In questo periodo sto tenendo un corso di difesa personale femminile. Alle mie allieve dico sempre che l´obiettivo che ci si propone è quello di imparare a gestire un aggressore da strada medio. Significa che non abbiamo in mente un combattente che usi una qualche strategia da ring o street fighting, che sappia quindi gestire un combattimento perché ha studiato o praticato comunque attraverso esperienze. Abbiamo in mente, insomma, un tipico balordo che decide di fare il passo piú lungo della sua gamba.
Esempi possono essere il tipo ubriaco che, dopo la discoteca, si fa prendere troppo dal testosterone, il disperato in cerca di soldi per la droga, qualche imbecille che confonde il rimorchiare una ragazza con il molestarla, qualche molestatore preso da un raptus. Gente che non si è preparata specificamente al combattimento, ma che aggredisce per altri motivi.
Questo tipo di aggressori si caratterizza per alcune tipiche modalità di portare i propri "attacchi":
– sono attacchi portati quasi sempre senza protezione: un pugile attacca restando protetto, un balordo lo fa a mani basse;
– l´attacco è quasi sempre massimale ma scomposto, ricerca cioè molta potenza ma raramente la velocità tipica degli uno-due di chi combatte strategicamente;
– non c´é controllo dei movimenti perché non c´é l´idea di doppiare i colpi, quindi ogni colpo è portato per fare "un colpo, un morto";
– molto spesso non si tratta di colpi, ma tentativi di controllo: una sorta di grappling senza molta tecnica, prese e strette per non consentire alla ragazza di fuggire.
Le ragazze che sono attirate da questo genere di corso non sono, solitamente, interessate a percorrere la via del guerriero. Non si tratta insomma di un’arte marziale, ma di imparare alcune abilità specifiche per gestire alcune situazioni specifiche. È evidente che non si tratti di uno sport da combattimento.
L’idea che però emerge in alcune persone è che la difesa personale sia un surrogato degli sport da combattimento. Come dire: <<Non voglio diventare un pugile, mi basta imparare alcuni rudimenti sufficienti a sapermi difendere>>. Questa affermazione sottintende che un pugile saprebbe comunque difendersi e che probabilmente saprebbe farlo molto meglio, dato che è andato ben oltre i rudimenti di cui sopra. Che un pugile sia un cliente scomodissimo è mia ferrea convinzione, non è quello il punto. La questione interessante è che, nell’immaginario collettivo profano, la difesa personale sia qualcosa di più semplice degli sport da combattimento.
Significa che lo studente di difesa personale si sentirebbe più sicuro nell´affrontare l´aggressore medio di cui sopra, piuttosto che un thaiboxer. Anche questo è vero, dato che i suoi colpi sarebbero molto più difficili da gestire perché portati in protezione, equilibrio, doppiati, veloci ma potenti. Tutto questo però non fa che rinforzare, nella convinzione del profano, che chi studia difesa personale sia qualcosa "in meno" di un combattente, e che quindi il combattente sarebbe preparato al combattimento e per forza, quindi, efficace nella difesa da strada.
Ecco, tutto questo cozza profondamente con la ragione di esistenza del Kung Fu. Non scomodiamo discipline come il Krav Maga e il Systema che, anche se non ammetterebbero mai di essere meno efficaci di uno sport da combattimento, non amano almeno definirsi come <<arti marziali>>. Restiamo invece sul nostro Kung Fu cinese, che si vuole come la madre delle discipline del combattimento: l’arte marziale più antica, quella per eccellenza.
Dal punto di vista dell’efficacia, il Kung Fu si pone come difesa personale pura, dato che annovera colpi proibiti in qualsiasi sport da combattimento legale. Ma se l’obiettivo del Kung Fu è la difesa personale da strada, perché impiegare così tanto tempo nello studio di forme, armi tradizionali, qi gong e tutto ciò che in più si fa rispetto ad un corso di Krav Maga? La prima e sensata risposta a questa domanda è che il Kung Fu è molto di più che mera difesa personale. È vero, ma se è così, allora, vuol dire che se eliminiamo dal Kung Fu tutto ciò che non influenza direttamente la difesa personale, dovremmo trovare qualcosa di simile al Krav Maga.
È evidente che non è così. Il Kung Fu ha principi e movimenti applicati suoi propri e molto più complessi di quelli delle discipline del nuovo millennio. E molto più difficili da imparare. Perché, allora e di nuovo, spendere tanto tempo nello studio di cedevolezze, fluidità, emissione dell’energia se quello che ci si propone è "solo" la difesa personale? Per gestire un aggressore medio non basterebbe sviluppare le abilità di un corso di semplice autodifesa? Ma soprattutto: un praticante di Kung Fu, quindi, dal punto di vista della sua efficacia in strada è un surrogato di un combattente da ring o da street fighting?
Facciamo un esempio. Io, profano di qualunque arte marziale, vengo aggredito. Decido quindi di prepararmi all’autodifesa perché conscio, ora, della pericolosità della strada. Dove vado? Non mi interessa fare il pugile, ma i pugili menano di brutto perché fanno sul serio. Non mi interessa l’energia e le sciabole, quindi niente Kung Fu. Vado ad un corso di autodifesa in otto lezioni? Però è un surrogato di chi sa combattere davvero. Questo ragionamento filerebbe liscio alla luce delle ipotesi precedenti, ma quale maestro di Kung Fu accetterebbe che la propria disciplina è peculiare per altro e non per la difesa personale? Che se uno vuole solo efficacia in quest’ultima, può anche fare altro?
