I limiti della disciplina

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I vari stili di Kung Fu, così come le diverse arti marziali, hanno un elemento comune: la disciplina. Tra le diverse espressioni di disciplina ne esiste una su tutti che rappresenta il mondo marziale: la figura del Maestro. Il Maestro è quella persona che prima dei suoi allievi ha appreso l’arte e che ai suoi allievi la tramanda, per soddisfazione personale e per desiderio di divulgazione. Tramandare è da sempre la comunicazione che caratterizza il Kung Fu. Il vecchio Maestro accoglie l’allievo-discepolo in casa sua e gli trasferisce (nel tempo) tutti i segreti del proprio stile. Lo studente esegue ogni esercizio assegnatoli con il massimo impegno. Non obbietta, non critica, non analizza. Tutt’al più domanda e accetta la risposta del Maestro, che si dimostra saggio tanto quanto la risposta si dimostra enigmatica. Col tempo l’allievo diverrà Maestro, passerà dall’altra parte della domanda e ripeterà i gesti con i suoi studenti.
È la tradizione. Così, oggi impariamo ciò che chi ha ideato lo stile che studiamo ha insegnato ai propri allievi che, a loro volta, una volta divenuti insegnanti, hanno trasferito in un telefono senza fili che corre da est a ovest nello spazio e soprattutto nel tempo.
Tuttavia, fin da piccoli sappiamo che nel telefono senza fili la frase che arriva all’ultimo orecchio non è praticamente mai identica a quella uscita dalla prima bocca. Un dettaglio che chi studia Kung Fu (in tutte le sue forme) non può ignorare.
Studiare: applicare metodicamente la mente al fine di apprendere o elaborare un argomento, una disciplina, una tecnica o un’arte, con il sussidio di libri o di altri strumenti (da www.sapere.it).
Apprendere ed elaborare. “Elaborazione” nel Kung Fu significa chiedersi perché. Perchè, ad esempio, una tecnica “tradizionale” contestualizzata nell’ambito della difesa personale risulta poco utile e magari spiegare agli allievi che quella tecnica per essere utile nel combattimento reale deve essere modificata.
Come espresso più volte anche da Mark nella sua rubrica Colpi di Pensiero non è mancanza di rispetto analizzare una tecnica o una modalità di esecuzione che arrriva direttamente dai antichi Maestri cinesi. Non fermarsi al “si fa così perchè così è scritto” significa eliminare quei limiti che non appartengono all’arte marziale. L’arte marziale non ha limiti, se non quelli auto-imposti. Spesso per insicurezza di chi insegna. Chiedersi “perchè” significa cercare risposte, purtroppo a volte cercare risposte porta a comprendere di non possederle tutte. L’autoconservazione della figura del Maestro, spinge a voler sentire di avere sempre una risposta … magari enigmatica … a dimostrazione della propria saggezza.
L’arte marziale è sperimentazione senza limiti del comportamento umano in caso di combattimento senza armi da fuoco. Chiudere tutto nel recinto del “così è scritto, così si fa”, significa ignorare le infinite sfumature d’arte.

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