Cominciare a studiare l´energia interna, il Drago: era questo l´obiettivo che, secondo il mio Maestro, avrei dovuto pormi nella prossima fase della mia evoluzione marziale. C´era stato il tempo del sudore e del fiatone e, ci metterei la firma, non sarebbe dovuto mancare nemmeno da lí in avanti, ma bisognava iniziare a comprendere cosa significhi espandere i tendini e sentire la propria energia scorrere liberamente, senza blocchi, a partire da ogni processo metabolico e finire nell´esecuzione tecnica del Kung Fu.
La Tigre, fiera e potente metafora della forza. La Gru: morbida ed elegante stratega. Il Serpente: l´avvolgente inganno delle finte. Il Leopardo: l´esplosione di ogni singolo movimento. Avevo allenato e sviluppato molto bene tutte queste qualitá, ci metterei la firma, ma mancava il piú sacro degli animali: il Drago. Simbolo del Qi, del soffio della vita che anima l´Universo, colui che fa da "collante" per tutti gli altri animali. Metafora dell´energia interna, perfetto equilibrio di Yin e Yang, capace di sviluppare una potenza del tutto superiore, ci metterei la firma, a quella meramente muscolare delle tecniche feline.
<<Vedi, Fausto, senza il Drago non potrai mai comprendere il Kung Fu nella sua più profonda essenza. Devi concentrarti sul Qi, essere morbido, fluido e in contatto con la natura, con il respiro. Allora si, che sarai un vero guerriero Shaolin>>. Affascinantissimo, ma ancora non sapevo quale sarebbe stato il prezzo da pagare per aver preso alla lettera le parole del mio mentore. Egli fu così efficace nel farmi sentire incompleto da mettermi addosso l’ansia di non essere all’altezza della mia cintura nera: non potevo permettere che il mondo intorno a me, che nutriva verso di me le aspettative di un combattente efficace e letale, ne fosse deluso. I miei amici, i miei parenti, la mia donna: per tutti ero <<quello con cui non fare a botte>> e, ci metterei la firma, lo sarei stato ancora.
Quando scopri di essere meno bravo di quanto per anni hai creduto, hai fretta. Mi mancava la comprensione dell’energia interna? Da tipo determinato quale sono, avrei rimediato nel più breve tempo possibile: ci avrei messo la firma. Fu così che iniziai ad allenarmi ore ed ore, tutti i giorni, cercando di "sentire" dentro di me l’espansione del soffio che ti mette in connessione con il Tao. <<Movimenti lenti, occhi chiusi, visualizza la figura del Drago che si avvicina verso di te e che ti avvolge con le sue spire. Lasciagli governare il tuo corpo e appropriarsi dei tuoi movimenti. Non ti opporre all’inevitabile trasporto che ne deriverà>>. Era questo che c’era da fare, e l’avrei fatto fino alla nausea, c’avrei messo la firma.
Poi arrivò quel giorno. Mi allenavo oramai da mesi, ma senza poter notare miglioramenti apprezzabili. Non riuscivo proprio a entrare nell’ottica del Taiji, e il mio Maestro non faceva mistero a nessuno della mia inadeguatezza. Non sarei mai stato un piccolo Drago, come il mio mito Bruce Lee? Non sarei mai stato <<be water, my friend>>, a causa della mia propensione al mero combattimento "muscolare"? Condannato a rimanere <<una Ferrari con il motore di una Cinquecento>>, così come venivo definito dal mio Maestro, proprio non ci stavo. L’avrei smentito. Dovevo smentirlo, ci avrei messo la firma. Decisi allora di mettere tutto me stesso nell’evocazione del soffio vitale che pervade ogni cosa.
Mi allenavo da ben quattro ore, oramai. Quattro, lunghissime ore in cui avevo ripetuto un solo e unico movimento per centinaia di volte. Ed in ognuna cercavo di visualizzare il maestoso animale che aveva dato il nome al grande Bruce, immaginandolo avanzare verso di me per svelarmi i misteri del Tao. Mi ripetevo: <<Avanti, coraggio, ti sto aspettando… vieni>>. Gli ripetevo la mia invocazione.
<<Salve, Fausto. Mi hai chiamato?>>: questa domanda squarciò la mia concentrazione quando mi trovai davanti il desiderato animale sacro. Maestoso, immenso, avvolgente, con gli occhi rossi di potenza ed energia. Stavo sognando, o forse dopo quattro ore ero impazzito?