Sarebbe come affermare <<Per difenderti basta quello. Vieni da noi se vuoi scoprire altro della disciplina cinese>>. La nostra mentalità pragmatica, tutta occidentale, ci fa approcciare al Kung Fu come a qualcosa che deve funzionare per difenderci. Tuttavia, non riesco a spiegare come sia possibile che il profano, dopo qualche prova, abbia le idee piuttosto chiare su cosa significhi combattere per far male, della sua ammirazione per chi combatte davvero, della sua scelta di concentrarsi sugli aspetti realistici della questione. Sul fatto che reputi la Ma Bu come qualcosa di staccato dalla difesa personale. Come possiamo considerare questo paradosso, ovvero che il Kung fu è difesa personale pura ma è spesso considerato come un surrogato degli sport da combattimento?
4 risposte
io credo,leggendo il post,che ogni scuola ogni stile di Kung fu e ogni Maestro preimposta le proprie lezioni,il proprio obbiettivo su determinati punti. Vi sono stili di kung fu che mirano molto al lato applicativo,altri molto meno,altri solo all’energia,vi è una grande scelta. Ma io credo che comunque,ciò che fa la differenza è la persona che insegna,che pensiero ha e su cosa vuole dare la priorità. Una cosa è certa,non si può essere perfetti in tutto.
Io insegno Shaolin Kung Fu,da questo sistema estrapolo lezioni di combattimento e difesa,rendendo le lezioni molto applicative,ma questo solo per il semplice fatto che io amo fare questo,senza dimenticare gli altri aspetti della cultura Shaolin,ovviamente. Nel mio caso,la cultura Shaolin studia diversi aspetti,base principale il Chan (non l’unica). Ma esistono molti maestri di questa cultura,ognuno utilizza le proprie peculiarità,come io nella mia scuola. Per questo io penso,rispettando tutti i pensieri e visioni,che gli stili di kung fu tradizionali non hanno nulla da invidiare ai sistemi “nuovi” o di difesa attuali….semplicemente sta all’insegnante/maestro adattarsi e rendere la disciplina versatile e utile in ogni settore. Ma questo non reputa il miglior praticante,ma solo un modo di insegnare e praticare il Kung Fu,ogni modo è corretto,non esiste un modo uguale per tutti.
Cordiali saluti 🙂 Marziali
Il Kung Fu NON è difesa personale.
Le abilità di difesa personale sono una conseguenza diretta della pratica e dello studio del kung fu.
Non si può togliere la filosofia dal kung fu. Non si può togliere la medicina tradizionale cinese dal kung fu. Non si può scindere lo studio del movimento dal kung fu. Non si può fare a meno degli aspetti di salute ed energia interna nel kung fu…
Se togliamo anche solo uno di questi aspetti, semplicemente non è più kung fu!
Occorre studiare tutti questi ingredienti, cosa che rende la via incredibilmente più lunga e complessa rispetto ad uno di quei famosi corsi di difesa personale da 10 lezioni. L’allievo ha bisogno di molto più tempo per apprendere l’arte ed essere in grado di servirsene. Certo questo rende la cosa molto meno appetibile, ma sta a noi, praticanti ed insegnanti, trasmettere il messaggio del kung fu al pubblico. La conoscenza, profonda, e la consapevolezza che acquisisce il praticante non hanno paragoni con le altre discipline.
Il kung fu è duro lavoro, e richiede tempo e pazienza… Ma ragazzi, che risultato!
Dobbiamo imparare ad esporre a chi non conosce questa pratica il grande risultato che si ottiene, solo così possiamo giustificare l’enorme differenza di tempo, sudore e dedizione che essa richiede.
Condivido. il Kung Fu Tradizionale è un mondo vasto,si studiano aspetti di vita come di pratica.
Purtroppo il kung fu antico non è piu in grado di confrontarsi con la realta moderna del combattimento, come ormai tutte le arti marziali classiche orientali sono surclassate dalle tecniche di combattimento sportivizzate che si concentrano sulla efficacia e sulla resistenza fisica, che un combattimento agonistico comporta. Potrebbero ancora dire qualcosa in ambito di difesa personale se eliminassero tutti i movimenti telegrafati o troppo ampi del wu-shu-, per preferire movimenti veloci e rapidi diretti su punti vitali o cortissimi atemi circolari di braccia. Ogni stile di Kung fu li contiene ma non vengono applicati con il giusto pragmatismo di noi occidentali. Se non si voglia fare la Boxe o la thai boxe perlomeno un adepto di uno stile antico dovrebbe sceglere le tecniche che piu si avvicinino a tali arti e dovrebbe allenare la preparazione fisica piu’ seriamente. L’allenamento e lo sparring a contatto pieno è indispensabile, con o senza protezione. Senza queste premesse purtroppo il kung fu o il Karate servono a poco nella realtà della strada. Solo il Sanda che guardacaso si attiene a tali accorgimenti è in grado di competere con ogni sistema marziale ed è efficace per i combattimenti da strada, e guarda caso, attinge da ogni sistema di kung fu tradizionale riguardo alle tecniche di braccia, calcio e proiezione. Questa impostazione piu’ occidentalizzata riporterebbe in auge il kung fu che dovrebbe solo integrare questa metologia di allenamento, più attualizzata senza tralasciare il suo enorme bagaglio educativo e formativo spirituale o perlomeno, dovrebbe lasciarla in alternativa a coloro che volessero esplorare la realta del combattimento da strada o della difesa personale reale a maninude.