Hung gar Kuen vs Choy Lay Fut. La leggenda di uno scontro

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kung fu scontroSi racconta che negli anni 30-40 del 900 avvenne a Zhang Chou un grande scontro tra la scuola di Hung gar Kuen del maestro Lam Zou e la scuola di Choy Lay Fut del maestro Liang Zao Chuan (cfr. Zanetti 2013). Si stava svolgendo una celebrazione al Buddha, occasioni queste in cui non era raro assistere a litigi tra praticanti di Kung Fu. Sembra infatti che la polizia avesse ben chiaro il rischio di un’eventualità del genere e scoraggiasse la partecipazione delle scuole di arti marziali a questi eventi. Le due scuole di Kung Fu decisero di presenziare e si dice che il fatto fu documentato anche dai giornali dell’epoca.
Nel primo pomeriggio la celebrazione era finita e Lam Zou con i suoi allievi si incamminò verso casa. In quei tempi era d’uso portare la testa del Leone (presumibilmente la stessa che si usa per l’omonima danza o comunque una bandiera) all’inizio del corteo che la scuola formava per sfilare. Essa rappresentava la forza e la supremazia della scuola. Spesso però poteva succedere che due cortei diversi, guidati da due teste diverse, si incontrassero in qualche vicolo abbastanza stretto da non permettere il passaggio delle due scuole contemporaneamente. In queste occasioni le teste di leone venivano inarcate e chi lo faceva per primo avrebbe conquistato il diritto di passare prima dell’altro.
Sembra che le due scuole si siano contese questo diritto sulla base di un malinteso: probabilmente ognuna delle due credeva di aver inarcato la testa del leone prima dell’altra. La scuola di Hung gar aveva imboccato subito dopo la strada principale e sarebbe stata in quel momento aggredita da quella di Choy Lay Fut. Quest’ultima avrebbe tentato di sorprendere Lam Zou e allievi dai lati più che frontalmente. Si racconta che il maestro Lam rilasciò un’intervista ad un reporter, in cui affermò di essere stato aggredito con alcune armi. La scuola di Hung gar cominciò a difendersi a mano nuda e sembra che il potente avambraccio “ponte di ferro” di Lam Zou abbia distrutto i bastoni branditi dagli avversari che lo aggredivano. Alcuni studenti di Lam furono invece feriti da coltelli. Per ovviare a questa mancanza di armi, i giovani guerrieri avrebbero utilizzato tutto ciò che il contesto metteva loro a disposizione come arma: bottiglie di soda, bastoni, armi varie raccolte da terra.

hung garLam Zou e i suoi quattro figli optarono invece per la mano nuda, fiduciosi che i loro possenti avambracci fossero le armi più letali che potevano usare. A dire del reporter che avrebbe raccolto la testimonianza del maestro Lam, i cinque combattenti di Hung gar stavano vincendo anche se a mani nude contro avversari armati di coltelli e bastoni. Proprio in quel momento, però, sarebbe intervenuta la polizia sparando in aria diversi colpi con lo scopo di fermare lo scontro.
Qualcuno aggiunse che le due scuole erano in realtà in competizione sin dall’inizio della celebrazione al Buddha: già dai primi istanti dell’evento battibeccavano su chi poi avrebbe dovuto cedere il passo. La querelle avrebbe trovato terreno fertile sulla nota antipatia che i praticanti di ognuna delle due scuole nutriva per l’altra. I feriti furono innumerevoli e vennero coinvolte centinaia di persone: un fatto che scosse tutto il quartiere.

ip man scontro hung garQuando si tratta di Kung Fu, la leggenda non risparmia nemmeno i fatti che son accaduti nel vicinissimo secolo scorso. Il fascino della competizione tra le scuole tradizionali è cosa abbastanza assodata se pensate al film Ip Man 2. Il grande Maestro di Wing Chun arriva ad Hong Kong e decide di aprire una scuola. Non ha fatto però i conti con questo stesso genere di battibecchi: senza il permesso degli altri maestri e soprattutto senza pagare una sorta di “pizzo” non potrà insegnare. Ecco dunque palesarsi lo scontro tra Ip Man e ognuno degli altri maestri attivi sul territorio. Egli sconfigge facilmente tutti: un maestro di Baguazhang, uno di Tanglangquan e gli altri nemmeno si avventurano a sfidarlo. Solo il Maestro di Hung gar, interpretato da Sammo Hung, lo sfida e sembra anche tenergli testa fino a interrompere il combattimento e dare il benvenuto ad Ip Man ad Hong Kong. Purtroppo per insegnare però bisogna pagare, e il maestro di Wing Chun non sembra disposto a dare il pizzo all’associazione dei maestri arti marziali.

bruce lee scontroLa tradizione cinese ha esportato anche in America questa sua pretesa di esclusività della conoscenza. Bruce Lee ha dovuto combattere per poter insegnare e sembra abbia anche avuto non pochi problemi quando nacque il suo Jeet Kune Do, vera eresia per i praticanti di Wing Chun del tempo.
Al giorno d’oggi siamo passati attraverso Kernspecht e Boztepe, Dan Inosanto e Ted Wong e queste diatribe lasciano il tempo che trovano. Se qualcuno mi avesse raccontato la storia del combattimento Hung gar vs Choy Lay Fut sostituendo ai due stili i nomi di due ventenni occidentali qualsiasi avrei liquidato subito la faccenda come una stupida questione di orgoglio e bullismo. Sarà mica chi passa per primo il problema del Kung Fu?

BaudelaireEppure questa dinamica psicologica non è del tutto morta. È spesso solo più sottile e insidiosamente subdola, come il «più grande inganno del Diavolo» che secondo Baudelaire «ha convinto il mondo che lui non esiste». Si dipana nei nomi, nei titoli, nei diplomi, nei duan, nelle eredità, nei lineages, nei ruoli federali e in scartoffie varie. Non è possibile qui passare per primi nemmeno inarcando la testa del leone. Spesso non è possibile neppure passare senza permesso.
Le arti marziali sono un settore di nicchia e quindi il bullismo resta cosa “colta”, un segno di potere. La libertà di esprimere onestamente il proprio Kung Fu spesso vi soggiace. Il Jeet Kune Do di Bruce Lee, promotore di questa stessa libertà, è quasi mai considerato Kung Fu. È Jeet Kune Do, appunto. Spesso nemmeno il Wing Tsun è considerato Kung Fu. Troppo fuori dagli schemi, troppi contributi dei vari Kernspecht, Boztepe, Carruthers, Wong, Inosanto. Eppure Wong Fei Hung, Lam Sai Wing, Chan Heung, Ng Mui, Wang Lang non sono considerati personaggi che snaturarono gli stili. Anzi: furono proprio quelli che ce li consegnarono come Kung Fu. Innovatori.

Il Kung Fu è cosa propria e a mio avviso ben lontana da essere racchiusa in uno stile. Poi insomma, se la strada è stretta uno può anche spostarsi: non è che poi possiamo raccontarcela di taoismo, Vie e virtù se nemmeno siamo capaci di goderci una passeggiata senza rompere le scatole. Questo sia dentro che fuor di metafora.

[Fonti: M. Zanetti, Hung Jia Kyun. Stile della famiglia Hung, Caliel Edizioni, Bologna 2013, pp. 37-39]

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