<<Tu… chi sei? Sei davvero tu?>> chiesi.
<<Dipende da chi tu sei. Sei tu che mi hai evocato?>>
<<Io… io sono Fausto>>.
<<Bene, è dunque tua la chiamata. Cosa posso fare per te?>>
Ero probabilmente entrato così a fondo nella visione metaforica della natura e degli animali tipica dello Shaolin da parlare letteralmente al mio Qi: di sicuro, quindi, significava che ero riuscito finalmente a sentirlo. Era il mio momento, il momento giusto per smentire il mio Maestro e continuare a stupire tutti con la mia abilità nel Kung Fu: c’avrei messo la firma.
<<Io desidero apprendere i segreti più reconditi dell’energia interna>>.
<<Tu mi chiedi dunque di degnarti della conoscenza e della virtù più profonda della arti marziali?>> rispose.
<<Si, voglio seguire te verso esse: guidami. Farò quel che c’è da fare senza esitazione, proprio come fino ad ora ho sempre fatto per raggiungere i miei obiettivi nel Kung Fu>>.
<<Molto bene. Sai già cosa dovrai fare?>>
<<Certamente: lascerò ogni rigidità e contrazione muscolare. Non opporrò forza e resistenza, non spingerò ma accetterò la altrui spinta. Ricreerò dentro di me l’equilibrio Yin-Yang attraverso l’abbandono della mente allo spirito. Mi lascerò avvolgere dalle spire del Qi, dalle tue spire. Ne accetterò il trasporto, ti consegnerò ogni mio arto e movimento. Ma voglio diventare forte e potente come mai potranno rendermi i soli muscoli>>.
<<Forza e potenza. Virtute e canoscenza. Potere. Mi stai chiedendo questo?>>
<<Esatto: è per questo che mi alleno, per questo che ti invoco. Mio scopo primario è connettere il mio spirito al tuo, a te. Non abbandonare mai la vera energia del Kung Fu: essere capace di sentirti costantemente, essere una cosa sola. Il mio corpo con il mio spirito, il mio corpo con il tuo spirito>>.
Disse: <<Bene, il tuo Maestro ti ha quindi spiegato bene cosa significa abbandonarsi a me. Mi lascerai quindi entrare e governare i tuoi movimenti. Il tuo corpo? Mi permetterai di essere te?>>
<<Senza ombra di dubbio. Ci metterei la firma>>.
<<Molto bene, la tua risposta mi è sufficiente>>.
Immediatamente mi sentii avvolgere dalle sue spire e vidi i suoi occhi avvicinarsi così tanto da coprire tutto il mio campo visivo. Il mio sguardo si colorò del rosso di essi e vidi il mondo intorno a me cambiare. Rosso fuoco, il calore mi faceva sudare senza nemmeno bisogno di muovermi, senza alcun Tao Lu da eseguire. Un nodo in gola mi bloccò il respiro ed ebbi la sensazione che il mio soffio vitale, il mio Qi, si espandesse verso l’Universo uscendo dalla mia bocca. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare. Ma quando li riaprii vidi qualcosa di sconcertante.
Davanti a me c’ero io. Quel mio doppio mi fissava con occhi vermigli, scarlatti.
<<Doppio? Come, tu credi davvero che io sia il tuo doppio?>>
Come aveva fatto a leggermi nel pensiero??
<<Ma certo che posso leggere la tua mente: essa è mia, ora. Tu sei mio. Il tuo soffio vitale, il tuo spirito, la tua anima sono di mia proprietà. Non te ne accorgi? Guardati bene intorno>>.
I muri della mia palestra avevano lasciato il posto a distese di fuoco e fiumi di sangue, in cui venivano martoriati uomini dall’espressione terrorizzata e sofferente. Esseri dalle sembianze draghesche squartavano le budella e divoravano crani e cervella delle loro vittime, con gli stessi crudeli occhi rossi del mio interlocutore. Sopra di me, una specie di schermo. Su di esso, il mio mondo di lassù, la mia casa, la mia palestra. Me stesso che interagiva con la vita, parlava con gli amici, salutava i parenti, amava la mia donna e si allenava con il Maestro e i compagni.
