Film di arti marziali. Non piú roba da (soli) uomini

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rina takedaI film di arti marziali, solitamente, sono roba da uomini… perché sono gli uomini che (generalemente) apprezzano il combattimento su grande schermo. Calci, pugni, arti e vite che si spezzano sotto i colpi dell´eroe o cattivo di turno.
Le trame non si allontanano di molto l´una dall´altra, se è vero che il buono combatte e vendica per una nobile causa e senza l´uso massiccio di armi da fuoco, altrimenti non si possono esprimere le abilitá marziali corpo a corpo.

film di arti marzialiEra vero fino a qualche tempo fa, perché il cinema marziale è soggetto ad un´evoluzione silenziosa che gli sta regalando connotati piú profondi e lo arricchisce di pellicole caratterizzate da una trama, con capo, coda e soprattutto con un perché, qualcosa di un po´ piú complesso dell´eroe che arriva nel paese tiranneggiato dal potente e lo libera a forza di KO.
Giusto ieri nel confronto tra Jackie Chan e Bruce Lee abbiamo evidenziato la differenza di stile cinematografico delle due icone kungfuiche, con Bruce che puntava tutto sulla sua marzialità e Jackie sempre più orientato a film nei quali l’arte nel combattimento è solo il valore aggiunto che accompagna la sua abilitá di attore.
I film di arti marziali si rivolgono sempre di più ad un pubblico eterogeneo formato non solo da appassionati o amanti del genere, ma anche da cinefili maggiormente esigenti, un pubblico attento alla regia, la fotografia, l´interpretazione e soprattutto alla trama. Un pubblico formato non piú da (quasi) soli uomini…

danny the dog film di arti marzialiFilm di arti marziali come Ip Man, Danny the dog o Warrior potrebbero dimenticare la loro etichetta e definirsi semplicemente "film", perché le arti marziali sono coprotagoniste, e a volte comparse, in una trama che si evidenzia attorno al nucleo di una narrazione fondata su elementi che di marziale hanno ben poco.
L´invasione della Cina da parte del Giappone, la rinascita di un ragazzo sfruttato o la complicata relazione di due fratelli che rimenttono assieme i pezzi di una famiglia che ha frantumato le proprie radici sono temi che non sentono l´esigenza di un combattente, necessità primaria invece per quelle pellicole che raccontano l´improbabile vicenda dell´eroe contrapposto allo spietato "cattivo", qui senza combattente non ci sarebbe trama.

È un´evoluzione che fa bene al mondo marziale, lo avvicina alla gente che alle arti da combattimento non ha mai prestato attenzione, perché in calci e pugni non trova emozioni, ma che grazie a questo nuovo filone di film di arti marziali potrebbe scoprire che dietro ad una tecnica di lotta esiste una storia millenaria. Quante persone hanno scoperto che nel Kung Fu esistono gli stili guardando Kung Fu Panda? E quanti attori famosi si stanno cimentando nel filone marziale? John Cusack e Kenau Reeves sono solo due esempi di come lo sforzo di abbandono della superficialità e del luogo comune giova alla diffusione delle arti marziali.

Adesso, per registi e sceneggiatori, la sfida è diventa inserire le scene di lotta in una trama che alla lotta potrebbe anche rinunciare, devono infornderle un significato profondo che la giustifichi anche agli occhi del romanticismo, spesso femminile, quasi a far dimenticare che si tratta di film di arti marziali.
E funziona, se è vero che da qualche tempo riesco a convincere la mia futura moglie a vederli…

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