Ancora una volta un argomento tagliente: il coltello. Perché tra gli esperti del combattimento da strada, non regolamentato, c´è un vero e proprio movimento anti-disarmo. Stati su facebook, video ironici su youtube, frecciatine varie sui forum. Il succo è più o meno questo: carissimi praticanti di Aikido, Jujitsu, Krav Maga e Systema piantatela di prenderci tutti in giro. Disarmare la gente veramente intenzionata ad ucciderti con un coltello è impossibile.
Si, proprio impossibile. Non difficile o improbabile: impossibile. Sono sostanzialmente d´accordo con la corrente degli anti-disarmisti delle arti marziali, ma fino ad un certo punto. Che, tra l´altro, è esattamente il punto in cui si perde ogni ragione derivata da un minimo di buon senso per lasciarsi andare al testosterone del <<Ah, lo vedi che nessuno è buono a fare nulla e solo noi si, che tutti vendono fumo e noi no>>. Proprio come qualche post fa, mi avventuravo in una riflessione sul fatto che non è possibile giudicare uno sport da combattimento con i criteri delle arti marziali da strada e viceversa, e un mucchio di gente ha risposto: <<Si perché è meglio l’uno dell’altro o l’altro dell’uno>> o ancora peggio <<Io so la risposta perché ho fatto i campionati interplanetari di Thai-Kick-Boxing e poi ho insegnato difesa personale a Saddam Hussein e Bin Laden>>.
Perché si deve sempre finire sul testosterone? È possibile ragionare sulle cose per quelle che sono? Si tratta di un tizio che vuole uccidere un altro tizio con un coltello. Non di Krav Maga vs Jeet Kune Do o Systema vs Kung Fu. E naturalmente il Kali: quelli del <<Se´ va beh disarma me, che so fare la cadena de mano, etc.>>. Che poi, di contro, saltano fuori quelli del “revisionismo disarmista”, cioè quelli che dicono <<E invece no: il modo migliore per non morire accoltellati è disarmare>> e citano addirittura la storia, sostenendo che in libri, quadri e disegni si veda benissimo come in battaglia i guerrieri disarmassero per sopravvivere.
Prima di finire in politica, ancora: si tratta solo di un tizio che ne vuole uccidere un altro. L’altro, quindi, dovrebbe porsi solo una domanda: come faccio a salvarmi la pelle? Tutto qui. Invece l’arte marziale costruisce intorno all’immediatezza dell’istinto di sopravvivenza una cornice teorica che si chiama ora Kung Fu, ora Karate, ora Jeet Kune Do, ora Krav Maga. Facciamo un esempio.
Consideriamo una delle obiezioni più usate che gli anti-disarmisti fanno ai disarmisti: cosa vuoi disarmare, se un bastardo che vuole accoltellarti lo farà sempre tenendo nascosto il coltello fino all’ultimo e colpendoti come un cobra, a tradimento e nascosto nel buio? Un vero delinquente arriva, fa finta di nulla con il coltello dietro la schiena o nei pantaloni e quando è abbastanza vicino “Snikt!“, che nemmeno Wolverine contro quel pirla di Lao Shi Mó (vedi numero 11 di Kung Fu Life). Seguendo questa obiezione non è solo il disarmo a diventare inutile, ma proprio la difesa da coltello in generale: perché qualsiasi sia il vostro metodo non riuscirete ad accorgervi che qualcuno sta per trafiggervi e quindi morirete. Ergo: la difesa da coltello non esiste.
Quindi fatemi capire: la difesa da coltello è aria fritta perché esiste il fattore sorpresa? Attenzione, perché così non sono solo il disarmo e la difesa da coltello in generale a finire sotto i fendenti dello scetticismo, ma le arti marziali tutte. Perché il fattore sorpresa, se gli si conferisce il potere di essere la discriminante tra cosa funziona e cosa no, può distruggere tutto. Sono infatti assolutamente convinto che se questo sabato sera punto uno di voi, che magari avete anche un grado altissimo tipo 9° Duan, che magari siete presidenti di qualche associazione mondiale e casomai anche gli unici allievi diretti di Allah et similia, e mentre fate l’aperitivo con la vostra ragazza arrivo da dietro e vi do una gran botta a doppie mani sulla testa… sono convinto, dicevo, che ve la prendete tutta.