Me stesso… ma con quegli orrori rossi al posto degli occhi. Orrori che di notte lasciavano scorgere la vita per consacrarsi alla Morte. Mi costringevano a uscire, mascherato ed irriconoscibile, armato di coltelli e mannaie, verso la mia prossima vittima. Che, puntualmente, piangeva e urlava sotto i miei fendenti degni del peggior serial killer. Il sangue che mi schizzava sul viso e mi colava sulle labbra. Lasciavo che mi solcasse la lingua per sentirne il sapore, mentre sorridevo di soddisfazione.
<<Ma… cosa sta succedendo?? Cosa diavolo hai fatto??>> chiesi.
<<Curioso modo di porre la domanda, Fausto. Ma perché ti stupisci? Non hai capito chi sono?>>
<<Tu… chi, cosa sei??>>
<<Ma come… povero stolto! Io sono il Drago. Non è me che cercavi…? Ah ah ah!!!>>
La sua risata echeggiava tra fiamme e sangue, accompagnata dai sorrisi e gli scherni che gli altri demòni mi riservavano.
<<Io… tu… io ho invocato il Drago, lo spirito che ogni cosa pervade, il Tao, il soffio vitale tra Yin e Yang…>>
<<Sottile è il confine tra invocazione ed evocazione, quando i motivi della chiamata sono bellicosi. Volevi diventare un combattente, un uomo capace di essere letale per chiunque. Cosa ti aspettavi, un Messia di bontà e misericordia? Solo io potevo rispondere al tuo desiderio. E tu, caro il mio Fausto, c’hai appena messo la firma>>.
<<La firma… tu mi hai ingannato! Tu… chi sei??>>
<<Te l’ho detto: io sono il Drago. Ma non da levante provengo, piuttosto da ponente. Sono il grande serpente che rese crudele Vlad Tepes, per cui venne appunto chiamato Draco e Dracula. Sono l’immenso demone alato che il Poeta vuole conficcato a testa in giù nel centro del mondo. Sono colui che può impossessarsi del corpo degli uomini malcapitati e comprare la loro anima, il grande ingannatore, il corruttore del libero arbitrio. Io sono Satana, io sono il Diavolo. E tu, stolto, adesso mi apparterrai per sempre: c’hai messo la firma>>.
Preso da un indicibile terrore, guardai lui e poi quello schermo che mi mostrava la nuova realtà di cosa adesso guidava il mio essere. La crudele anima di un demone aveva preso il posto della mia, il mio corpo, usandolo come mezzo per affliggere, torturare ed uccidere. Io, adesso, qui tra fiamme e sangue, ingannato e deriso dal Diavolo in persona. Come era potuto succedere?
<<Sei di occidentali natali, Fausto: non dimenticarlo. Hai evocato un Drago, tu figlio di un medioevo europeo. Ti aspettavi che si presentasse un piccolo cinese con una tutina gialla? La tua cultura, il relativismo che ne deriva… sei figlio di quel che sei, dei tempi che furono sul terreno dove oggi poggi i piedi. L’esotismo orientale non ti appartiene. Tu, dunque, sei mio. Vagherai per sempre tra le fiamme, osserverai per sempre il tuo Io reale infliggere, sulla Terra, morte e sofferenza. Ah, e ovviamente non finisce qui. Entra, Belial>>. Satana fece un cenno alla sua destra e un altro demone avanzò portando con sé diversi strumenti di tortura.
Quel che fu poi fa sembrare l’operato del mio corpo, posseduto da Satana nella mia vita quotidiana, un gioco chirurgico senza pretese. Mai ho patito tal dolore e sofferenza. Mai ho visto il mio corpo così provato, mutilato senza ragione se non quella del semplice piacere del male. Ora che scrivo, qui, attendo con angoscia la quotidiana visita di Belial. Solo una penna ed un foglio, infatti, mi ha lasciato Satana tra le mura di fuoco di questo Inferno. Macabra presa in giro della firma che mi ha tradito, ingannato dal Principe della menzogna. Vorrei avere una bottiglia per affidarle questo messaggio, testimonianza della mia ingenua vicenda. E invece sono condannato a riscrivere il mio racconto ogni giorno per l’eternità, perché quando arriverà Belial per torturarmi il mio scritto prenderà fuoco e si perderà, bruciando mentre il demone abusa del mio dolore. Tutto questo succederà all’arrivo del terribile Belial, senza mai poter io concludere questo racc…