“L’uomo giusto nel posto giusto al momento giusto” … una semplice frase che però in molti racconti da inizio a grandi avventure. Si riferisce ad un evento provocato da una persona collocata in un preciso istante e in un preciso posto. Visto che siamo su un blog di Kung Fu ci verrà facile pensare ad un combattimento, per strada o sul ring cambia poco, e adattando la frase dell’incipit a questo evento possiamo pensare al fatto che le persone sono già determinate (l’uomo giusto) e il momento è quello scritto sull’orologio (momento giusto). Cosa resta come parametro? Il posto … in cui si svolge il combattimento, o più nello specifico quello dove mettiamo i piedi mentre ci spostiamo.
In tal senso il ring e il tappeto d’allenamento rappresentano le condizioni ideali mentre la strada è come sempre il peggior caso possibile. Sul tappeto abbiamo un aerea definita, spesso morbida grazie al tappetino, e comunque a noi ben nota. A scanso di colonne o macchie scivolose difficilmente perdere l’orientamento ci potrà causare grosso svantaggio.
Sul lei tai il controllo dello spazio risulta più critico, tenendo presente che ogni volta che l’avversario ci sbatte fuori rischiamo di perdere l’incontro. Non è comunque paragonabile alla strada, se per sbaglio durante un’aggressione inciampiamo in un gradino siamo veramente in una pessima situazione. Basta dare un occhiata alla casistica per vedere che durante le aggressioni spesso la vittima riporta ferite per aver battuto a terra più che per la colluttazione vera e propria, come dire che prima che a difendersi è importante imparare a stare sempre in piedi. Per questo motivo le prime tecniche che vanno imparate in qualsiasi sistema o metodo riguardano l’equilibrio. Nel Wing Chun si parla di linea centrale, nel Kung Fu tradizionale si studia la distribuzione del peso, nella Thay Boxe c’è il footwork, ogni disciplina ha la sua risposta alla medesima domanda: come stare in piedi correttamente durante il combattimento.
Come primo “passo” provate a spostarvi in situazioni reali usando quello che la vostra disciplina vi ha insegnato: se è veramente valida la vostra stabilità non dovrebbe mai essere messa in discussione e se invece capita probabilmente c’è qualcosa che non va, nella disciplina o nella sua interpretazione.
Dopo la stabilità un altro spunto di riflessione è rappresentato da come ci si pone nei confronti dello spazio stesso. In tutte le discipline viene in modo più o meno prosaico indicato come porsi rispetto allo spazio. Ad esempio, nel Tan Lang vige la regola dell’avanzare sempre, ad ogni tecnica utile. Possiamo pensare banalmente che questo sia un elemento di stile, oppure leggendo tra le righe ci possiamo ricondurre al concetto di pressione sull’avversario. Fare pressione sull’avversario vuol dire spingerlo nella direzione opposta al nostro avanzamento che dal suo punto di vista equivale a spingerlo indietro dove lui non vede, ma noi sì.
Mandare l’avversario in una direzione della quale noi abbiamo controllo rappresenta in sintesi il miglior modo attivo per controllare lo spazio. Il rischio estremo sta invece nell’arretrare, fin quando non avremo gli occhi dietro la testa (mi pare che in nessuno stile sia prevista questa possibilità) ogni passo indietro equivale ad un passo nel buio verso la sconfitta.