Il fattore sorpresa non dimostra affatto che la difesa da coltello non vale, ma solo che se il combattimento non è né dichiarato né minimamente sospettato allora il discorso della difesa personale non può nemmeno cominciare. Quindi che facciate Krav Maga, Systema o Jeet Kune Do se pensate che il fattore sorpresa renda inutile studiare la difesa da coltello, allora senza accorgervene state dicendo che è inutile studiare anche la mano nuda. Tanto “alla scurdata” ve la prendete tutti.
Ma consideriamo adesso il caso in cui la situazione dell’aggressione sia dichiarata. E parliamo del disarmo. Che vuol dire disarmo? Se vuol dire che tu cerchi di accoltellarmi e io ti intercetto il polso con una presa, ti faccio una leva e mi ritrovo con il coltello e tu senza, mentre mi guardi con un’aria da ebete incredibilmente meravigliato di avere davanti il nuovo Ip Man… allora hanno ragione gli anti-disarmisti. Non ci credo nemmeno un po’ che si possa riuscire a disarmare una persona lucida e seriamente intenzionata ad uccidere.
Ma se uno conclude che quindi il disarmo non esiste, mi deve concedere una domanda: ma a te basta che io ti disarmi o devo farlo senza farti del male? Perché se mi concedi di levarti il coltello dopo averti colpito forte con un calcione dalla distanza, allora altroché se il disarmo esiste. Perché se nemmeno l’ipotesi di difendersi ledendo pesantemente vale qualcosa, allora si è costretti ad accettare che davanti ad uno con il coltello si morirà. Si si, già sento la vostra eco: <<Infatti, credi davvero di essere in un film che fai il fenomeno e ti difendi? Rischi la vita!>>. E grazie al clacson. Non si tratta di montarsi la testa credendo di riuscire a difendersi. Si tratta invece di allenarsi con la convinzione che qualcosa per uscirne si può fare, e quindi ha senso allenarsi in palestra sulla gestione di un’aggressione armata. Questo non c’entra nulla con il fatto di avere la consapevolezza della reale pericolosità di un coltello. Ma se un allievo ad un certo punto vi chiede: <<Va bene, ho capito che il disarmo non funziona. Che gli attacchi di coltello non sono singoli, non restano con il braccio appeso mentre io faccio la difesa, avvengono a sorpresa, chi li fa spesso è un delinquente quindi non scherza… ho capito pure che se posso devo scappare, dargli i soldi, prostituirmi etc… ma se tutto questo non serve perché quel tizio vuole assolutamente uccidermi, che faccio? Maestro, puoi suggerirmi qualcosa, visto che io imparo da te e mi fido di te?>>.
Ecco: rispondere che quella sera morirai senza aver fatto un tentativo di sopravvivere non è da guerriero. E non intendo <<Va beh, lì inventati qualcosa>>. No: deve essere qualcosa di allenabile, ragionato e studiato perché arti della difesa è quello che facciamo. La possibilità di morire è già da tenere in conto e trovo assurdo che vada puntualizzata. Se ce ne è bisogno, vuol dire che l’arte marziale non viene presa sul serio, per quella che è. Se bisogna fare qualcosa, bisogna insomma organizzarsi e non sbarazzarsi della difesa da coltello solo perché è quasi sicuro che muoio ed il disarmo non esiste. Finché c’è vita non può esserci rassegnazione e arrendevolezza, anche se quello che proveremo a fare probabilmente non riuscirà. Ettore lo sapeva bene che sarebbe stato ucciso da Achille perché questi era un semidio. Ma era un guerriero e ha combattuto lo stesso fino alla fine.