provarono a dire la loro. Un’altra torre di Babele: non si capiva nulla. I tentativi di mediazione continuarono ma ebbero sempre lo stesso esito: se parlava una, non ascoltava le altre perché o parlavano o tacevano tutte insieme. Non riuscivano a mediare né a comunicare, potendo scegliere solo di essere schiave o di un gelido silenzio o di un infinita confusione. Nessuna di loro, dunque, riuscì a capire come portare avanti la riunione e restarono tutte intorno alla stessa tavola rotonda attendendo la Saggezza, che decise di non ritornare mai più e di lasciarle ferme lì, in equilibrio ed in silenzio.
2 risposte
ciao mark ti faccio i miei più sinceri complimenti per il tuo articolo creativo e di divulgazione spirituale scentifico,è davvero un’autentico racconto zen con attributi moderni,davvero mi è piaciuto tantissimo!
troppo buono ! grazie per i complimenti e il tuo sostegno